Non è andato giù al senatore del Pd e sindaco di San Gemini, Leonardo Grimani (e chissà, forse non solo a lui) l’incontro che si è tenuto lunedì mattina fra le rsu dello stabilimento e il primo cittadino di Terni, Leonardo Latini, che al termine del faccia a faccia ha diffuso una nota in cui ha spiegato che assicurerà «il massimo impegno per tutelare la situazione dello stabilimento e dei lavoratori, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni. Con l’auspicio che l’azienda sia valorizzata come merita, poiché costituisce un vero e proprio patrimonio per la nostra regione e la nostra città».
Apriti cielo
Il problema, per il senatore Grimani, è che quel faccia a faccia non ci sarebbe nemmeno dovuto tenere: «Esprimo stupore e sconcerto per l’inedito e immotivato coinvolgimento del sindaco di Terni – scrive – nelle vicende che riguardano la Sangemini acque minerali. Nel rispetto delle autonome scelte delle rsu e comprendendo le preoccupazioni delle stesse, ritengo che il coinvolgimento dei sindaci della Centrale Umbra (termine con il quale Grimani fa riferimento a Sangemini, Avigliano Umbro, Montecastrilli ed Acquasparta, ndR) abbia un senso in quanto la Sangemini è una azienda che opera in regime di concessione pubblica (le concessioni sono deliberate dalla Regione Umbria sentiti i comuni dove insistono le sorgenti) e quindi è scontato che i sindaci della Centrale Umbra vadano coinvolti, in quanto i loro territori ospitano le varie sorgenti».
SANGEMINI: «RISPOSTE ZERO, ORA TUTTI SANNO»
Latini coinvolto «per mere esigenze elettorali»
La successiva accusa lanciata dal sindaco sangeminese è destinata a lasciare più di uno strascico: «Ritengo invece dannoso – aggiunge Grimani – che per mere esigenze elettorali volte a legittimare il nuovo corso politico ternano e nazionale, si sconfini verso coinvolgimenti di soggetti istituzionali che non hanno alcuna competenza territoriale e istituzionale sulla questione Sangemini. Non ricordo in passato il coinvolgimento del sindaco di Terni per le vicende che hanno riguardato la Sangemini ed è come se su ogni vertenza venissero convocati tutti i sindaci in quanto nelle aziende lavorano cittadini di tutta la provincia. Al fine di non sconfinare nel surrealismo e di non fare campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori – conclude il senatore – è opportuno che si ristabiliscano i ruoli e si evitino sconfinamenti che potrebbero produrre confusione a danno soprattutto dei lavoratori e del loro diritto di difendere l’occupazione».