«Siamo certi che il lockdown non abbia fermato i bracconieri – dichiarano i volontari del nucleo delle guardie ittiche di Legambiente Umbria -. È infatti bastato che potessimo ritornare a svolgere i nostri servizi di vigilanza e in un paio di giorni abbiamo sanzionato, con il supporto anche dei carabinieri forestali di Sant’Anatolia, due persone che pescavano illegalmente nelle zone a regolamento specifico ‘no kill’ della Valnerina, ed altre intenzionate a pescare con tempi e modalità con ammesse sono state allontanate». Le due persone fermate pescavano con tecniche non consentite in uno dei tratti ‘no kill’ della Valnerina: sono state emesse sanzioni di 600 e 900 euro e è stato requisita loro tutta l’attrezzatura di pesca.
Come funziona
Le zone a regolamento specifico sono state istituite nel 1996 con il preciso intento di promuovere forme di pesca sostenibili a tutela del patrimonio ittico e degli ecosistemi acquatici della Valnerina. In questi tratti di fiume, che si trovano nei comuni di Cerreto di Spoleto, di Vallo di Nera e di Ferentillo, vige un regolamento molto stringente: ci si deve prenotare e si può praticare solo la pesca ‘no kill’ che prevede l’uso di un amo senza ardiglione e il rilascio del pesce. Inoltre è previsto un numero ridotto di pescatori al giorno. I tratti ‘no kill’ sono gestiti da Legambiente Umbria in convenzione con la Regione.
«Di nuovo in campo»
«Svolgiamo attività di vigilanza tutto l’anno e su tutti i fiumi della Valnerina – concludono i volontari del nucleo delle guardie ittiche di Legambiente Umbria – ma purtroppo il lockdown ha fermato anche noi. Ora siamo ritornati ad operare giornalmente a salvaguardia di questo straordinario patrimonio ecologico della nostra regione, convinti che è possibile coniugare modelli di gestione conservativi, di valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente naturale con attività turistiche e sportive capaci di produrre ricchezza, opportunità lavorative ed economiche per il territorio».