Lettera aperta di un cittadino
di Marco Torricelli
Sabato scorso, interno, giorno. Evento pubblico. Sento un colpetto sulla spalla, mi volto e vedo il sindaco di Terni Leonardo Latini che, sorridendo (ovviamente aveva la mascherina, ma gli occhi erano ‘da sorriso’), mi porge il gomito e mi dice sottovoce: «Ma quando te la pianti?», ovviamente riferendosi alle mie esternazioni sui social, che spesso mettono in evidenza quelle che, ovviamente a mio parere, sono le scelte sbagliate che vengono fatte da chi amministra Terni e l’Umbria.
Il nostro colloquio è andato avanti per qualche minuto, ovviamente a bassa voce e senza tensioni (il sindaco, a differenza dei fin troppi fenomeni che si aggirano per la regione) è persona capace di dire che «la città adesso sta meglio di prima», senza sputare veleno su nessuno e, anche, di accettare un «a me sinceramente non sembra» senza lanciare accuse di malafede, soprattutto perché ricorda, lui almeno, che lo stesso atteggiamento io lo avevo, spesso e l’ho pagato, anche con ‘quelli di prima’. E quando ci siamo salutati, non senza un accenno da parte mia a quanto belli siano i suoi figli (alla battuta, scontata – «meno male che somigliano alla mamma» – il sindaco ha replicato con un ternanissimo «mabbé, quella piccola è il ritratto mio!»), lo abbiamo fatto ridendo e da persone che, pur avendo idee diverse, non sono nemiche e che si conoscono (e si sono anche frequentate) da prima che Leonardo Latini diventasse sindaco.
Dice, e allora? Allora spiego uno dei motivi per cui ‘non me la pianto’. Io sono un 64enne che ha immediatamente aderito alla campagna vaccinale quando la Regione ha ‘aperto’ le iscrizioni, ma ho dovuto rinunciare alla prima convocazione (sms arrivato la sera del 18 maggio, con appuntamento alle 9.10 del giorno dopo) in quanto mi trovavo a Brescia, dove lavoro, e non avevo il tempo materiale per organizzare, con il datore di lavoro, la mia ‘discesa’ in Umbria. Ho così annullato la prenotazione, ma a quel punto è iniziato il calvario. Impossibile riprenotare, il sistema non me lo permette e mi dice che sono stato inserito in una lista di attesa (fin qui nulla di strano, ci mancherebbe), ma mettersi in contatto con il call center ‘dedicato’ (800.192.835) è da giorni impossibile e poi, la sera del 31 maggio, mi è arrivato un sms con il quale mi si convocava, per il giorno 30 giugno, per ricevere la dose di richiamo di un vaccino la cui prima dose, come è ovvio, non ho mai potuto ricevere.
E nel tentativo di capire come risolvere il problema, il calvario è proseguito: inutile tentare con il call center, sono andato a cercare aiuto al centro vaccinale ternano nel quale, oltre all’ennesima prova di quanto possano essere cortesi e disponibili le persone che ci lavorano, non ho trovato risposte; allora ho tentato in farmacia, ma anche lì nessun risultato. Insomma: il sistema messo in piedi dalla Regione ha, sì, preso nota del mio primo annullamento, ma poi è andato avanti lo stesso come se niente fosse. Ed io non sono mai riuscito a comunicare con nessuno che potesse darmi una spiegazione. So soltanto che non posso fare una nuova prenotazione (il sistema non la accetta), ma devo attendere che venga smaltita la lista d’attesa. Con il risultato che potrei ricevere una nuova convocazione come la precedente, che potrebbe arrivarmi di sera con invito a presentarmi la mattina dopo.
Ovviamente – ho già preallertato il mio datore di lavoro – in quel caso non potrò fare altro che partire da Brescia nottetempo, vaccinarmi e poi fare ritorno nel luogo dove lavoro. Il tutto senza mai, ripeto mai, aver avuto la possibilità di verificare che la tanto sbandierata efficienza del sistema regionale sia tale. Anzi. Ecco perché, per rispondere alla domanda del sindaco di Terni ‘non me la pianto’. Perché da cittadino mi sono sentito preso in giro: non certo da lui, ma da un sistema che gestisce la mia vita senza che io possa in alcun modo intervenire.