Sia l’azienda sia la famiglia hanno nominato legali di parte per seguire le indagini sull’incidente mortale di cui è rimasto vittima Mauro Pauselli, il 54enne di Città di Castello investito da un muletto mentre lavorava in una ditta di Calzolaro (Umbertide).
La tragedia
A quanto risulta, dopo essere sceso dal mezzo con cui aveva appena effettuato una consegna, l’uomo sarebbe stato investito da un muletto che sopraggiungeva. L’impatto violento gli ha procurato diverse fratture e danni da schiacciamento. Erano circa le 7 di mattina. Immediato il trasporto in ospedale, al ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia (senza passare per Città di Castello, come era stato detto in un primo momento), dove però – dopo il ricovero in terapia intensiva – i medici hanno potuto solo tamponare la situazione di emergenza: il decesso nella notte.
Le indagini
Nella mattinata di mercoledì è arrivata comunicazione al servizio per la prevenzione sicurezza ambienti di lavoro dell’Altotevere che ha effettuato il sopralluogo sul luogo dell’incidente, dove erano già intervenuti i carabinieri subito dopo i fatti. Intanto, l’azienda, tramite l’avvocato Michele Bromuri, ha inviato una nota di cordoglio, puntualizzando «di aver adottato tutte le più opportune misure di sicurezza sul lavoro, e di essersi messa sin da subito a disposizione della magistratura, alla quale verrà prestata la massima collaborazione». Anche i familiari dell’uomo hanno nominato un legale di fiducia: Marcello Pecorari.
Il cordoglio
Pauselli non aveva moglie né figli ma era molto legato alla famiglia di origine, genitori e fratelli, a cui sono arrivati numerosissimi messaggi di cordoglio e vicinanza: «Il sindaco Luca Carizia, la giunta e l’amministrazione comunale esprimono il loro più profondo dolore per la tragica morte di Mauro Pauselli», recita una nota. Ha parlato anche il presidente regionale dell’Anmil, l’associazione dei mutilati e degli invalidi del lavoro, Alvaro Burzigotti: «In Umbria, come nel resto d’Italia, si registra una preoccupante impennata delle malattie professionali e degli infortuni mortali. Gli appelli non bastano più. Bisogna incentivare le cultura della prevenzione, pensare ad un’azione incisiva degli organi di controllo in maniera da portare alla luce eventuali situazioni irregolari».