Mesi di attesa per ricevere la prima dose di vaccino Astrazeneca mentre in territori limitrofi – il Lazio – il passo è ben diverso. In Umbria, al netto di conferenze stampa e resoconti numerici, c’è più di qualche problema per la campagna di vaccinazione anti Covid-19: l’ennesima segnalazione arriva da una cittadina classe 1947 residente a Foligno ed è legata alla fascia di età 70-79. «Mi è stato prospettato il mese di settembre per la somministrazione e contattando il numero verde della Regione mi rispondono che è incredibile. La realtà sul territorio è ben diversa da come viene descritta».

Le poche dosi
Il problema di fondo è sempre lo stesso, la scarsa quantità di dosi consegnate ai medici di medicina generale per la somministrazione. Tempi lunghi e campagna di vaccinazione più che a rilento considerando anche il richiamo: «Ho 74 anni – lo sfogo della signora Maria Rita – e parlando con il mio medico ho appreso che di questo passo riceverò la prima dose tra agosto e settembre. Tutto ciò perché loro hanno a disposizione dieci dosi a settimana e assistono – nel suo caso – circa duecento pazienti. Il conto è semplice. Questa è la situazione reale sul territorio». In sostanza il ciclo vaccinale sarebbe completato in autunno: a fine marzo la Regione, presentando il cronoprogramma, aveva indicato in origine agosto come termine per il completamento della fascia 70-79.
PRENOTAZIONE VACCINI, MEDICI DI BASE IMBUFALITI
La differenza con il Lazio
Maria Rita è originaria del Lazio ed è inevitabile il confronto con una delle regioni limitrofe: «Ovviamente non è colpa dei medici tutto ciò. Sì, mancano le dosi ed è incredibile che si mandi una sola fiala a settimana, ma anche la Regione non si è organizzata bene. Ho amici e parenti che vivono nel territorio laziale (sabato 10 aprile partiranno le prenotazioni per i nati nel 1958 e 1959, ndr): mi dicono che da loro è tutto ok e la campagna di vaccinazione procede meglio. Qui in Umbria invece, di questo passo, si devono aspettare mesi per la prima somministrazione». Inoltre si crea un’altra problematica: i medici di base vengono tempestati di telefonate per richiesta di delucidazioni sui ritardi e la gestione complessiva della situazione porta via del tempo per le restanti attività: «Magari ci sono persone che stanno male – spiega un professionista del Folignate – e in questo modo vengono trascurate. Se non si spendono soldi per l’acquisizione di vaccini questo è il risultato. Intanto si dovrebbe iniziare ad aprire nuovi punti vaccinali, stanno accadendo delle cose assurde sul territorio». Le cose non stanno filando proprio bene.