Vaccino covid, il volontario di Terni: «Faccio la mia parte»

Sperimentazione, parla lo psichiatra Antonio Metastasio: «Sono certo che un giorno racconterò ai miei nipoti di aver fatto la mia parte per sconfiggere la pandemia»

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«Sono certo che un giorno racconterò ai miei nipoti di aver fatto la mia parte per sconfiggere la pandemia». A parlare in un’intervista concessa a La Repubblica è Antonio Metastasio, 44enne psichiatra di Terni: è uno dei volontari per la sperimentazione del vaccino anti covid in via di definizione tra lo Jenner Institute dell’università di Oxford, AstraZeneca e l’Irbm di Pomezia, nel Lazio. 

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Antonio Metastasio (foto enpam.it)

La decisione, il dovere professionale e i No vax

Metastasio è residente nel Regno Unito da oltre dieci anni – a Cambridge – ed è attivo al National health service. Il percorso di sperimentazione lo ha avviato nel mese giugno: «L’ho fatto sia come cittadino che come medico. Ho visto pazienti malati, molti colleghi – ha raccontato ad Antioco Fois – sono morti e per me il dovere professionale non si deve limitare all’orario di lavoro. Non da ultimo, ho voluto dare un esempio contro le assurde polemiche No vax, per dimostrare che i vaccini non sono solo utili ma anche sicuri». Gli è stata iniettata una dose ad Oxford ed i primi risultati parlano di «forte risposta immunitaria».

Il percorso e il trial clinico 

Il professionista ternano sottolinea di aver iniziato il percorso «a metà giugno all’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge, dopo lo screening con prelievi di sangue, di Dna e test sierologico. Il trial clinico dovrebbe durare un anno, ma i conti si faranno tra qualche mese, quando si potrà constatare se i vaccinati avranno minori probabilità di infettarsi». Come detto ha già ricevuto una dose: «In questa fase c’è un follow-up mensile, con un prelievo di sangue per misurare la produzione di anticorpi. Ci hanno anche dato una busta di tamponi e ogni lunedì devo farne uno e spedirlo». 

Le precauzioni e il confronto 

Nei comportamenti personali nulla è cambiato rispetto a prima: «Continuo a indossare la mascherina, lavarmi spesso le mani e osservare il distanziamento. Sul rischio contagio sono stato tranquillo. Ho visto molte persone con la mascherina, anche per entrare in spiaggia mi hanno chiesto un documento: ho trovato gli italiani abbastanza osservanti, forse meglio che in Inghilterra, dove l’obbligo c’è da pochi giorni». Quando gli viene chiesto cosa scorre nelle sue vene il 44enne ternano risponde «al 50% il vaccino anti covid oppure, se dovessi fare parte del gruppo di controllo quello anti-meningite, come placebo attivo. Ma ne dubito: quest’ultimo può dare febbre e cefalea, invece sono sempre stato benissimo. Per evitare condizionamenti – conclude – solo i computer sanno chi ha realmente ricevuto il vaccino. Io lo saprò solo alla fine della sperimentazione».

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