Terni, 2 mila euro in un giorno spacciando cocaina: condannati

Quattro condanne e cinque patteggiamenti per la droga di ‘Caronte’. Udienza di fronte al tribunale di Terni. Ora l’appello

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di F.T.

È di quattro condanne con le modalità del rito abbreviato e cinque patteggiamenti, il bilancio dell’udienza che si è tenuta nei giorni scorsi di fronte al tribunale di Terni – giudice Chiara Mastracchio -, relativa all’indagine ‘Caronte’ che, condotta dalla sezione antidroga della squadra Mobile di Terni coordinata dal dirigente Davide Caldarozzi, aveva portato lo scorso febbraio all’arresto di nove persone su richiesta del pm Giulia Bisello e su ordine del gip Simona Tordelli.

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Condanne e patteggiamenti

Le condanne sono relative al 30enne ternano Vasco Sabina (5 anni di reclusione), al 37enne albanese Dritan Merdita (4 anni e 4 mesi), al 24enne egiziano Moustafa Sorour (4 anni e 4 mesi) ed al 38enne albanese Everest Osmani (4 anni e 2 mesi). Per loro la prospettiva è ora quella del giudizio di appello. Hanno patteggiato la pena concordata fra il pm e le rispettive difese, il 35enne albanese Emirjon Mirdita (3 anni), il 43enne tunisino Anis Derbali (2 anni e 10 mesi), la 25enne ternana Miriam Piervisani (1 anno e 6 mesi, pena sospesa), il 22enne italiano di origini straniere Mezen Mhadhbi (2 anni, 8 mesi e 26 giorni) e il 28enne ucraino Vladyslav Vapinskyy (1 anno e 6 mesi). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniela Paccoi, Sauro Gili e Ilaria Iannucci.

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Tanta cocaina e tanti soldi

L’indagine ‘Caronte’ era partita nei primi mesi del 2020 da una banale denuncia: quella relativa al furto di una bottiglietta d’acqua avvenuto in un bar alla prima periferia di Terni. Dalle immagini registrate da una telecamera ed acquisite dagli inquirenti, era stato possibile accertare il furto ma soprattutto era emerso un importante ‘giro’ di spaccio di cocaina. Da lì, attraverso attività di indagine più e meno tradizionali, gli investigatori della polizia di Stato erano riusciti a ricostruire le attività del sodalizio, vero punto di riferimento per i consumatori ternani ma anche del Reatino. La casa di via Tre Venezie, di proprietà del Sabina, era il ritrovo, la ‘base’ per coordinare gli affari – magari consumando cocaina insieme -, per confezionare le tante dosi richieste da un mercato sempre più consistente e quindi decidere come e dove spacciarle. Droga venduta a circa 70 euro la dose e capace di far mettere in tasca cifre davvero importanti.

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