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Home » Economia Umbria, giù fatturato per l’80% delle imprese

Economia Umbria, giù fatturato per l’80% delle imprese

di Simone Francioli
12 Novembre 2020
in Coronavirus, Dal territorio, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Quasi il 20% in meno di compravendite di abitazioni, diminuzione del fatturato per otto imprese su dieci, calo diffuso in tutti i principali settori, aumento dell’export solo per i prodotti chimico-farmaceutici/cartari e crollo del numero delle persone che ricercano occupazione (-18,3%). Sono alcuni dei dati contenuti nell’aggiornamento congiunturale per l’economia dell’Umbria da parte della Banca d’Italia: focus sulla prima parte del 2020 e gli effetti del Covid-19 sul territorio.

IL REPORT DI BANCA D’ITALIA: I GRAFICI

Le conseguenze

Gli effetti più pesanti – ci sono considerazioni che arrivano a coprire fino al terzo trimestre del 2020 – riguardano la ristorazione, il commercio al dettaglio non alimentare e il settore degli alloggi; il calo diffuso in linea generale sfiora il 15% e si registra una riduzione dei volumi produttivi, nonché il crollo delle ore lavorate. «Nella prima parte del 2020 l’economia umbra – si legge nella sintesi del report – ha subito una contrazione molto marcata in connessione con gli effetti dell’epidemia di Covid-19. Nel terzo trimestre l’attività ha mostrato una ripresa, che ha consentito tuttavia un recupero molto parziale di quanto perso in primavera. Le stime più recenti formulate dalla Svimez per l’intero anno indicano un calo del Pil regionale di circa l’11%, più marcato rispetto a quello previsto per l’Italia.  Nell’industria tutti i principali settori di specializzazione, con l’eccezione di quello alimentare, hanno evidenziato una diffusa flessione delle vendite; il calo, che ha interessato in misura analoga i mercati interni ed esteri, è stato più accentuato nei comparti dell’abbigliamento, dei metalli e della meccanica. Ordini e fatturato hanno ripreso a crescere significativamente durante l’estate, senza tuttavia tornare ai livelli del 2019. I piani di investimento, deboli già all’inizio dell’anno, sono stati rivisti al ribasso da un’ampia quota di aziende».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’edilizia, i servizi ed il turismo

Pesanti ricadute sull’edilizia: «Oltre 2/3 delle imprese hanno rilevato una marcata riduzione dei volumi produttivi. La situazione, sfavorevole in tutti i comparti, appare peggiore per l’attività di costruzione di nuovi edifici, anche a motivo dell’accresciuta incertezza delle famiglie sulla propria situazione economica. In prospettiva – si legge nell’aggiornamento – il settore potrebbe tuttavia trarre beneficio dai recenti provvedimenti di rafforzamento degli incentivi fiscali e di snellimento burocratico delle opere di ricostruzione post-terremoto. Il settore dei servizi è risultato il più colpito dagli effetti della crisi pandemica a causa della prolungata interruzione di molte attività e dei perduranti limiti imposti all’aggregazione sociale e alla mobilità. La crisi dei consumi si è riflessa in misura severa sui servizi di alloggio e ristorazione e sul commercio al dettaglio non alimentare. Le conseguenze dell’emergenza sanitaria sul settore turistico sono state immediate e particolarmente intense: nei primi otto mesi dell’anno arrivi e presenze si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2019. Le perdite di flussi turistici accumulate nei mesi di restrizioni alla mobilità e di distanziamento sociale sono state solo in piccola parte compensate dal forte incremento di visitatori italiani registrato in agosto».

Liquidità, attività produttiva e occupazione

Per quel che concerne le condizioni reddituali del sistema produttivo umbro «sono peggiorate per effetto del ridimensionamento dei ricavi. Il saldo tra le aziende che si attendono di chiudere l’esercizio in utile e quelle che prefigurano una perdita è diventato negativo. Per fronteggiare il conseguente forte fabbisogno di liquidità le imprese hanno accresciuto in maniera rilevante la domanda di finanziamenti al sistema bancario; le condizioni di offerta sono state rese più favorevoli dalle misure espansive di politica monetaria e dagli interventi governativi. Dopo una lunga fase di contrazione, i prestiti alle imprese sono così tornati a crescere (+3,3% a settembre). L’espansione, concentrata nella provincia di Perugia, è stata più intensa per le aziende di minori dimensioni, principali destinatarie dei provvedimenti di sostegno del credito. A questi ultimi è riconducibile anche il mantenimento su livelli contenuti del flusso dei crediti deteriorati. La contrazione dell’attività produttiva – prosegue Banca d’Italia – ha determinato nel primo semestre un brusco calo delle ore lavorate e degli occupati a tempo determinato (-15 e -24% rispettivamente). Le attivazioni di contratti sono diminuite in special modo nei servizi, tra i giovani e le donne. L’occupazione si è ridotta nel complesso dell’1,4%; l’impatto della crisi è stato attenuato dal blocco dei licenziamenti e dal massiccio ricorso alle forme di integrazione salariale. Tali strumenti, insieme a quelli a supporto delle fasce più deboli della popolazione, hanno contribuito a un miglioramento nel periodo estivo del clima di fiducia delle famiglie. Queste ultime hanno comunque ridotto la domanda di credito sia per l’acquisto di abitazioni sia per finanziare i consumi.

Le aspettative

Si passa ai depositi bancari: «Hanno fortemente accelerato (+10,1% a settembre). All’incremento di quelli delle famiglie hanno contribuito verosimilmente anche le minori spese per consumi nel periodo di attuazione delle misure di contenimento del contagio e l’accresciuto risparmio precauzionale. La maggiore liquidità affluita al sistema produttivo umbro a seguito delle misure adottate dalla Bce e dal Governo è stata in buona parte trattenuta in risposta ai crescenti timori sull’evoluzione del quadro congiunturale e per la minore propensione a investire; l’incremento delle disponibilità in conti corrente delle imprese ha raggiunto il 29,2%. Le aspettative a breve termine formulate dagli operatori in settembre erano orientate alla prosecuzione della fase di modesto recupero dell’attività. Sulla ripresa – conclude – grava tuttavia il forte grado di incertezza del contesto economico globale, condizionato dalla recente sfavorevole evoluzione della pandemia, che si riflette in una crescente prudenza da parte delle famiglie e delle imprese».

I numeri del 2020

Nella prima parte del 2020 in Umbria ci sono state 31 milioni di ore di Cig (4,8 nel 2019), 11 milione di ore per i fondi di solidarietà (80 mila lo scorso anno), 63 mila domande per l’indennità da 600 euro e reddito d’emergenza per 3.400 famiglie con assegno mensile da 529 euro.

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