di M.T.
Il suo progetto – o, meglio, la sua idea di progetto – per il possibile riuso delle scorie che rappresentano gli scarti delle produzioni di acciaio, l’Ast l’ha messo sul tavolo. Gli unici elementi certi, tra quelli filtrati, sono quelli relativi ai tempi di possibile realizzazione – lunghi – e alla platea di possibili partner alla quale si rivolge: internazionale. Il resto è tutto da capire.
Il ministero Non è escluso che qualche chiarimento possa essere chiesto, all’azienda di viale Brin, nel corso della conferenza dei servizi che è in programma per mercoledì al ministero dell’ambiente e che fa seguito a quella del 2 marzo (qui il verbale) e alla riunione tecnica del 6 maggio (qui il resoconto): in quella sede potrebbe emergere qualche dettaglio in più. Ma sarà bene non farsi troppe illusioni.
Il progetto Quello che Ast ha presentato, infatti, è il classico quadro d’insieme: impossibile non conviderne l’impostazione, ma difficile ipotizzarne l’effettiva possibilità di realizzazione, le tempistiche necessarie e i risultati concreti. Mentre una certezza restano le circa 300 mila tonellate all’anno di scorie che in quella discarica finiscono. E che la faranno crescere ancora a dismisura.
Repulisti Dove le pulizie radicali vanno avanti senza pause, invece, sono quelle interne: con gente che viene messa alla porta senza soluzione di continuità e nel silenzio più totale. Passi per i cambi relativi ai dirigenti – in vialeBrin c’è più traffico che in un aeroporto – ma colpisce il fatto che, a fronte di provvedimenti presi nei confronti , per esempio, di quadri e impiegati, nessuna voce si sia levata per chiedere una spiegazione.
Sindacati Dei cinque sindacati che hanno iscritti in fabbrica, infatti, nessuno ha ritenuto opportuno sollevare la questione: se l’azienda decide di allontanare un lavoratore (la tecnica non prevede solo il licenzamento, ma questo è un dettaglio), la cosa non può sfuggire e, normalmente, provoca una reazione. Stavolta – anzi, queste volte, perché la faccenda va avanti da mesi – niente. E non è normale.