Vaccino Roma-Oxford: «Ipotesi promettente»

Il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss: «Si basa su una piattaforma analoga al vaccino anti-Ebola. Tempi più stretti»

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Quotidiana conferenza stampa – quella di lunedì 13 aprile – da parte della Protezione civile nazionale per analizzare l’andamento dell’epidemia da Covid-19 in Italia. Con il capo dipartimento Angelo Borrelli, il professor Giovanni Rezza (direttore dipartimento malattie infettive dell’Iss). «I casi attuali di coronavirus – ha detto Borrelli – sono 103.616 con un incremento di 1.363 unità rispetto a ieri (domenica erano 1.984, ndR). Dall’inizio dell’emergenza registriamo 159.516 casi di Covid-19 (numero che comprende positivi, guariti e deceduti, ndR) ed oggi l’aumento è stato di 3.153 pazienti (4.092 domenica, ndR). I guariti sono 35.435, ovvero 1.224 in più rispetto a ieri (domenica l’incremento era stato di 1.677 unità, ndR). Scendono ancora i ricoveri in intensiva: sono attualmente 3.260, 83 meno di ieri. Purtroppo registriamo 566 decessi (431 domenica, ndR)».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’analisi

Rispetto ai dati odierni il professor Rezza ha detto che «subito dopo il lockdown prosegue un po’ di trasmissione, nei contesti familiari ed anche condominiali. C’è in sostanza una ‘coda’ dei casi. Ma dobbiamo tenere conto che il tempo che trascorre fra il contagio e il momento della ‘notifica’, è anche di venti giorni. I 3 mila nuovi casi rilevati oggi, sono relativi a persone che hanno contratto l’infenzione anche 20 giorni fa. In termini di mortalità, ciò vale ancora di più. A volte il decesso può essere ulteriormente ritardato, in seguito all’ospedalizzazione. Quindi se purtroppo registriamo un’elevata mortalità, ciò che vediamo oggi, in termini di contagio, è attribuibile a giorni fa. C’è una diminuzione lenta, siamo indubbiamente ancora nella fase 1, ci sono segnali positivi a cui dover dare continuità. Non sarà comunque, a lockdown finito, come prima. Cambieranno molte cose, in attesa del vaccino».

Le conseguenze ‘accessorie’ del Covid-19

Rispetto a studi su eventuali danni ad altri organi diversi dai polmoni, dati dal coronavirus, il professor Rezza ha affermato che «è un virus nuovo ed i suoi effetti non sono ancora del tutto noti. Per ora, nonostante il follow up sia ancora limitato, non si assiste a residuati, ovvero a deficit di organo che possano persistere una volta che la persona è guarita. Non abbiamo ancora dati conslidati su eventuali conseguenze sul sistema nervoso centrale. Le recidive – ha aggiunto – non sono re-infezioni, ma semplicemente recidive che vanno approfondite. E non è detto che il recidivo sia per forza contagioso».

«Il calcio? Per me non deve riprendere a maggio»

In materia sportiva – il calcio punta a riprendere le attività quando la situazione lo consentirà – Rezza ha detto che «tocca alla politica decidere ma è uno sport che implica contatti e quindi rischi di trasmissione. Ho sentito che si parla anche di monitoraggi ‘stretti’ ai calciatiori e mi sembra un’ipotesi un po’ ‘tirata’. Al momento, se dovessi dare un parere sulla ripresa del campionato, non sarebbe favorevole».

L’agognato vaccino

Il professor Rezza, sul tema dei vaccini, ha detto che c’è «un’accelerazione. In corso di epidemia le agenzie regolatorie sono fisiologicamente più generose e in genere si accelerano i tempi. Science ha riportato in un articolo i primi cinque vaccini in sperimentazione umana. Sull’ipotesi della Advent-Irbm Pomezia, in collaborazione con l’università di Oxford, si tratta è un vaccino vettoriale che esprime la proteina di superficie, lo spike, del coronavirus. Un vaccino che usa una piattaforma analoga a quello contro Ebola. Il vantaggio sarebbe di avere un prodotto non molto innovativo, già utilizzato in sostanza: ciò potrebbe comportare una ulteriore compressione dei tempi. Le prospettive ho visto che sono abbastanza ottimistiche ma conta quanto siano in grado di evocare le giuste risposte immunitarie e che siano protratte nel tempo. È un candidato promettente, la problematica riguarda comunque tutti i vaccini in sperimentazione».

Decessi, quando diminuiranno?

Sull’andamento previsto dei dati, in relazione alle morti, Rezza ha detto che «l’indicatore dei decessi è forse l’ultimo che si modificherà, purtroppo. Proprio per il tempo che intercorre fra contagio e morte del paziente. Ci sono numeri inferiori rispetto a quelli di alcuni giorni fa. Ma prima vedremo diminuire i casi e dopo ancora i decessi».

‘Fase due’ e nuovi focolai: «Dovremo essere rapidi nel contenerli»

Molti casi a diversi giorni dal locdown italiano, per Giovanni Rezza «la trasmissione intra familiare ha la sua influenza. Ma pure focolai ospedalieri che determinano un certo numero di contagi nuovi. Dopodiché i nuovi casi dovrebbero tendere a scendere dopo almeno 20 giorni. Ebbene, anche in termini di casi riportati, abbiamo avuto in Italia non un picco naturale – ‘mito’ da sfatare per Rezza, quello del picco – ma un aumento che ha raggiunto il massimo ed ora una discesa dei nuovi casi che sono molti meno rispetto ad alcuni giorni fa. Poi c’è un andamento ondulante legato anche ai tamponi, sì. Ma se tracciamo una linea retta, vediamo meglio questa tendenza alla diminuzione. Di certo nella ‘fase due’ il virus continuerà a circolare, anche se ad un’intensità più bassa, e dovremo mettere ‘toppe’ dove servirà nel caso di focolai e nuovi casi: servirà rapidità nell’identificarli e contenerli. Rafforzare la vigilanza sul territorio sarà decisivo».

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