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Home » Turismo e cultura: «Terni, apri gli occhi»

Turismo e cultura: «Terni, apri gli occhi»

di Simone Francioli
3 Maggio 2017
in Altre notizie, Attualità, Cultura, Economia, In evidenza, Leonardo alla Cascata, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Federico Bona Galvagno e Luca Tomìo

Federico Bona Galvagno e Luca Tomìo

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di S.F.

Stesso tavolo. Da un lato il magistrato piemontese Federico Bona Galvagno – giudice del tribunale di Terni – e dall’altro lo storico d’arte lombardo Luca Tomìo, autore della scoperta su Leonardo Da Vinci e il ‘Paesaggio con fiume’ legato alla cascata delle Marmore: diverso background, provenienza settentrionale e medesimo pensiero sulla capacità ternana di accogliere e saper sviluppare le proprie peculiarità. A tal punto da rendere molto interessante la parte conclusiva della presentazione della XXV° edizione delle ‘Giornate Fai di Primavera’, con un attacco generale – da ambo le sponde – tutt’altro che criptico: «C’è un campanilismo idiota che non fa bene al sistema. Aprite gli occhi». Niente male.

L’INTERVENTO DI TOMÌO IN CAMERA DI COMMERCIO, VIDEO

Federico Bona Galvagno

La premessa I due hanno presenziato venerdì mattina alla Camera di commercio di Terni per lo svelamento del programma: Bona Galvagno in veste di proprietario di palazzo Cansacchi ad Amelia, Tomìo perché coinvolto in una delle ‘tappe’ – quella di Papigno, con focus su Leonardo e la cascata – delle ‘Giornate Fai’. «Un’iniziativa positiva, sì, assolutamente di rilievo», hanno tenuto a sottolineare entrambi nei rispettivi interventi di fronte a Silvia Giani, capo delegazione Fai di Terni. Tutto bene dunque? Negativo. Ad accendere la miccia è stato il 56enne giudice torinese.

«Campanilismo idiota» Terni, cultura, capacità di accoglimento e sviluppo. Il tema, partendo dal Fai, si è pian piano allargato: «Bisogna capire che occorre puntare anche sulla parte meridionale dell’Umbria, oscurata dal nord. Questo è evidente. Ritengo che questa zona della regione, per il verde e altri aspetti, non abbia nulla da invidiare alla controparte e lo dico da torinese. Ho notato che qui ci si vuole di mettersi in evidenza ‘nascondendo’ gli altri, si cerca di accavallarsi in una forma che diventa campanilismo idiota». Non è finita per il magistrato.

Federico Bona Galvagno e Luca Tomìo

Mancanza di unione Bona Galvagno, nel suo ‘appello’, ha ribadito infatti che «serve massima sinergia tra i comuni e le varie parti coinvolte in ottica di uno sviluppo del turismo; ad esempio ritengo che ci sia una connessione logica con il territorio viterbese per via, soprattutto, del lago di Bolsena. Chi visita queste zone se ne deve andare con sorpresa per ciò che ha visto, per poi trasmetterlo agli altri turisti».

Palazzi e Mascherino Il giudice piemontese si sofferma poi – a mo’ di esempio per far veicolare il messaggio – su un aspetto di Amelia: «Ho già detto al sindaco che bisogna ‘aprire’ il più possibile in queste occasioni. In quanti sanno che qui ci sono due palazzi di Ottaviano Mascherino, lo stesso del palazzo del Quirinale a Roma?». Messaggio chiaro e che, a stretto giro, trova il ‘placet’ di Tomìo.

Il Paesaggio di Leonardo da Vinci

La depressione Il critico milanese rientra di corsa in sala e, appena seduto, non perde tempo nell’affermare che «sottoscrivo tutto». Un assist perfetto per lui, insofferente da tempo per la gestione della scoperta su Leonardo Da Vinci e la cascata delle Marmore: «Il Fai è quasi un ‘ministero’ e spesso supplisce alle istituzioni, è una struttura di base diciamo e per fortuna esiste, è favoloso. Però sono d’accordissimo con le parole di Bona Galvagno: Terni necessariamente è depressa – pochi minuti prima l’assessore De Angelis aveva parlato di crescita invece, ndr –  culturalmente, ma anche parlando all’interno di un contesto regionale».

Terni

Il monito Tomìo va più a fondo: «Ci rendiamo conto che a Terni c’è uno studioso che ha protocollato a livello ministeriale una scoperta riguardante Leonardo Vinci? Quest’ultimo è un ‘brand’ mondiale e vi dico che a New York non sanno cosa sia la cascata delle Marmore. È bene che qualcuno apra gli occhi su questa cosa: su un quotidiano nazionale è uscito un articolo sulle cascate nazionali e della scoperta non c’è traccia».

Miccia spenta Gira e gira lo storico milanese, in conclusione, si riallaccia all’attacco di Bona Galvagno: «Terni deve fare sistema davvero, dalle scuole al sindaco. E nel discorso rientrano anche i giornalisti: non è stato evidenziato il discorso di Vittorio Sgarbi, che ha parlato di una ‘cascata che può diventare il simbolo d’Italia’. Ci sono troppi campanilismi in Umbria e a Terni: accendetela questa miccia, non tenete le cose schiacciate solo nella ‘conca’».

Silvia Giani

De Angelis-Giani in ‘contrasto’ E sullo stesso argomento, in precedenza, era andato in atto un curioso siparietto tra l’assessore comunale Tiziana De Angelis e il capo delegazione Fai locale: «Terni deve essere sempre più sistema di comunità, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Istituzioni e cittadini». La Giani, evidentemente stuzzicata dalla questione, non lascia finire il discorso alla De Angelis e si espone: «Posso dire una cosa? Siamo già sistema se facciamo le ‘Giornate Fai’, perché sono tutti coinvolti. Senza non sarebbe possibile farle». Immediata controreplica dell’assessore: «Sì, va bene, ma bisogna essere più incisivi e dobbiamo aprire i patrimoni comuni. Occorre più trasparenza e unità in uno spirito di solidarietà cittadino». La Giani – membro del comitato d’indirizzo della fondazione Carit, ndr – chiude il breve confronto con un sorriso non troppo convinto e un «certo, ora parola alla Pernazza». Comunicazione non proprio fluida.

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