di Marco Torricelli
«Siamo preoccupati, molto preoccupati. Anzi, le confesso che il nostro è autentico terrore. Perché siamo convinti di essere costantemente a rischio. Gli aerei che decollano o atterrano all’aviosuperficie ci passano letteralmente sopra la testa, a poche decide di metri, continuamente e domenica solo per un caso fortuito quel poveretto che è morto nel suo aereo non si è schiantato contro la nostra casa».
L’INCIDENTE MORTALE DI DOMENICA – LE FOTO E IL VIDEO

L’incidente L’ennesimo incidente aereo – il secondo mortale in 22 giorni – che si è veriticato a Terni e che domenica è costato la vita a Massimo Bonicelli, lascia dietro di sè la prevista e inevitabile scia di polemiche. Stavolta destinate ad avere un seguito.
La testimone Elisa Corgnolini, domenica mattina, ha sentito «come sempre, il rumore fortissimo dell’aereo che passava sopra al tetto della nostra casa – a poche decine di metri dal traliccio che sostiene il cavo elettrico toccato dall’aereo poi precipitato – ma era un rumore strano, tanto che mi sono affacciata. L’aereo aveva appena toccato il cavo dell’alta tensione e stava cadendo nella cava. Una scena che difficilmente potrò dimenticare».
L’INCIDENTE MORTALE DEL 6 GIUGNO – LE FOTO E IL VIDEO

La paura Soprattutto perché il pensiero «è subito corso ai miei figli, alla mia famiglia e, sinceramente anche a quello che sarebbe potuto succedere anche a me – racconta – perché noi tutte le domeniche, quando all’aviosuperficie l’attività è intensa, le passiamo con il naso all’insù, pregando Dio che non succeda nulla. Domenica, purtroppo, è invece successo quello che temevamo da tempo».
Le proteste Hanno spesso fatto presente, racconta «i nostri timori a chi gestisce l’impianto, ma ci hanno risposto che la loro responsabilità diretta finisce nel momento in cui l’aereo si stacca dalla pista. Da quel momento in poi, tutto quello che succede a responsabilità del pilota; che non si possono prevedere sanzioni per chi vola troppo basso e che, al massimo e per farci un favore, avrebbero ‘sensibilizzato’ i piloti. Ma a noi non basta».

La denuncia Tanto che, annuncia, «ci stiamo consultando con dei legali, perché siamo intenzionati a sporgere una denuncia formale. Non crediamo sia legittimo quello che accade, non crediamo sia normale che la nostra incolumità personale e la nostra casa siano messe a repentaglio solo perché abbiamo la sfortuna di trovarci sulla rotta che i piloti decino di percorrere. Vogliamo sapere, per cominciare, se sia indispensabile che passino proprio di lì».
I paracadutisti Elisa Corgnolini, poi, racconta anche che «ormai non contiamo neanche più le volte che i paracadutisti atterranno nella nostra proprietà, spesso danneggiando anche l’impianto di irrigazione – la sua famiglia gestisce un’affermata azienda agricola – ma in fondo quello è il problema minore. La nostra paura sono gli aerei che vanno e vengono sempre troppo bassi e spessissimo virano propria sopra al nostro tetto. Abbiamo paura, tanta».
La domanda Poi, proprio alla fine, arriva la domanda cruciale: «Mi chiedo – dice Elisa Corgnolini – se i piloti, tutti i piloti che frequentano l’aviosuperficie, sono al corrente del fatto che per decollare e atterrare devono fare i conti con gli spazi ridotti che sono sotto gli occhi di tutti, con la supestrada a poche centinaia di metri e, soprattutto, se vengono informati della presenza dei cavi dell’alta tensione».

La dinamica Sulle cause che hanno determinato l’incidente mortale di domenica, intanto, indaga la squadra mobile ternana del dirigente Alfredo Luzi, coordinata dal sostituto procuratore Raffaele Iannella. Verrà nominato un perito, ma dalle prime ricostruzioni la tragedia sarebbe stata determinata da un improvviso calo di potenza del motore dell’aereo durante la fase di decollo, che avrebbe indotto il pilota al tentativo di atterraggio di emergenza. Il velivolo, però, ha incocciato contro il cavo dell’alta tensione posizionato a 23 metri di altezza e, quindi, precipitato all’interno della cava. Senza possibilità di scampo per il pilota.