C’è anche un geometra 39enne dell’ANAS originario di Terni e residente a Varese – Riccardo Lazzari – fra gli arrestati della seconda trache dell’operazione ‘Krimisa’, messa in capo dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e dall’Arma dei carabinieri. Undici le persone finite in carcere venerdì – fra le province di Milano, Varese, Pavia e Reggio Calabria – su ordine del gip di Milano, Alessandra Simion. Al centro dell’inchiesta, che già nel luglio del 2019 aveva visto l’esecuzione di ben 34 provvedimenti restrittivi, le infiltrazioni di tipo mafioso nel tessuto socio economico di alcuni comuni lombardi. Condotte tutte aggravate dal ‘metodo mafioso’ perché commesse – spiega l’Arma – per agevolare le attività consortili della locale ‘ndrangheta (il clan ritenuto più potente in Lombardia) di Legnano – Lonate Pozzolo. Al professionista ternano, dipendente ANAS, si contesterebbe in particolare di essere intervenuto in un cantiere stradale di Vanzaghello gestito dalla Vale Scavi di Casoppero, senza però comminare alcuna sanzione al costruttore, «pur se pienamente consapevole – scrive il gip – dell’illiceità dei lavori, anzi dette la possibilità agli operai di concludere l’opera ‘sotto la sua protezione’». Dietro quella condotta omissiva, per gli inquirenti, c’era infatti la promessa di ricevere in cambio un escavatore: «Qui di colleghi miei un po’ sceriffi ci stanno però, (…) – è un estratto di una intercettazione relativa al Lazzari – finché ci sto io che tengo le redini, regge il sistema».