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Home » «Vie legali per le informazioni fuorvianti». «Minacce inaccettabili». Scontro avvocatura-opposizione sul payback sanitario

«Vie legali per le informazioni fuorvianti». «Minacce inaccettabili». Scontro avvocatura-opposizione sul payback sanitario

Regione Umbria - Duro botta e risposta tra la struttura tecnica e i consiglieri di minoranza

di Fabio Toni
24 Maggio 2025
in Politica, Top News
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Il minuto di silenzio iniziale

Il minuto di silenzio iniziale

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di Giovanni Cardarello

Si nutre di un nuovo capitolo il duro scontro politico in seno alla Regione Umbria sul disavanzo della sanità. Uno scontro che ha già vissuto una prima, intensa, battaglia politica con la votazione dell’assestamento di bilancio da parte della maggioranza che sostiene la presidente Stefania Proietti e che oggi torna in auge per quanto accade sulla questione payback dispositivi medici. Payback che, ricordiamo, è un meccanismo introdotto nel 2015 dal ministro dell’Economia del Governo Renzi, Pier Carlo Padoan, di concerto con i ministri Guidi e Lorenzin e che è composto dalla cifra eccedente a quanto previsto dal tetto di spesa sanitaria. Eccedenza che deve essere rimborsata al 50% dallo Stato e al 50% dalle aziende che forniscono i dispositivi medici.

Un meccanismo creato per tenere sotto controllo la spesa sanitaria delle varie Regioni e che secondo l’opposizione alla Regione Umbria, se conteggiato nel bilancio dell’ente azzera di fatto il disavanzo sanitario, rendendo inutile la manovra di assestamento e il connesso aumento delle tasse. Il payback è tornato al centro del dibattito perché in questi giorni è emersa la possibilità che su di esso ci sia un accordo nella conferenza Stato-Regioni, in grado di farlo inserire a bilancio.

Ma a gelare le aspettative in materia arriva, nel pomeriggio di sabato, una nota dell’avvocatura della Regione dove si precisa che «il 7 maggio 2025 il Tar Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte Costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura». Dopo aver ripercorso le tappe della vicenda con richiamo alla risposta dei rappresentanti delle imprese sanitarie: «In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali» e alle sentenze 139 e 140 del 22 luglio 2024 della Corte Costituzionale, relative alla legittimità del meccanismo, l’avvocatura regionale si è spinta sul piano politico.

«Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – si legge ancora nella nota – in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, ha definito il payback ‘un cerotto su un’emorragia che merita altri tipi di cure’ in quanto trattasi di un eventuale contributo una tantum aleatorio, dipendente solo dagli esiti di migliaia di procedimenti legali e sui cui esiti c’è la più grande incertezza anche di sopravvivenza delle aziende fornitrici». L’avvocatura, pertanto, sottolinea che il payback «non è un credito certo, liquido ed esigibile e pertanto non è possibile agire in via monitoria, bensì agire in via procedimentale e/o contrattuale (azione di responsabilità per danni o compensazione crediti) con pressoché certa successiva dinamica contenziosa cognitiva o processuale amministrativa».

E che quindi «non può avere, a posteriori, ricadute sull’anno contabile chiusosi, cioè il 2024, e non può incidere a compensazione del disavanzo 2024 né quindi poteva in alcun modo intervenire sulla necessità della manovra che la Regione è stata costretta a fare». «Infine – scrive sempre l’avvocatura – la Regione comunica che, per contrastare tutte le informazioni fuorvianti e non corrette anche pubblicate, si riserverà di adire le vie legali anche con richiesta di risarcimento per danni a tutela dell’immagine degli amministratori, dell’istituzione regionale e per trasparenza e correttezza nei confronti dei cittadini».

Apriti cielo. A stretto giro di posta arriva la durissima risposta firmata dai consiglieri di opposizione Paola Agabiti (Fratelli d’Italia), Nilo Arcudi (Umbria Civica – Tesei Presidente), Enrico Melasecche (Lega Umbria),Matteo Giambartolomei (Fratelli d’Italia), Eleonora Pace (Fratelli d’Italia), Laura Pernazza (Forza Italia), Andrea Romizi (Forza Italia) e Donatella Tesei (Lega Umbria). «Si fa davvero fatica a credere che la nota diffusa oggi pomeriggio, sabato 24 maggio, dall’Agenzia Umbria Notizie, e in merito alla quale ci riserviamo di fare i dovuti approfondimenti, sia un documento dell’avvocatura regionale, visto il contenuto palesemente politico». Attacca ad alzo zero l’opposizione. «È inaccettabile – prosegue la nota – che in un Paese civile e democratico come il nostro, la maggioranza di sinistra in Regione Umbria si permetta di minacciare procedimenti legali contro chiunque osi raccontare la verità».

Entrando poi nel merito del tema payback. «Fin dall’inizio – scrivono gli otto consiglieri del centrodestra – abbiamo più volte evidenziato, con dati precisi e fonti documentate, come i crediti derivanti dal payback dei dispositivi medici rappresentino una risorsa importante per il sistema sanitario regionale. Si tratta di risorse che avrebbero potuto evitare la pesante stangata fiscale che la sinistra ha inflitto ai cittadini umbri e che metterà in ginocchio famiglie, imprese e lavoratori». L’opposizione richiama inoltre alla riunione della Conferenza delle Regioni di lunedì 26 maggio che ha come oggetto «la finalizzazione dell’accordo con le aziende farmaceutiche, cui il Governo sta andando incontro con un intervento economico importante che sancirà la chiusura di qualsiasi contenzioso. Peraltro, i ricorsi in merito sono già stati tutti respinti dal Tar».

«Il meccanismo del payback – evidenzia l’opposizione in consiglio regionale – come più volte ribadito da esponenti nazionali e regionali, non solo è legittimo, come confermato dalle sentenze della Corte Costituzionale, ma rappresenta un credito per la Regione Umbria, anche se la giunta insiste a definirlo incerto e non esigibile». La conclusione della nota è tutta politica e richiama al «maldestro tentativo di influenzare l’opinione pubblica e coprire le proprie responsabilità politiche» a ridosso delle elezioni amministrative di Assisi e Amelia e in particolare che la minaccia “«delle vie legali contro chi osa sollevare il velo sulla verità, è un comportamento che non può e non deve trovare spazio in una civiltà democratica. Se pensano di mettere a tacere la verità con lo spauracchio delle denunce, si sbagliano di grosso: non arretreremo di un solo millimetro». La partita, come ampiamente previsto e prevedibile, e appena all’inizio e i colpi di scena ancora dietro l’angolo.

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