Dissesto Terni: Usi, annullata ammissione

Il via libera – massa passiva – c’era stato oltre un anno fa: stop in autotutela dell’Osl, scatta la verifica. M5S attacca. Intanto prosegue scontro col tesoriere: sospesa istruttoria

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di S.F.

Annullamento in autotutela della delibera firmata nella primavera del 2019 e richiesta di un approfondimento istruttorio agli uffici della direzione attività finanziarie per la fondatezza dell’istanza presentata nel luglio 2018. A decidere la ‘revisione’ dell’ammissione alla massa passiva del debito fuori bilancio – si parla di dissesto e procedura semplificata per chi vanta crediti con l’ente – legato all’Umbria Servizi Innovativi S.p.A, in liquidazione dal 2015, è l’Organo straordinario di liquidazione del Comune di Terni: niente 1,2 milioni di euro per il momento. Nel contempo prosegue lo scontro con il tesoriere, Unicredit.

PRIMAVERA 2019, L’AMMISSIONE DA OLTRE 1 MILIONE

L’organo straordinario di liquidazione del Comune di Terni

Passo indietro. La ragione

L’Usi – liquidatore Cristiano Chiappafreddo – aveva avanzato una richiesta da 4,8 milioni di euro e l’Osl diede il via libera per circa il 25%. A distanza di oltre un anno ecco il passo indietro dell’Organo: la presidente Giulia Collosi, Eleonora Albano e Massimiliano Bardani scrivono infatti che sono state «sottoposte ad approfondimento istruttorio tutte le istanze relative a debiti fuori bilancio rientranti nella medesima categoria, onde verificare puntualmente la sussistenza degli elementi richiesti dalla giurisprudenza contabile per il loro riconoscimento, in particolare utilità ed arricchimento per l’ente. Dal riesame – il motivo dell’annullamento – è emerso che, nel caso di specie, l’attestazione del dirigente non reca adeguata dimostrazione e quantificazione dell’arricchimento prodotto all’ente dalla prestazione a monte del debito e non sono state emesse fatture in relazione all’intero importo, rendendo parzialmente dubbia la stessa certezza, liquidità ed esigibilità del credito».

BILANCIO E TESORIERE: SCONTRO COMUNE-UNICREDIT

Scontro con il tesoriere, si attende la magistratura

Per quel che concerne il contrasto di visione con Unicredit sul debito del Comune verso il tesoriere – oltre 7,5 milioni di euro – l’Osl ha sospeso l’istruttoria per l’ammissione alla massa passiva: riguarda la quota dell’anticipazione di tesoreria impiegata nel 2017 e poi rimborsata. Se ne occuperà la magistratura. Per palazzo Spada la competenza – si appoggiano su un parere del ministero dell’Interno – è del dissesto, mentre dall’altro lato puntualizzano che la richiesta dell’amministrazione è illegittima, «ritenendo il debito di competenza dell’ente». Come già noto questa situazione non ha consentito la parificazione del conto del tesoriere con polemiche e bagarre politica sul tema.

Il gruppo M5S

M5S: «Condono del sindaco»

Martedì mattina sono i consiglieri comunali del M5S – Federico Pasculli, Valentina Pococacio, Luca Simonetti, Claudio Fiorelli e Comunardo Tobia – a commentare la revoca in autotela sull’Usi: «È l’ennesima prova del condono fatto dal sindaco di Terni nei confronti dei responsabili del dissesto. Così il centrodestra ternano cancella con un colpo di spugna tutte le colpe di coloro che nel corso di decenni hanno contratto debiti in violazione delle norme contabili, aumentando la massa debitoria senza copertura, senza che questi rispondano ai due criteri previsti, quello dell’utilità e dell’arricchimento per la collettività. Perché tutti i consiglieri – proseguono – di maggioranza, compresi quelli che per anni hanno condiviso nel M5S questa posizione, nella loro piena facoltà e diritto d’iniziativa hanno abdicato alla loro responsabilità di non riconoscere tali debiti a bilancio, seguendo una discutibile interpretazione da azzeccagarbugli? Come mai l’Osl ha dovuto chiedere una verifica sulla prerogativa di debito fuori bilancio dell’ex Usi? E perché revocare tale riconoscimento ai debiti dell’ex Usi e lasciare invece quelli del lodo Cosea e dei servizi educativi? L’assessore Masselli sembra sicuro della bontà del suo operato e ci auguriamo per lui e per tutti i cittadini ternani che non sconti le stesse decisioni politiche pagate da qualche suo – chiudono – predecessore, anche lui al tempo piuttosto sicuro di sé. Ci chiediamo infine come sia possibile che il Comune di Terni continui a navigare nell’incertezza su questioni di estrema importanza come il futuro del Sii e soprattutto dell’Asm mentre la maggioranza resta in silenzio e a Palazzo Spada non si fanno consigli, né commissioni».

«Sindaco dovrà valutare cambio della politica programmatica»

Ad intervenire sul tema – sempre martedì – è anche il consigliere comunale di Uniti per Terni Emanuele Fiorini: «L’Organismo straordinario di liquidazione sospende ogni decisione in merito all’ammissione alla massa passiva del debito segnalato dal responsabile del servizio finanziario di oltre 7,5 milioni di euro, come richiesto dall’Ente. È evidente come il sindaco, in assenza di risorse alternative, dovrà valutare il cambio della politica programmatica del Comune di Terni. Come da me sostenuto – prosegue – ed evidenziato agli organi competenti, come sottolineato anche dall’ex assessore Sara Francescangeli nelle sue dichiarazioni rilasciate in audizione, i famosi milioni di euro di anticipazione di tesoreria, andrebbero a capo dell’ente anziché dell’Osl, come invece sostenuto dalla giunta Latini, quale quota passiva di pertinenza del dissesto. Se il giudizio della magistratura contabile darà ragione al tesoriere comunale ai sensi dell’ art. 255, comma 10 del Tuel (Testo Unico Enti Locali) il Comune di Terni sarà di nuovo in dissesto. Allora per non peggiorare la situazione, invito l’amministrazione comunale – conclude – a dare mandato al responsabile del servizio finanziario di sospendere tutti gli atti onerosi (contrazione di debiti) fino al pronunciamento della magistratura contabile. Anche perché se fosse accertato un nuovo dissesto, tutti gli atti compiuti dopo il 2018 (anno in cui è stato dichiarato il dissesto) nella cui massa passiva l’amministrazione comunale vorrebbe far ricadere anche gli oltre 7,5 milioni di euro, andrebbero annullati e l’ente non potrebbe accendere ai mutui come previsto dall’ art. 249 del Tuel».

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