«L’introduzione dell’Isee è condivisibile, ma solo ed esclusivamente con l’obiettivo di agevolare in misura maggiore i pendolari più svantaggiati e non per penalizzare ulteriormente tutti gli altri. Più di quanto le condizioni economiche e di qualità del trasporto già non facciano». Questo il pensiero dei lavoratori che utilizzano la ‘Carta tuttotreno Umbria’ in merito alla proposta della Regione dell’inserimento dei criteri Isee: nel documento ci sono alcune proposte inviate ai consiglieri comunali di Terni.
IL DOCUMENTO COMPLETO CON LE PROPOSTE
Il chilometraggio
Fatte alcune premesse, i pendolari sottolineano alcuni aspetti che andrebbero considerati per far sì che la cosa funzioni. In primis viene specificato che «la Regione dovrebbe almeno riuscire a far considerare l’effettivo chilometraggio percorso per le tratte in questione, perché non è equo che alcuni cittadini italiani (e rispettivamente le Regioni) paghino in base ai chilometri percorsi e altri debbano pagare di più, nonostante i continui disagi, ritardi e disservizi».
Costo, adeguamento e numero treni
Per i pendolari il servizio corrispondente alla ‘Carta tuttotreno’ «deve essere adeguato al costo che la Regione sostiene, sia sotto il profilo qualitativo (es. materiale rotabile, ritardi, etc.) che sotto il profilo quantitativo (coppie di treni Ic e/o Fb a disposizione per l’Umbria)». Infine c’è il terzo punto: «Il costo che la Regione e i pendolari complessivamente sostengono per le ‘Carte tuttotreno’ allo stato attuale va ridimensionato sulla base dello scarso numero di treni Ic e Fb, della qualità del materiale rotabile (in particolare degli Ic) e dei continui ritardi e disagi sulla linea direttissima a causa del transito di treni per l’alta velocità».
Agevolare e non penalizzare: «Ecco cosa cambiare»
In sostanza, dunque, i pendolari metto in evidenza che sono «disponibili a distribuire più equamente i costi della carta in base ai redditi» se viene garantito all’Umbria un servizio migliore ed a costi adeguati rispetto al contesto nazionale. C’è un ma: «Si ribadisce, però, che chi ha un reddito basso non può, come da proposta della Regione, pagare quanto paga oggi o avere uno sconto irrisorio di 50 euro/annui, peraltro a fronte di aumenti fino 265 euro per gli altri pendolari (oltre ai 400 euro già pagati per la Ctt e al costo dell’abbonamento regionale). A queste condizioni rifiutiamo l’introduzione delle fasce Isee, non solo perché nessuna altra Regione lo ha introdotto per la Ctt, ma perché in questo modo non si stanno agevolando i pendolari svantaggiati: si sta solo riducendo il contributo complessivo della Regione, scaricando una quota maggiore di costi sui pendolari. Se equità ci deve essere è giusto che la fascia di reddito bassa paghi molto meno di quanto versa oggi, che per la fascia intermedia non vari il costo, e che quella/quelle più alte paghino un prezzo maggiore, ma tenendo sempre presente quanto sia incredibilmente più basso il costo sostenuto dai cittadini delle altre Regioni per le loro Carte Tuttotreno, che danno accesso ad un numero molto maggiore di treni».
«Senza garanzie si rifiuta aumento costo»
In chiusura i pendolari rafforzano il concetto: «In assenza delle garanzie richieste sopra, rifiuteranno qualsiasi aumento del costo a loro carico e chiederanno pertanto alla Regione di introdurre un numero adeguato di treni regionali nelle fasce orarie in cui l’assenza di servizio regionale obbliga i lavoratori ad usufruire dei servizi Ic e Fb, sulla base delle esigenze della domanda, per assicurare il maggiore e migliore adattamento possibile dei ritmi lavorativi alla vita familiare già reso precario dal pendolarismo. Ci teniamo infine a ringraziare quelle associazioni dei consumatori (Federconsumatori, Confconsumatori, Adiconsum) che fin qui hanno ribadito – concludoni – e sostenuto le nostre posizioni in sede di consulta dei consumatori, facendosi carico di rappresentare i disagi e le istanze di tutti i lavoratori pendolari e auspichiamo che anche le Istituzioni possano fare proprie le nostre richieste per l’Umbria».
Verini (Pd) interroga il ministro
Il deputato Walter Verini (Pd) ha presentato un’interrogazione al ministro dei trasporti Danilo Toninelli: «Per troppo tempo – scrive Verini – i viaggiatori e i pendolari della tratta Terni-Roma hanno dovuto farsi carico di abbonamenti tarati sulla fascia di prezzo relativa alle tratte superiori a 100 chilometri, quando la stessa (via ‘direttissima’), è attualmente di 97 chilometri. La tariffa applicata ancora oggi da Trenitalia sulla Carta Tuttotreno – spiega il parlamentare -, considerando ancora la linea storica superiore ai 100 chilometri, determina un aggravio di costi del tutto ingiustificato. Gli utenti della stazione di Terni in direzione Roma, infatti, a fronte di una carenza di treni regionali in fasce orarie strategiche e di interesse della collettività, sono costretti ad usufruire dei treni Intercity e Frecciabianca che coprono suddette fasce orarie, pagando ulteriori 400 euro annui, oltre al costo dell’abbonamento regionale per la Carta Tuttotreno che permette di salirvi a bordo».
Dominici e Ferranti (FI)
Sul tema la capogruppo in consiglio di Forza Italia, Lucia Dominici, e il presidente del consiglio comunale Francesco Maria Ferranti avevano depositato un atto di indirizzo lo scorso venerdì: «Si impegna – si legge nel documento – la giunta ed è il sindaco ad adottare iniziative al fine di migliorare la situazione logistica delle migliaia di pendolari ternani che si recano a Roma e ad attivarsi presso la Regione Umbria affinché siano destinati ai collegamenti ferroviari Terni-Roma fondi adeguati a garantire un numero congruo di corse; a richiedere alla Regione Umbria di garantire uno stanziamento di fondi adeguato per it mantenimento annuale costante della ‘Carta tuttotreno’; a ribadire la netta contrarietà alla proporzionalità del costo della Carta alla dichiarazione ‘Isee dell’utente’; di riferire, prima possibile, in sede di consiglio comunale delle azioni intraprese e delle risposte fornite dalla Regione Umbria all’amministrazione comunale».