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Home » Terni, teatro Verdi: resta nodo indennizzo

Terni, teatro Verdi: resta nodo indennizzo

di Simone Francioli
12 Ottobre 2019
in Altre notizie, Attualità
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di S.F.

Il dado è tratto, forse. La giunta a guida Leonardo Latini ha messo ‘nero su bianco’ e approvato lo studio di fattibilità tecnico-economico approvato per la riqualificazione del teatro Verdi a Terni, tra gli argomenti che maggiori polemiche – sono tutt’altro che finite oltretutto – hanno creato negli ultimi anni: in tal senso è stato chiarito che a stretto giro si tirerà una linea sulla vecchia procedura scattata il 28 aprile del 2014 con il semaforo verde per il progetto esecutivo di restauro, adeguamento funzionale e impiantistico da un 1° stralcio valevole 4 milioni 335 mila euro. L’appalto – 1° lotto da quasi 3 milioni – fu vinto dall’Ati composta da Krea e Officine Leoncini e c.: ora si dovrà trovare un accordo economico per mettere la parola fine alla vicenda. C’è un problema: c’è discordanza e nemmeno di poco conto sulla cifra

IL NUOVO PERCORSO: SPIEGAZIONE IN COMMISSIONE E DOCUMENTO COMPLETO DEL PROGETTO

Quasi tre anni fa l’aggiudicazione definitiva

Il 30 dicembre del 2016 il Comune affidò in via definitiva l’appalto all’Ati. Peccato che da lì a pochi mesi ne sarebbe nata una lite giudiziaria con tanto di ricorso al Tar Umbria di Krea: palazzo Spada – l’assessore ai lavori pubblici dell’epoca era Sandro Corradi – decise di revocare in autotutela sia la gara che l’affidamento a causa del valore di sicurezza sismica che indicava una vita ‘utile’ di 2,107 anni. Risultato: «Miglioramento non soddisfacente della situazione sismica». Tutto ciò accade tra aprile e maggio 2017. Il 10 agosto la giunta delibera di non proseguire questo iter, si deve ripartire da zero. «L’iter progettuale avviato assorbe parte del lavoro svolto sulla componente strutturale ed intende perseguire l’adeguamento alla normativa antisismica vigente le NTC 2018 ed alle linee guida Mibac», il responso dell’attuale amministrazione. C’è però il Tar di mezzo.

L’UDIENZA DEL 23 LUGLIO RINVIATA IN ATTESA DI ACCORDI

Il progetto di Salvatoni

Si chiude la procedura. La doppia diffida Krea e la deadline

A fare chiarezza in via definitiva sono stati il Rup Mauro Cinti e l’architetto Piero Giorgini in commissione consiliare: «Per il rapporto con la ditta che aveva vinto la gara per la torre scenica e la copertura fu avviato un procedimento di revoca che dovrà andare in conclusione». Il tutto con una determina dirigenziale. C’è una deadline per depositare tutta la documentazione – anche su input della stessa Krea che, dall’ultimo rinvio al Tar Umbria, ha mandato due diffide a palazzo Spada in tal senso, l’ultima proprio ad inizio ottobre – necessaria: il 29 ottobre, vale a dire venti giorni prima della nuova udienza collegiale a Perugia: il Comune deve indicare l’indennizzo (ovvero il risarcimento per l’interruzione dell’iter, il contratto non fu firmato) da corrispondere all’Ati vincitrice dell’appalto da quasi 3 milioni di euro (ribasso del 38,49%) . E da qui non si scappa: i magistrati del Tar – era il 23 luglio – hanno fatto presente che quella sarebbe stata l’ultima occasione concessa e che il 19 novembre ci sarà una decisione. Nel contempo la Officine Leoncini e c. srl è stata dichiarata fallita lo scorso 13 febbraio.

GABRIELE SALVATONI E IL NUOVO ITER: «SERVONO APPROFONDITE VALUTAZIONI»

Lo scontro sulla cifra: differenza di oltre 200 mila euro

Di fatto dall’inizio della vicenda Comune e Ati non sono mai stati concordi sulla cifra – nemmeno si avvicinano, anzi – per il risarcimento. Da un lato c’è la versione di palazzo Spada: solo il cosiddetto ‘danno emergente’, documentale e non aleatorio, quindi tra i 5 e i 6 mila euro. Con una specifica: «Qualora si dovesse, a seguito di contenzioso, riconoscere il ‘lucro cessante’ non si prevede il mero limitarsi alla valutazione forfettaria del 10% del valore del contratto (nella fattispecie 205 mila 568 euro) ma sussiste anche in questo caso l’obbligo della reale prova del danno lamentato in onere in capo alla ditta. Tale giurisprudenza è comunque consolidata per il caso della revoca dopo la stipula contrattuale». La Krea la pensa diversamente: il ‘danno emergente’ sarebbe di 223 mila 845 euro «soltanto considerando le ‘spese vive’ già sostenute dall’Ati, come dimostrano i documenti». Vale a dire le somme utilizzare per la partecipazione alla gara, le attività successive all’aggiudicazione definitiva (sondaggi, sopralluoghi ecc.) e attività propedeutiche alla sottoscrizione del contratto (polizze, spese pubblicitarie ecc.). «Per far comprendere l’assurdita di tale valutazione (scriveva la Krea il 30 gennaio 2018) si consideri che come ben noto al Comune di Terni, soltanto per le spese di pubblicità e per le spese del contratto l’Ati ha gia versato 10 mila 272 euro». Tutto in mano ai rispettivi avvocati: Alessandra Fagotti, Giovanni Diotallevi (Krea), Paolo Gennari e Francesco Silvi (Comune).

MARZIA UBALDI E IL NUOVO PERCORSO PER IL TEATRO VERDI

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