Terni, università: rischio fossilizzazione

L’associazione culturale per ‘Terni città Universitaria’ esprime forte preoccupazione per il futuro polo ternano

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Università. Se ne parla molto, ma secondo l’associazione culturale per ‘Terni città Universitaria’, che esprime forte preoccupazione per il futuro polo ternano, forse se ne parla male.

Le perplessità A giudizio dell’associazione «s’impone un cambiamento, anzi una sterzata. Se è al consolidamento dell’ateneo in città che occorre guardare, se è alla crescita culturale che bisogna tendere, se è al rapporto industria-ricerca che si deve mirare, allora ben altre sono le misure che occorre prendere».

Le proposte Il primo passo, secondo ‘Terni città universitaria’, «è la gestione di progetti tematici d’importanza strategica, arricchendo il polo ternano di impegni qualificanti. C’è bisogno di un contenitore che potrebbe essere una Fondazione ad hoc o altro, il Consorzio non è più di attualità. Serve pensare ad un soggetto nuovo per il finanziamento dell’università e lavorare per progetti attraverso bandi finanziati dal pubblico o dal privato. I contenuti, cioè i progetti dovranno essere qualificanti per il territorio ed unici».

Le sinergie A questo «deve aggiungersi e rafforzarsi una sinergia con la grande, media e piccola industria locale, sia in termini di sperimentazione che di sostegno all’innovazione. Università e imprenditorialità devono condividere i medesimi obbiettivi, con la prima impegnata a tradurre le esigenze dell’industria in opportunità innovative, capaci di assicurare al mondo operativo un suo ulteriore sviluppo. I livelli qualitativi che deve raggiungere l’attività di un ateneo non possono limitarsi a studi inerti. Essi sono il ‘curriculum’ che dà la misura della credibilità di un’équipe di ricercatori e maggiore essa è, più attrattivo risulta per gli investitori pubblici e privati il ricorso ai suoi team».

L’innovazione In Italia, insiste l’associazione ‘Terni città universitaria’, «le sfide per promuovere le riforme tese a sostenere innovazione e produttività sono accentuate da un contesto macroeconomico particolarmente difficile, da una forte pressione competitiva da parte di Paesi emergenti e da tecnologie e processi produttivi in rapida evoluzione. L’innovazione, intesa come introduzione di nuovi prodotti, o di processi e metodi più efficienti di ricerca, è insostituibile nel sostegno alla produttività. Tutti si chiedono perché certe iniziative orientate ai settori delle biotecnologie, delle cellule staminali, della lotta alla malaria non si siano concluse. Ecco, dunque, che non si può attendere oltre».

La ‘conferenza programmatica’ Il rischio che tutto perda «dinamicità e si fossilizzi è troppo alto. Un aperto confronto dialettico con tutti favorirebbe l’organizzazione di una ‘conferenza programmatica, dove, di concerto con le Istituzioni, le associazioni, gli organismi finanziari, gli operatori economici e altri è sicuramente più agevole imboccare un percorso qualificato per la valorizzazione di progetti unici in grado di attrarre risorse statali e private».

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