Covid, c’è l’ospedale da campo della Regione: collaudo effettuato

Via libera per la struttura da 38 posti letto, 12 di terapia intensiva. Bori (Pd) attacca: «Surreale, è arrivato prima il vaccino». De Luca (M5S): «Nove mesi di attesa»

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«L’ennesimo e basilare tassello del piano di salvaguardia regionale, ma rappresenta anche un valore aggiunto per l’Umbria anche in chiave non Covid. Si tratta, infatti, di una struttura che arricchisce qualitativamente la dotazione della Protezione civile umbra, che potrà essere utilizzata in futuro in caso di eventuali situazioni emergenziali potendo essere collocata dove ve ne sarà necessità». Parole della presidente della Regione, Donatella Tesei, in merito all’ospedale da campo – è nell’area ‘Taramelli’ collaudato negli ultimi giorni: mercoledì mattina c’è la visita in compagnia del commissario straordinario dell’azienda ospedaliera di Perugia, Marcello Giannico. Ci sono 38 posti letto: 12 di terapia intensiva, 16 di sub-intensiva ed i restanti 10 per degenze ordinarie. «Ringrazio la Banca d’Italia per aver creduto ed investito – 3 milioni – in questo progetto e tutte le strutture regionali impegnate nella sua progettazione e nella realizzazione». Come noto ad occuparsene è stata la società vincitrice dell’appalto, la Althea. La superficie è di circa 2.000 metri quadrati.

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Shelter

L’appalto – ricorda la Regione – ha riguardato la fornitura ‘chiavi in mano’ «di tutte le attrezzature e i dispositivi sanitari per l’allestimento dell’ospedale da campo di proprietà regionale idoneo a gestire sia emergenze di tipo sanitario che di protezione civile in genere. L’appalto ha compreso l’individuazione, la fornitura e l’istallazione delle apparecchiature, delle attrezzature, dei dispositivi e degli accessori e quanto altro necessario per il corretto e razionale funzionamento della struttura ospedaliera da campo, completa di quanto necessario al regolare, sicuro e immediato funzionamento, inclusa la messa in funzione e l’assistenza tecnica e formativa finalizzata all’apprendimento tempestivo delle modalità di installazione, smontaggio, stivaggio e di riutilizzo di tutte le apparecchiature e dei dispositivi accessori. Stante la particolare dotazione di attrezzature sanitarie, per le terapie intensive si è scelto la soluzione di ‘shelter’ mobili (container) precostituiti dotati di tutto punto, più semplici da gestire, facendo riferimento a standard dimensionali già adottati per gli ospedali militari campali». Un padiglione può essere utilizzato per poliambulatori, sala infermieri e in caso di disastro aumentare di ulteriori 10 posti letto le degenze.

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La modifica in corso e il posizionamento

In origine la fornitura doveva esser montata in una area idonea ai fini del collaudo e poi successivamente smontata. «La situazione emergenziale – viene sottolineato – in cui si è trovata la Regione al momento dell’aggiudicazione ha reso necessario modificare tale procedura ed è stata individuata un’area prospiciente l’ospedale di Perugia ove non solo collaudare la fornitura ma anche metterla immediatamente in servizio. Pertanto il layout della struttura campale è stato parzialmente modificato per adattarlo all’area specifica di messa in opera e sono state predisposte lavorazioni aggiuntive per i necessari allacci alle utenze di fornitura ed agli scarichi. Analogamente sono state richieste ulteriori forniture per ottimizzare la gestione infermieristica (sistemi di controllo e chiamata) richieste dagli operatori sanitari del nosocomio perugino. Alla data del 23 dicembre 2020 la fornitura è stata completata da parte della ditta Althea e sono state eseguite le procedure di verifiche di conformità della fornitura per quanto riguarda gli apparati elettromedicali e le forniture sanitarie in genere». Durante il corso della mattinata c’è stata anche la visita presso l’ambulatorio allestito – sempre al ‘Santa Maria della Misericordia’ – per le vaccinazioni. «Siamo molto soddisfatti di aver realizzato – le parole di Alessandro Dogliani, presidente e Ad di Althea Italia nonché Ceo di Althea Group – questa struttura nei tempi previsti, lavorando incessantemente per rispettare gli impegni e mettere a disposizione della comunità umbra ulteriori posti letto utili per fronteggiare l’emergenza Covid-19».

La critica di Bori

Tommaso Bori, capogruppo del Pd in Regione, non è così convinto: «In Umbria è arrivato prima il vaccino che la piena operatività dell’ospedale da campo. Una questione davvero surreale, sulla quale vogliamo vederci chiaro. Per questo ho presentato una richiesta di accesso agli atti, al fine di conoscere se la struttura è dotata delle adeguate caratteristiche, fondamentali vista l’importanza rivestita. Occorre fare chiarezza sulla struttura che risulta essere non priva di criticità anche rilevanti. In primo luogo sembra essere più piccola di quella che era stata concordata, con costi invece lievitati da 3 milioni a 4,5 milioni di euro, e forniture che non corrispondono a quelle ordinate. Il tutto, inoltre, si somma a ritardi e difformità stranamente sottaciute. Accendiamo un faro – conclude – e facciamo la definitiva chiarezza sulla vicenda. In gioco c’è la salute dei nostri concittadini e l’etica delle istituzioni».

De Luca (M5S): «Ci sono voluti nove mesi e 4,5 milioni di euro»

Anche il consigliere regionale del M5S attacca: «Ci sono voluti nove mesi di attesa ed una cifra che dagli iniziali 3 milioni di euro è lievitata a 4,5 milioni per il nuovo ospedale da campo. Inaugurato oggi dalla presidente della Regione, Donatella Tesei, dovrebbe arricchire la dotazione della Protezione civile potendo essere utilizzato in futuro anche in caso di eventuali situazioni di emergenza. Tre milioni di euro lievitati in breve tempo a 4,5 per avere a disposizione 38 posti letto di cui 12 di terapia intensiva, 16 di sub-intensiva ed i restanti 10 per degenze ordinarie. Con meno della metà dei soldi, precisamente 1.750.000 euro, sarebbe stato possibile adeguare l’Ex Milizia di Terni e l’ex ospedale di Monteluce in via del Giochetto a Perugia. Le scelte della giunta regionale sono andate in senso opposto. Ma le motivazioni, purtroppo, continuano a non convincere. Ci era stato detto che non si poteva puntare alla riqualificazione di strutture che non fanno parte del patrimonio regionale. Ci era stato detto che gli interventi erano troppo ingenti a causa della mancata conformità urbanistico-edilizia, della mancanza di prevenzione anti incendio, del fatto che gli uffici tecnici non avevano rilasciato adeguata relazione. Tutte obiezioni non corrispondenti al vero. Strutture, sempre secondo la giunta regionale, non adeguate per scopi sanitari. Nel caso dell’ex Milizia parliamo di migliaia di metri quadri, di proprietà dell’Ater che è un ente regionale. Soprattutto, secondo la presidente Tesei e l’assessore Coletto, questi interventi di adeguamento non erano compatibili a livello temporale con le esigenze dettate dall’attuale situazione emergenziale. In questi nove mesi avremmo fatto il triplo dei lavori. Ma evidentemente meglio spendere il doppio per affidare in appalto la fornitura e l’installazione delle apparecchiature».

 

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