Le dimissioni dall’ospedale ‘Bufalini’ di Cesena sono scattate martedì pomeriggio, a seguito degli ultimi accertamenti medici. La prognosi stabilita dai sanitari è di 30 giorni e ora Francesco Latini, l’allenatore di calcio ternano di 32 anni, aggredito il giorno di Pasqua durante un torneo a Gabicce a cui stava partecipando con l’Accademia Calcio Terni, deve osservare un riposo assoluto, evitare qualsiasi trauma, anche piccolo, e sottoporsi a controlli ecografici ogni 7 giorni. Accortezze necessarie di fronte all’ematoma al rene destro riscontrato dopo il trasporto all’ospedale di Riccione – seguito dal trasferimento a Cesena – e ora la speranza è che il problema di salute regredisca senza ulteriori conseguenze.
Aggredito in campo, allenatore ternano rischia un rene. Ricoverato a Cesena
Le indagini
Del caso che ha avuto come protagonista il genitore di un atleta della GDC Ponte di Nona (Roma), che lo ha colpito con un pugno e quindi con un violento calcio ad un fianco quando Latini era già a terra, se ne stanno occupando i carabinieri di Gabicce che, in ragione della prognosi – superiore ai 20 giorni – procedono d’ufficio di concerto con l’autorità giudiziaria competente. In arrivo, per il genitore della squadra romana, la denuncia a piede libero per lesioni personali aggravate e il Daspo.
La telefonata del Ponte di Nona
«Ho ricevuto davvero tanta solidarietà – dice Francesco -, telefonate, messaggi, si sono mossi davvero tutti. Da colleghi allenatori a genitori di ragazzi che ho allenato in passato, poi dirigenti e tecnici di altre squadre, i vertici della Figc umbra e tanti altri ancora. Mi ha fatto tanto piacere perché vuol dire che il calcio è altro, è amicizia, fair play, rispetto. Mi hanno chiamato, martedì sera, anche l’allenatore e il presidente del Ponte di Nona che si sono scusati, hanno mostrato vicinanza ed anche l’impegno a confermare, in sede processuale, come sono effettivamente andate le cose. Io muoverò i miei passi sul piano legale ma insomma, spero di mettermi presto questa brutta vicenda alle spalle e di poter tornare di nuovo con i miei ragazzi, che meritano di vivere la gioia di questo sport e non le brutture».