Umbria fanalino di coda per la minor presenza percentuale di seminaristi diocesani, sia in termini percentuali che assoluti. A certificarlo è un dato rilevato dall’ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei, la Conferenza episcopale italiana: una crisi che colpisce l’intero territorio nazionale ma, in particolar modo, la nostra regione.
Il dato
Secondo le statistiche dell’annuario pontificio nel periodo compreso tra il 2009 al 2019 si è registrato un calo di seminaristi diocesani del 28%. In totale sono 1.804 a vivere nei 120 seminari maggiori d’Italia: in maggior misura si trovano in Lombardia (266, il 15% sul totale), a seguire c’è il Lazio. Come detto l’Umbria è in coda con 12 seminaristi, vale a dire lo 0,7% rispetto al numero complessivo. In generale la maggior parte di loro (oltre il 43%) ha un’età compresa tra i 26 ed i 35 anni, come riporta l’agenzia d’informazione Sir.
Il problema
«Se mancano le ‘vocazioni’ – le parole di don Michele Gianola, sottosegretario della Cesi e direttore dell’ufficio – non è un problema sociologico, o non soltanto. Somiglia più al sintomo di una malattia della quale trovare una cura. Chiudersi, difendersi, scansare ogni prova, immunizzarsi contro la vita non sono sicuramente orizzonti nei quali può fiorire la vita – e la vocazione – che ha bisogno di aprirsi, entrare in contatto, affrontare le sfide, correre alcuni rischi. L’Italia è da evangelizzare come è da evangelizzare il cuore di ciascuno, sempre».