La Corte d’Appello di Perugia – sezione minorenni – ha negato l’estradizione, richiesta dalla Repubblica della Macedonia, di una 20enne macedone, difesa dagli avvocati Francesco Mattiangeli e Massimo Proietti. La giovane era stata arrestata lo scorso gennaio dalla squadra Mobile di Terni, perché colpita da un mandato di cattura internazionale per spaccio di droga.
La condanna Quando era ancora minorenne, la ragazza era stata sorpresa dalla polizia macedone a trasportare oltre un chilogrammo di marijuana nascosto in uno zainetto. Successivamente il tribunale le aveva imposto di stare in un istituto di riformazione per un periodo compreso fra uno e cinque anni.
Estradizione negata Giunta in Italia, è stata arrestata in seguito ad un blitz antidroga in un appartamento di Terni e la successiva richiesta di estradizione delle autorità macedoni è stata respinta dal tribunale di Perugia perché, secondo i magistrati, nell’istituto di correzione educativa dove la giovane dovrebbe essere reclusa, non esistono le condizioni minime di sicurezza e dignità, come rilevato dal Comitato per il rispetto degli obblighi e degli impegni degli Stati membri del Consiglio d’Europa.
«Condizioni degradanti» In particolare nella struttura macedone non sarebbero infrequenti gli episodi di violenza, sottomissione, alienazione. Di contro sarebbero scarse, se non assenti, le attività in grado di offrire un’opportunità di recupero reale (i reclusi «non hanno nulla di cui occuparsi se non guardare la tv, giocare a ping pong e chiacchierare»). Infine l’igiene, definita «terribile» con una sola doccia funzionante su quattro, per trenta ospiti, varie finestre rotte e dormitori privi di mobili, con le sole brande e qualche armadietto. Da qui la decisione del tribunale italiano, stante anche le scarne e generiche rassicurazioni fornite dalle autorità macedoni alla richiesta di spiegazioni.