di Fabio Toni
Ventotto fra medici ed infermieri di vari reparti dell’ospedale Santa Maria di Terni sono indagati dalla procura di Terni per ‘omicidio colposo’ in seguito al decesso di una 48enne originaria di Roma, avvenuto il 10 agosto del 2015. La vicenda giudiziaria prende le mosse da un’articolata denuncia sporta dai familiari della donna a cui ha fatto seguito l’apertura di un fascicolo da parte del pm Elisabetta Massini che ha chiesto ed ottenuto dal tribunale una perizia, con le modalità dell’incidente probatorio, per determinare le eventuali responsabilità del personale medico e paramedico in relazione all’accaduto.
La vicenda Nei primi giorni di giugno dello scorso anno la donna era stata sottoposta ad un intervento chirurgico, a Terni, per l’asportazione di un tumore all’utero. Un’operazione che sarebbe stata eseguita correttamente e senza complicazioni. I problemi sarebbero sorti i giorni successivi, con difficoltà respiratorie e comportamenti apparentemente irrazionali – come il tentativo di allontanarsi dal reparto – culminati in un arresto cardiaco con danni cerebrali, avvenuto circa dieci giorni dopo l’intervento chirurgico. La morte sarebbe poi sopraggiunta le settimane successive a Foligno, dove la 48enne era stata trasferita per le terapie riabilitative, in seguito ad una polmonite acuta, ulteriore e fisiologica complicazione di uno stato di salute ormai compromesso.
«Responsabili» Per i familiari della donna tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo i sanitari e il personale del nosocomio ternano avessero riconosciuto la reale natura dei sintomi accusati nei giorni successivi l’intervento. Il tutto sarebbe stato infatti ricondotto a problemi di natura psichica, quando invece l’arresto cardiaco – stando alle perizie di parte – sarebbe stato causato da un grave stato ipoglicemico non diagnosticato dai sanitari e quindi non trattato adeguatamente. Uno stato così pesante, e accompagnato da una costante carenza di potassio, da far finire la poveretta in coma e quindi in arresto cardiaco.
Super perizia Dopo aver iscritto ben ventotto persone nel registro degli indagati, il pm Elisabetta Massini lo scorso aprile ha chiesto al tribunale di procedere ad un approfondimento, in sede di incidente probatorio, fondamentale per capire se sussistano o meno responsabilità – tutte da dimostrare, quindi – in capo ai medici e agli operatori sanitari coinvolti nella vicenda, fra i quali comunque non figurano professionisti afferenti al reparto di ostetricia e ginecologia. Il gip Maurizio Santoloci ha accolto l’istanza e il prossimo settembre affiderà formalmente l’incarico al dottor Sergio Scalise, medico legale, che attraverso la propria perizia dovrà esprimere un giudizio anche sulla correttezza dei trattamenti sanitari applicati in ciascun reparto del Santa Maria in cui la donna era stata ricoverata.