Quando la cena non gli piaceva o qualcosa non gli andava a genio, lui le prendeva la testa e gliela sbatteva nel piatto. Sputandole addosso. È solo una delle tante umiliazioni che una 32enne di nazionalità indiana avrebbe subito dal marito, connazionale 45enne fra il 2009 e il 2011. Drammatica la deposizione della donna, giovedì mattina in tribunale. Di fronte al giudice Barbara Di Giovannantonio ha parlato per quasi tre ore, raccontando, fra le lacrime, ciò che sarebbe stata costretta a subire nella casa dove viveva insieme all’uomo e al figlio piccolo, fra l’orvietano e la zona del Trasimeno.
Botte La donna ha raccontato decine di episodi, inclusi i pugni che l’hanno spedita in ospedale una sera di luglio con traumi al cranio e al rachide cervicale. Ma anche gli insulti, le percosse e la ferrea intenzione dell’ex marito di sottometterla ai propri voleri, ben oltre il retaggio culturale d’origine. Lui che sapeva parlare a malapena l’italiano e lei con una laurea in scienze politiche, ottenuta con fatica e orgoglio. I fatti sarebbero andati avanti per molto, troppo, tempo. Fino a quando non si era rintanata in un centro antiviolenza del nord Italia, insieme al figlio minore, denunciando tutto agli inquirenti.
Fuga Episodio, quello della fuga, che ha fatto finire alla sbarra anche la donna per sottrazione di minore. Attraverso il suo legale, l’avvocato Flavia Rizzica, quest’ultima si difende affermando che non c’era alcun volontà di sottrazione, ma solo quella di mettersi al sicuro insieme al figlio. Tanto che, dopo aver trovato riparo in una struttura protetta, i contatti fra il piccolo e il padre erano subito ripresi. L’uomo, difeso dagli avvocati Valerio Di Rienzo e Maddalena Maccarone del foro di Perugia, ha sempre ribadito la propria totale estraneità alle accuse mosse dalla procura. A decidere sarà il tribunale di Terni e la prossima udienza è stata fissata per settembre.
