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Home » Vertenza Perugina, ‘nodi’ tornano al Mise

Vertenza Perugina, ‘nodi’ tornano al Mise

di Lucina Paternesi
15 Gennaio 2018
in Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Il nuovo anno si apre con questioni ancora irrisolte e poche schiarite all’orizzonte per la Perugina. Ci si sta preparando, in queste ore, al nuovo appuntamento istituzionale del 18 gennaio al Mise. Ma, nel frattempo, martedì 16 sindacati e azienda torneranno a fare il punto della situazione in città, nella sede della Confindustria di via Palermo.

I nodi sono sempre gli stessi e al momento non è dato sapere con quali opzioni si presenterà la multinazionale svizzera al tavolo delle trattative. Quello che è certo, al momento, è che Nestlé non sembra intenzionata a fare un passo indietro sulla questione degli esuberi come ribadito dai vertici italiani. A San Sisto, dunque, si dovrà ricalibrare la produzione su 600 unità, unica soluzione per mantenere livelli efficienti e per garantire la sopravvivenza dello stabilimento di San Sisto. Intanto, per capire cosa ne sarà della cassa integrazione che scade il prossimo 30 giugno, bisognerà aspettare l’esito delle elezioni di marzo e nessuno se la sente, per il momento, di fare nuove promesse.

Al Mise Dopo l’incontro di martedì, dunque, tutti torneranno a sedersi al Mise davanti al viceministro Teresa Bellanova che chiederà conto alle parti di quanto è stato fatto fino ad oggi. Sul tavolo anche la questione del ‘part time’, una riduzione dell’orario per salvare qualche altro posto di lavoro, tema su cui i sindacalisti della Cgil avevano fatto capire di non essere disposti a trattare. Sarebbero state convocate altre 150 persone che hanno già fatto il corso di otuplacement, spiegano alcuni sindacalisti, a cui sarebbe stato proposto un part time a sei mesi. Percorso bloccato, però, dalle stesse sigle sindacali, per cui non può sussistere una trattativa privata tra azienda e lavoratori che non veda coinvolte le Rsu.

Internazionalizzazioni Tra le questioni oggetto del dibattito interno ai sindacati – e che sono state oggetto di altre riunioni con i lavoratori – c’è anche quella delle internazionalizzazioni, come ad esempio l’ipotesi di occupare alcuni dipendenti per le spedizioni e che potrebbe riguardare quattro impiegati full time e una trentina part time assieme ad alcuni stagionali. Costi aggiuntivi per l’azienda che, però, potrebbero essere oggetto di valutazione in base anche al percorso che si deciderà di portare avanti all’uscita dal Mise.

Ex dirigenti E intanto non a vigilare su come evolverà la situazione non è solo la politica. In silenzio, sotto traccia, stanno guardando l’evolvere della situazione anche quegli ex otto dirigenti Perugina che erano saliti all’onore delle cronache prima di Natale col loro progetto di workers buyout e che hanno deciso di far sfumare l’incontro con i vertici della multinazionale a poche ore dalla riunione per via di un duro comunicato uscito dall’ufficio comunicazione Nestlé di Milano in cui l’iniziativa veniva bloccata sul nascere. La speranza, per tutti, è che ci sia un futuro per il marchio Perugina e per la grande fabbrica di Perugia. Resta però l’amaro in bocca per un progetto che poteva segnare una speranza per tante famiglie che lavorano a San Sisto e che era stato lodato anche al Ministero.

 

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