Vaccini nelle farmacie, i medici non ci stanno. Ma si va avanti

Verena De Angelis, presidente dell’ordine dei professionisti, ha preso carta e penna e ha scritto alla Regione: deve esserci un medico presente. Coletto: «Siamo in guerra…»

Condividi questo articolo su

L’ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Perugia è contrario alle vaccinazioni fatte in farmacia e chiede alla Regione di bloccare tutto, dopo l’avvio delle somministrazioni di lunedì scorso. 

COLETTO FA IL PUNTO SUI VACCINI

Coletto: «Siamo in guerra…»

«Andiamo avanti – ha spiegato l’assessore Luca Coletto al Messaggero – non siamo noi l’interlocutore di una vicenda di questo tipo. Rispetto per idee e posizioni, ma questo è un problema del ministero della Salute. Contro la pandemia siamo in guerra e si agisce con le armi che a disposizione». Sul tema intervenuti anche Ordine dei farmacisti della provincia di Perugia e Federfarma, spiegando che le vaccinazioni in farmacia sono sicure. Pertanto, per il momento, si continuerà a somministrare i vaccini, Johnson & Johnson nella fascia 60-79.

LA PRIMA VACCINAZIONE IN FARMACIA

La lettera

Così Verena De Angelis, presidente dell’ordine dei professionisti, ha preso carta e penna e ha scritto alla presidente Tesei, all’assessore Coletto, al dg della Sanità Braganti, al commissario per l’emergenza D’Angelo, al presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, Anelli e all’Ordine dei farmacisti di Perugia e Terni. 

Salute a rischio

Per i medici, consentire di effettuare vaccini nelle farmacie rappresenta «un vulnus per la salute dei cittadini perché l’assenza del medico, infatti, priva gli assistiti di una garanzia dell’unico professionista sanitario in grado di interpretare correttamente il complesso rapporto tra vaccinazione e stato di salute dell’interessato». Insomma, secondo i medici umbri, quando ci si vaccina nelle farmacie, si è più a rischio perché non ci sono professionisti in grado di valutare e di gestire eventuali reazioni avverse all’inoculazione del vaccino. Una cosa abbastanza logica da capire. Peccato sia venuta alla luce solo ora: dopo che la Regione prima ha annunciato poi ha presentato in pompa magna le vaccinazioni in farmacia.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Problema anche ‘formale’

Secondo l’ordine, poi, c’è anche un problema formale che attiene alla tutela della professione medica e delle sue esclusività: «Estendere anche solo temporaneamente ed in via sperimentale, compiti di natura strettamente medica a figure sanitarie prive del necessario bagaglio formativo ed esperienziale (e quindi anche del dovuto livello di consapevolezza), significa non solo depauperare di legittimi contenuti professionali il ruolo del medico, ma anche minare pericolosamente il diritto di ogni assistito di ricevere prestazioni mediche da soggetti adeguatamente qualificati da un punto di vista tecnico e giuridico».

«Intervenite subito, oppure…»

Del resto, «le incongruenze portate ad evidenza – continua la lettera – non possono essere giustificate neppure sulla base dello stato di emergenza che stiamo attraversando, in quanto l’intervento di figure professionali sanitarie diverse non risulta al momento necessario per consentire una copertura vaccinale efficace e completa». «Riteniamo pertanto urgente – si conclude la lettera – che, in attesa di una auspicabile modifica della norma nazionale in questione, gli organismi sanitari anche regionali posti a tutela della salute collettiva intervengano sul punto, ripristinando il sistema vaccinale preesistente o adeguando l’attuale, garantendo la presenza del medico, al fine di assicurare agli assistiti il pieno dispiegamento del diritto alla salute in ambito vaccinale». In caso contrario c’è la minaccia a rivolgersi anche alla magistratura.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli