Teatro Verdi Terni: «Questa è l’idea»

Lunga commissione consiliare per le delucidazioni dei tecnici Cinti e Giorgini: esposto il ‘metaprogetto’ dopo le interlocuzioni con la soprintendenza. Scontro con Rossi

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di S.F.

Schierati in fondo all’aula consiliare erano in parecchi, a partire dall’attrice e doppiatrice Marzia Ubaldi. Tutti in attesa di avere delucidazioni sull’iter di progettazione per la riqualificazione del teatro ‘Verdi’ e giovedì mattina in I° commissione consiliare sono stati accontentati: gli architetti Mauro Cinti e Piero Giorgini hanno cercato di spiegare il lavoro svolto negli ultimi mesi ‘svelando’ – loro tecnicamente lo chiamano ‘metaprogetto’, uno stadio inferiore al livello preliminare – lo studio di fattibilità tecnico-economico post vari incontri tra Roma e Perugia con la soprintendenza dell’Umbria. E in assenza dell’assessore ai lavori pubblici Enrico Melasecche è il duo ad aver risposto alle domande dei consiglieri presenti: ne è nato uno scontro con Michele Rossi, partito poi con le scuse per quel «spasa di sedie» che in particolar modo a Giorgini non è piaciuto affatto. L’approvazione in giunta è arrivata venerdì mattina.

LA DOCUMENTAZIONE SUL METAPROGETTO ESPOSTA IN I° COMMISSIONE – VIDEO

Le carte

Il sunto e il metaprogetto

Come detto out Melasecche – nel mirino di diversi consiglieri per la sua assenza e il tentativo di far approvare in giunta lo studio di fattibilità, chiamata come un «blitz politico» – e quindi tutto sulle spalle di Cinti e Giorgini: quest’ultimo ha riepilogato tutta la vicenda legata al vecchio procedimento (leggasi ingegnere Gabriele Salvatoni e il ricorso al Tar della Krea Costruzioni s.r.l. per l’annullamento in autotutela) per torre scenica e copertura, il vincolo totale della soprintendenza del 2015, il lavoro iniziato con la delibera di consiglio numero 70 del 4 marzo scorso e la necessità di trovare un punto d’incontro con gli uffici che fanno capo a Marica Mercalli, per poi tracciare il quadro attuale: «Qui non si tratta né di progetto definitivo né esecutivo, è una fase precedente a quella preliminare e si è sviluppato dopo varie interlocuzioni tra Perugia e Roma con la soprintendenza e il comitato scientifico nazionale del Mibac: ci hanno chiesto degli approfondimenti e ancora dobbiamo inviargli, tuttavia la bontà del percorso per il metaprogtto è stata confermata. Ci è stato detto di sbloccare lo stallo e questo è stato fatto, stop, da qui in avanti è la giunta a decidere. Il sindaco e l’assessore sanno benissimo ciò che abbiamo fatto».

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I cittadini schierati

La revoca e il limite del vincolo

C’è anche un breve passaggio sulla lunga storia con Krea (in arrivo l’udienza al Tar dopo il rinvio in estate): «Per il rapporto con la ditta che aveva vinto la gara per la torre scenica e copertura fu avviato un procedimento di revoca che dovrà andare in conclusione perché il progetto precedente prevedeva un miglioramento della struttura per 2,1 anni di vita utile. Termine troppo breve. Inoltre se si andava avanti in quel modo di sarebbe bloccata qualsiasi altra possibilità. Nel metaprogetto riprendiamo la parte progettata da Salvatoni, seppur rivisitata: non gettiamo via tutto». Si passa a Cinti: «Quella vicenda è chiusa, anche per una questione di natura sismica. Nel percorso nuovo il problema era individuare il limite del ‘mostro’ vincolo del 2015 al di là delle varie idee, polettiane o non: il lavoro vecchio lo integriamo su questo. Bisognava porre i paletti minimi alla necessità di conservazione della struttura escludendo qualsiasi riferiment polettiano, adeguamento sismico e strutturale. Questo è chiaro». Tutto nelle mani – riunione – della maggioranza.

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Una parte della documentazione

Il nuovo cammino: torre scenica e galleria

Premessa finita, ora l’attualità e la palla va di nuovo a Giorgini: «Siamo andati a Milano per parlare con l’ingegnere Salvatoni e capire se e come si può recuperare quel progetto per la torre scenica perché non volevamo buttare via il lavoro già svolto, già autorizzato dalla soprintendenza. La torre scenica è traslata di un paio di metri innanzitutto. In base ai confronti con l’ufficio cultura ne è nata un’ipotesi semplice visto che il vincolo vieta la demolizione della galleria e della struttura laterale: si prosegue con la galleria fino ad arrivare alla zona del palco. Questo si rialza rispetto al progetto originario di Salvatoni per avere due vantaggi: sotto al palco si può avere spazio per inserire tutta la parte dei camerini, accessibili da largo Sant’Agape. L’altro vantaggio consistente è di avere un ‘ridotto’ di oltre 200 posti. Dunque si viene a creare una sala principale di oltre 800 posti e un ridotto di oltre 200 che può essere utilizzato autonomamente da quella principale».

Cinti e Giorgini

Largo Sant’Agape e la sala espositiva

Giorgini continua con un altro aspetto: «C’era un’ipotesi deliberata dalla precedente giunta che prevedeva l’ampliamento verso largo Sant’Agape delle strutture del teatro. Abbiamo mantenuto un piccolo volume esterno in tal senso, già in regola con il Prg, per inserire locali tecnici, uffici e, nell’ultimo piano, una sala espositiva dove pensiamo sia utile esporre elementi, immagini e documenti relativi alla storia del teatro Verdi». Prima della breve pausa per visionare la documentazione il consigliere di Senso Civico Gentiletti (sono lui e Rossi a definire «blitz» il tentativo di mercoledì in giunta) fa presente che «in tutto ciò esiste un problema di trasparenza nel percorso, c’è la necessità di discuterne in consiglio comunale».

IL TEATRO E I «FALSI PROFETI»

Lo scontro: Giorgini e Cinti vs Rossi

Patrizia Braghiroli (M5S) riparte esprimendo soddisfazione: «Sono cinque anni che sono in consiglio e si è sempre parlato del vuoto, ora c’è un metaprogetto da visionare quantomeno e sono felicissima. Su questo si può ragionare. Certo, sono sconfortata dall’atteggimento di Melasecche, si poteva comportare in maniera diversa. La città merita di rientrare in quel teatro e noi chiedevamo di evitare un mero recupero del cinema-teatro, però nel frattempo sono sopraggiunte delle difficoltà e sono insormontabili. Ho solo dei dubbi sull’eventuale riaffidamento al gruppo di Milano – si riferisce a Salvatoni – che ha già presentato un progetto un pochino opinabille». Paolo Cicchini è conciso: «Terni ha fame non di un semplice teatro. Il Poletti un falso storico? E allora la fontana di piazza Tacito con la sostituzione dei mosaici?». Federico Brizi (Lega anche lui) concorda: «Non livelliamoci verso il basso». Quello che tuttavia fa innervosire Giorgini è Rossi: «Ringrazio me stesso – ha esordito – per aver riportato il tema in aula. Possibile che questo sia l’unico progetto possibile? Non credo. Serve un concorso internazionale di idee, come si può fare partendo da un’idea del genere? A me non piace perché non è all’altezza del teatro storico. Ci vuole ben altra qualità, rischiamo un Secci 2. La sala prove non serve. Una spasa di sedie». L’architetto del Comune assorbe e a microfono spento reagisce: «Hai offeso e anche tanto, te l’ho detto anche al di fuori di qui». Bene. Paolo Angeletti (Terni Immagina) dissente: «La penso diversamente da Rossi, è solo un metaprogetto e bisogna ragionare sulle condizioni che ci sono. La strada del Poletti è sbarrata. Buona idea dei tecnici».

Cassutti

Mirino su Melasecche: «No sotterfugi»

Calmate le acque tutte le attenzioni si spostano sull’assenza del titolare ai lavori pubblici. A partire da Paola Pincardini del Gruppo Misto: «Era vitale la sua presenza. I vincoli si possono ridiscutere?». Bis Gentiletti: «Il metodo poteva e doveva essere diverso. E il concorso di idee?». Anna Maria Leonelli chiede se è possibile approvare una cosa del genere in giunta. A ‘godersi’ la commissione ci sono anche Paolo Leonelli, Giampaolo Petruccia, Maria Grazia Magini, Giuseppe Belli e Valter Cassutti: quest’ultimo si alza e ad alta voce entra in tackle sull’assessore. «Questi sotterfugi non ci piacciono, così come la sua assenza».

Il progetto di Salvatoni

Lo sfogo dei tecnici: «Noi considerati di serie B, sfigatelli»

Prima di far parlare Marzia Ubaldi (attrice teatrale e doppiatrice, vedova di Gastone Moschin, si espone in rappresentanza dei cittadini presenti) c’è l’ultimo intervento di Giorgini e Cinti. Una sorta di sfogo: «Noi talvolta siamo considerati di serie B in quanto del Comune, un po’ sfigatelli. Mi fa arrabbiare che un consigliere attacchi in questo modo non mostrando rispetto», il riferimento a Rossi. «Vorrei più rispetto. E al teatro ci teniamo anche noi». L’esponente di Terni Civica si scusa e infine tocca a Cinti: «Noi ci accolliamo una marea di responsabilità per il procedimento, Rup in test. Ci sono disagi nel nostro lavoro, dobbiamo dare risposte ad istanze politiche. Quando verrà il grande nome per la progettazione del teatro gli diciamo che non rispetta la struttura storica?». Facile indovinare a chi si rivolge.

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