Tk-Ast: «Questo il nuovo assetto»

L’azienda annuncia la nuova organizzazione del lavoro: è polemica

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Complessivamente, ha deciso la Tk-Ast, saranno in 439 – 311 in Acciaieria e 128 alla Lac – a mandare avanti l’area ‘a caldo’ dello stabilimento ternano. Con turnistiche decisamente composite e, sono i primi commenti che escono dalle acciaierie, «non in linea con quanto previsto dall’accordo di dicembre e, soprattutto, difficilmente compatibili con il ispetto drgli impegni aziendali, che parlavano di un milione di tonnellate di acciaio prodotto in un anno».

Gli organici (1)

Gli organici (1)

Si parte il 2 marzo L’annuncio dell’azienda è chiaro: «Nell’accordo sottoscritto in data 3 dicembre 2014 presso il Mise viene dettagliatamente descritto il piano industriale e gli obiettivi produttivi da raggiungere rimandando alla sede aziendale la discussione sulla riorganizzazione». Poi prosegue ricordando che «in data 27 gennaio 2015 si è tenuta una riunione nel corso della quale sono state rese tutte le informazioni alle Rsu relative alla turnistica ed agli organici», per poi rimarcare che «nonostante la disponibilità dichiarata dall’azienda per i giorni 16,17,18 febbraio 2015 solo in data odierna è stato possibile un nuovo incontro sull’argomento e pertanto deve intendersi esaurita la fase della consultazione essendo trascorsi i 15 giorni previsti. Pertanto, a decorrere dal 2 marzo 2015 viene istituita l’allegata turnazione presso l’Area Laminazione a Caldo. Inoltre saranno applicate le allegate modifiche all’organizzazione del lavoro ed agli organici tecnologici/turno per un recupero di produttività ed efficienza globale dell’area».

 

Gli organici (2)

Gli organici (2)

La Rsu Secondo i sindacalisti di base della Rsu, invece, la direzione aziendale «tramite comunicazione telefonica da parte del capo del personale, ci ha informato che da lunedì 2 marzo intende applicare in modo unilaterale la proposta di riorganizzazione dell’intero sito Ast. Tutto ciò dopo essersi sottratta ad una discussione seria ed approfondita sulle problematiche di sicurezza di organizzazione del lavoro e di investimenti poste dalla delegazione sindacale, inerenti al nuovo progetto organizzativo».

La polemica Questo metodo, secondo la Rsu di Ast, «rappresenta la cancellazione delle normali regole di relazioni sindacali che in 130 anni di storia hanno caratterizzato questo stabilimento. Tale atteggiamento è gravissimo perché è inadempiente e non rispetta gli impegni presi nell’accordo del 3 dicembre 2014 al Mise, ed è in netto contrasto con quanto affermato dall’amministratore delegato Lucia Morselli alle segreterie provinciali, dove in più occasioni ha ribadito l’importanza di una gestione dello stabilimento che deve avvenire tramite accordi con la Rsu, senza generare ulteriore clima di tensione».

La richiesta Ancora una volta, prosegue la Rsu di Ast, «si evidenziano le totali contraddizioni aziendali», che per questo ritiene «indispensabile un intervento di tutti i soggetti firmatari dell’accordo del 3 dicembre al Mise, che porti all’immediata convocazione di un tavolo di verifica al ministero stesso».

La verifica Una data, per la verità – dice Nicola Pasini, segretario ternano della Uilm Uil – era già stata fissata ed era quella del 3 marzo, «quando dovremmo incontrarci con i nostri segretari nazionali (quelli che avevano firmato l’accordo, dietro la promessa di non lasciare poi da soli i ternani a gestirlo; ndr). Doveva essere l’occasione per una verifica ‘interna’ dello stato dell’arte e per chiedere poi un confronto con il governo. Ma credo proprio che sarà il caso di accelerare un po’».

«Fumo negli occhi» Soprattutto perché, insiste il segretario della Uilm, «questo atteggiamento chiaramente conflittuale, scelto in un momento delicato e caratterizzato anche dall’indagine in corso sui furti di acciaio, mi lascia pensare che, forse, si vuole fare in modo che l’attenzione di punti più sulle polemiche relative al personale che su altro: un po’ di fumo negli occhi, insomma».

Gli ammanchi Perché, la sintesi è questa: «Trovo singolare che nessuno, nelle varie catene di controllo interne aziendali, si sia mai reso conto degli ammanchi – di acciaio e di soldi – e non abbia segnalato il problema. Uno dei tanti misteri di questa gestione che, su altri temi, è invece molto attenta».

I licenziati Tipo quello del giornalista ‘infiltrato’ – il caso era emerso la settimana scorsa – all’interno dei reparti e per il quale hanno perso il posto in tre: l’azienda, che li aveva sospesi, ha dato seguito alle procedure di licenziamento e adesso la parola passa agli avvocati ai quali i tre licenziati si sono rivolti.

Rossi «Non è accettabile apprendere tramite una telefonata del capo del personale di Ast alle rappresentanze sindacali che l’Ad ha deciso unilateralmente di applicare il suo piano di riorganizzazione del sito produttivo. Non riesco davvero a comprendere – dice il senatore del Pd Gianluca Rossi – la ratio sottesa ad un simile gesto, che non ha nessuna utilità, se non quella di rinfocolare tensioni e conflitti controproducenti, che l’Ad aveva proprio chiesto alla politica di scongiurare nella sua audizione e non solo a palazzo Madama. Sia nel merito che nel metodo, ci ritroviamo ai nastri di partenza. Mi trovo quindi nuovamente costretto a chiedere al governo di intervenire tempestivamente sulla vicenda, convocando sindacati e azienda, per far valere gli accordi sottoscritti al Mise il 3 dicembre 2014 così come richiesto dalle Rsu aziendali».

Il Pd Sulla vicenda Tk-Ast prende posizione anche il Partito democratico, che afferma che «continua a destare preoccupazione a poco più di una settimana dall’audizione in Senato alla presenza dell’amministratore delegato. La stessa Morselli, infatti, ha dichiarato impegno e tranquillità per il futuro del sito siderurgico, con il superamento delle tensioni passate. Ci troviamo, quindi, a chiedere spiegazioni in merito alla comunicazione telefonica del capo del personale che ha manifestato la volontà dell’azienda di proseguire in modo unilaterale alla riorganizzazione dell’intero sito Ast».

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