Ospedale, riforme: tavolo di confronto

Giovedì mattina alla Camera di Commercio di Terni si è tenuto un incontro sui nuovi modelli organizzativi. Dal Maso: «Servizi devono essere su base territoriale»

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Esser curati allo stesso modo e con la stessa qualità ed efficienza in tutta Italia, stringere il divario che si sta invece allargando tra le prestazioni sanitarie offerte con sistemi diversi dalle regioni, riportando le regole fondamentali in capo allo Stato. Sono queste alcune delle questioni di cui si è parlato giovedì mattina, durante il tavolo di confronto ‘Riforme e nuovi modelli organizzativi per un sistema sanitario sostenibile. Scenari locali e nazionali a confronto e opportunità di sviluppo del territorio’, tenutosi nella sala consiliare della Camera di Commercio.

Giuseppe Flamini

Giuseppe Flamini

I partecipanti  Il dibattito è stato introdotto dal Presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini e vi hanno preso parte il sindaco Leopoldo Di Girolamo, Fabio Paparelli, vice presidente della giunta regionale dell’Umbria, Maurizio Dal Maso, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Terni, Massimo Rubechi, consigliere giuridico di Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento,  Luciano Frattini, amministratore delegato di Bellco e Stefania Lovissati, general manager di Service Southern Europe di GE Healthcare.

Leopoldo Di Girolamo

Leopoldo Di Girolamo

«Ottima qualità» Il sindaco, durante il suo intervento ha affermato che «la sanità ternana (intendendo sia i presidi territoriali che ospedalieri) è indubbiamente di ottima qualità». Ha poi sottolineato: «C’è ancora purtroppo poca integrazione. La comunicazione, l’assistenza integrata va senz’altro migliorata. Una cartella che sia unica, a disposizione sia dei medici di famiglia che dei medici ospedalieri, e quindi la storia del paziente e anche le linee guida e i protocolli operativi condivisi. Questo porterebbe sicuramente risparmi e miglioramento della qualità dell’assistenza».

Maurizio Dal Maso

Maurizio Dal Maso

Riorganizzazione servizi sanitari Dal Maso ha affermato che «è ormai necessario riorganizzare l’offerta dei servizi sanitari sui nuovi bisogni legati alla cronicità, efficientare le organizzazioni rivedendo il flusso dei pazienti al loro interno e fare quello che da almeno venti anni avremmo dovuto applicare per fare ‘appropriatezza, sostenibilità, sistema e innovazione’ e cioè: ridurre la variabilità clinica e organizzativa, incrementare la produttività, azzerare i costi della non-qualità, che non è altro che il fare bene cose inutili, e fare davvero e fino in fondo innovazione di prodotto e di servizio».

Investimenti Nella stessa direzione l’intervento di Frattini: «Le aziende investono in ricerca e sviluppo diversi milioni di euro l’anno e sono costrette ad una corsa ad ostacoli per introdurre all’interno del Sistema sanitario nazionale nuove tecnologie. Una corsa che espone le aziende a 21 diversi ostacoli, Stato e Regioni, con barriere di accesso e criteri sempre diversi. Una cavalcata infinita che ha un doppio risvolto negativo, da una parte mina la solidità di un’azienda che dopo aver investito in ricerca non riesce a introdurre le proprie tecnologie che hanno l’obiettivo di migliorare in ordine di risultati e tempi l’esperienza del paziente, dall’altra non permette l’universalità del Sistema sanitario nazionale creando disparità di trattamento».

Un sistema sanitario sostenibile Lovisatti è intervenuta in termini di efficienza. «Un sistema sanitario sostenibile – dice – è possibile, anche in condizioni economiche difficili e con risorse scarse. Anzi, è doveroso, nell’interesse dei cittadini e per assicurare la qualità e universalità del servizio sanitario italiano, che resta uno dei migliori al mondo. Ma serve il coraggio di sperimentare nuove forme di approvvigionamento e nuovi modelli organizzativi e di collaborazione tra enti regionali della sanità e aziende fornitrici, per creare rapporti a medio-lungo termine che favoriscano davvero l’innovazione, di cui ha tanto bisogno il nostro sistema sanitario, e che non appesantiscano le pubbliche amministrazioni. L’innovazione non è un costo, è anzi una straordinaria opportunità per ridurre i costi, aumentare l’efficienza, fornire un miglior servizio ai cittadini, ma deve essere un’innovazione di qualità e rispondente ai reali bisogni di salute della popolazione: per questo è fondamentale il ruolo di aziende che vivano davvero di innovazione e ricerca e sviluppo, e che abbiano una visione a 360 gradi del mercato e dell’approccio alla sanità».

Le conclusioni di Dal Maso Il direttore generale dell’ospedale ha concluso dicendo che le cose che ci sono da fare vanno fatte. «Prima di tutto deve esserci una riorganizzazione dei servizi che devono essere sviluppati su base territoriale, cercando di adattare l’offerta alla domanda. Le prestazioni fornite, infatti, devono soddisfare il cittadino nel senso che tutto ciò che deve essere fatto prima o dopo un intervento cardiochirurgico, ad esempio, può essere fatto in altri ospedali del territorio. Quindi il paziente va visitato e poi si decide se ricoverarlo a Terni o dirottarlo a Narni o ad Amelia, e in casi eccezionali a Orvieto. Questo è un discorso che già stiamo facendo per la chirurgia, ma ora si farà anche per il pronto soccorso. Bisogna, infine, ridurre le attività che consumano risorse e non producono valore».

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