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Home » Sangemini: il tavolo istituzioni-Pessina fa infuriare i sindacati

Sangemini: il tavolo istituzioni-Pessina fa infuriare i sindacati

di Fabio Toni
25 Marzo 2022
in Dal territorio, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Un presidio di lavoratori Sangemini

Un presidio di lavoratori Sangemini

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Non è andato giù a sindacati e rsu l’incontro istituzionale andato in scena mercoledì, a palazzo Donini, tra la presidente della Regione, Donatella Tesei, i sindaci di San Gemini e di Acquasparta, Luciano Clementella e Giovanni Montani, e il presidente del gruppo Ami, Massimo Pessina. Un appuntamento in cui quest’ultimo ha informato le istituzioni dell’andamento del piano quinquennale presentato, risultato in linea – ha detto – con quelli che erano gli obiettivi. Peccato che Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil fossero completamente all’oscuro del tavolo. La loro dura risposta, così, non si è fatta attendere.

Le rassicurazioni dell’azienda

Andando per ordine, nel corso dell’incontro in Regione – ha riferito una nota di palazzo Donini – è stato sottolineato come «stia proseguendo l’azione di efficientamento occupazionale e produttivo, portata avanti attraverso le modalità a suo tempo concordate con le parti sociali. Parallelamente si è consolidato l’assetto proprietario e rafforzato il management». Pessina ha comunicato alla presidente e ai sindaci i primi risultati ottenuti dopo la presentazione del piano, «anche questi risultati in linea con le ambiziose attese, e ha ribadito l’impegno aziendale per il rilancio dei marchi di proprietà. Il tutto nonostante l’indubbia situazione critica dovuta alla congiuntura economica attuale, che ha notevolmente ridotto le marginalità». I rappresentanti delle istituzioni si sono detti soddisfatti di quanto loro comunicato. «Da più di un anno monitoriamo puntualmente questa situazione con ripetuti incontri – ha sottolineato la presidente Tesei – poiché riteniamo Ami una risorsa per il territorio umbro, con importanti ricadute economiche, occupazionali e sociali. Con la proprietà – ha aggiunto – avremo una serie di futuri colloqui per ricevere puntuali aggiornamenti sull’andamento degli stabilimenti umbri». Anche sindaci definiscono l’appuntamento «estremamente positivo perché è stata confermata, anche nei fatti, la ferma volontà di perseguire gli obiettivi di produzione emersi nella precedente riunione». Le amministrazioni, nel rispetto dei propri ruoli, sono «disponibili a garantire il supporto per proseguire nel virtuoso percorso intrapreso».

La rabbia dei sindacati

Giovedì sera, appreso dell’incontro a cose fatte, è arrivata la replica di segreterie territoriali di Fai, Flai e Uila. «Si
apprende delle dichiarazioni del presidente Ami – scrivono -, che parla di buon andamento del piano quinquennale presentato, in linea con gli obiettivi previsti. Mentre la presidente della Regione Umbria ha riferito di un monitoraggio puntuale e costante con ripetuti incontri. Ci domandiamo: questi ripetuti incontri sono avvenuti all’insaputa di tutti i soggetti interessati alla vicenda? E se si, cosa è emerso in questi ripetuti incontri rispetto al tavolo politico ufficiale, aperto presso l’assessorato allo Sviluppo economico della Regione Umbria? Perché gli altri sindaci dei territori coinvolti non sono stati invitati? Forse perché di altre forze politiche?». Le tre sigle ricordano «che il tavolo legittimato per risolvere la crisi del gruppo Acque Minerali d’ltalia è quello che coinvolge le rsu e le organizzazioni sindacali dei lavoratori presenti nei due stabilimenti umbri, legittimate da regolari elezioni» e che «il coinvolgimento unitario delle istituzioni e della politica locale è da supporto al tavolo sindacale, come peraltro sottoscritto in un documento firmato nella sede del Comune di San Gemini tra i sindacati, le rsu, tutte le forze politiche di maggioranza e minoranza, la presidente della Regione Umbria e i sindaci presenti oggi alla riunione». «Ecco perché – proseguono – non comprendiamo questo inspiegabile cambio di rotta, siamo ancora convinti che l’unione fa la forza e che per il bene dei lavoratori coinvolti e le loro famiglie, non siano utili scatti in avanti di singole forze politiche a dispetto dell’azione unitaria sottoscritta».

Leggero incremento vendite

Al presidente Pessina Fai, Flai e Uila e rsu chiedono poi «quali siano i passi in avanti di cui si parla. Ricordiamo che dai dati sulle vendite presentati qualche giorno fa al tavolo sindacale dall’azienda, risulta un leggero incremento rispetto al primo trimestre 2021, ma con una bassissima incidenza del marchio di punta del gruppo Sangemini. Stiamo aspettando un piano industriale che definisca le linee programmatiche di investimenti necessari allo sviluppo dei due siti umbri e di un definitivo rilancio commerciale dei marchi prodotti, con una rete vendite mirata ai nostri marchi. Perché sono ancora troppo pochi gli autotreni che si caricano. Auspichiamo d’ora in avanti che si intraprendano azioni volte ad atti concreti per la risoluzione positiva della grave crisi aziendale e che si evitino inutili spot politici per il bene dei nostri territori, il mantenimento delle attività industriali presenti e la salvaguardia occupazionale. Sempre disposti – concludono sindacati e rsu – ad un confronto costruttivo, concreto ed efficace».

Lombardini (Pd) attacca

Sul tema interviene il responsabile lavoro Pd Umbria Daniele Lombardini: «C’è una evidente drammatica coerenza da parte della giunta regionale di centrodestra nell’affrontare le vertenze aperte in Umbria: delegittimare i tavoli ufficiali e ‘monitorare’ lo svolgersi degli eventi con incontri esclusivi con le proprietà aziendali, seppur ampiamente documentati da servizi fotografici e note stampa istituzionali pieni di sorrisi, visi distesi e strette di mano. Un trattamento riservato, a quanto emerso ieri, anche per la ex Sangemini dal momento che,  a quanto riportano le agenzie ufficiali, si sarebbe svolto un incontro tra la presidente Tesei e la proprietà del Gruppo Ami. Un ‘monitoraggio esclusivo’, un’interlocuzione privilegiata che esclude le organizzazioni sindacali e depotenzia i luoghi reali della discussione: un atteggiamento preoccupante che sta diventando modalità operativa nella nostra Regione. Il Partito Democratico condivide le preoccupazioni espresse dal comunicato diffuso da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e Rsi. Perché non convocare il tavolo appositamente aperto presso l’assessorato di competenza? Perché insistere con queste passerelle con il rischio di strutturare, peraltro in modo volutamente ostentato, un doppio livello della trattaviva? Perché in una situazione di attesa e speranza, ma anche di preoccupazione, alimentare distanza tra proprietà e lavoratori invece di cercare il massimo della convergenza nella ricerca delle miglior soluzione per tutti? Perché istituzionalmente – chiude Lombardini – non massimizzare la platea di sindaci e amministrazioni locali coinvolte per condividere la rotta in una direzione utile per tutto il territorio coinvolto dalla vicenda?».

 

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