di S.F.
«La variazione della dotazione di posti letto nel 2021 rispetto all’anno precedente risente in particolare dell’epidemia da Covid-19, mentre è evidente che nel corso del 2022, sperando che grazie all’apporto della vaccinazione anti-Covid 19 la situazione tenda a ritornare verso la normalità, sia intenzione della direzione aziendale di riportare la dotazione di posti letto nei termini previsti dalla programmazione regionale, eventualmente chiedendo delle motivate correzioni in funzione delle aggiornate necessità obiettive». È uno dei passaggi contenuti nella relazione annuale sulla performance 2021 dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni: un documento di decine di pagine contententi i numeri al 31 dicembre 2021, le differenze con l’anno precedente e l’aggiornamento degli indicatori. Resta il nodo dell’attrattività, tirata in ballo dalla stessa azienda.
I SINDACATI TORNANO ALL’ATTACCO: «NULLA CAMBIA»
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Il personale, posti letto e convenzioni
Personale, assunzioni e dimissioni. Tema che nell’ultimo biennio è stato al centro di accese polemiche tra i vertici del ‘Santa Maria’ ed il mondo sindacale; d’altronde le difficoltà sono apparse evidenti più volte. Nella relazione l’azienda ospedaliera spiega che, rispetto al 2020, la numerosità del personale è aumentata di 68 unità (da 1.721 a 1.789): l’incremento maggiore riguarda gli infermieri (+40 nel confronto con il 31 dicembre 2020). Capitolo posti letto. Qui la questione viene presa alla larga, a partire dal numero al 1° gennaio 2020 (pre Covid): erano 540 (502 dei quali ordinari), poi l’impatto del virus con diminuzione a quota 488 e, al 31 dicembre 2021, cifra che sale a 561 (522 ordinari). I guai non sono mancati: «A causa delle problematiche causate dalle varie ondate epidemiche, l’azienda – viene specificato – ha ritenuto necessario avviare delle convenzioni con alcune case di cura private, al fine di favorire l’abbattimento delle liste di attesa delle attività chirurgiche di minore complessità». C’è da sistemare la situazione: «L’esigenza sarà quella di dotare l’ospedale di un numero dei posti letto congruo e tale da poter fare fronte alla domanda di prestazioni della popolazione dell’area ternana che riversa i suoi bisogni in massa verso il locale nosocomio». Per quel che concerne i ricoveri e gli accessi al pronto soccorso, si è passati da 21.355 a 23.989 e da 31.282 a 34.981.
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Giù l’attrattività, l’indice Mes
Altro argomento ‘caldo’ e spesso dibattuto, l’attrattività dell’ospedale di Terni per i pazienti provenienti da fuori regione. Su questo fronte la situazione è andata peggiorando e lo certifica un indicatore Mes (management e sanità): la percentuale per l’alta complessità risulta per il 2021 pari al 14,89% contro il 18,54% del 2020 e, nel pre Covid, il 23,57% del 2019. «Naturalmente anche gli indicatori del Mes – è il commento del ‘Santa Maria’ – risentono degli effetti della pandemia; alcuni di essi hanno registrato miglioramenti (in generale tutti quelli che si riferiscono al pronto soccorso, la degenza pre-operatoria dei dei ricoveri chirurgici programmati, la percentuale di ricoveri in day surgery), mentre altri sono peggiorati (attrazione extra regione, indicatori legati al rispetto di determinati volumi di attività chirurgica)». L’azienda sul tema aggiunge una considerazione nella valutazione dei dai 2021: «Riguardo all’attività erogata a pazienti residenti in altre regioni o esteri, si evidenzia una flessione; il lockdown cui la popolazione italiana è stata costretta per buona parte del 2020, con il concomitante divieto di oltrepassare i confini regionali, ha causato tale riduzione, che è comunque comune alla quasi totalità degli ospedali italiani. Si spera, considerando la forte tradizione dell’azienda ospedaliera di Terni in termini di attrazione di pazienti provenienti da altre regioni, in particolare dalle province laziali di Rieti e Viterbo, che tale fenomeno non abbia subito un’erosione che poi diventi permanente, poiché sia dal punto di vista del bilancio economico aziendale, sia da quello della mobilità attiva complessiva della Regione Umbria tali storici alti livelli di attività hanno da sempre rappresentato una risorsa essenziale. Fortunatamente, al momento di scrivere la presente relazione, i dati sui ricoveri dei primi mesi del 2022 denotano un forte recupero di pazienti residenti nelle altre regioni, pari a circa il 20%». Breve cenno alla cassa: l’ospedale puntualizza che «a fronte di un risultato non soddisfacente raggiunto nel 2020, nel 2021 la situazione economicofinanziaria aziendale è tornata in positivo con uno scostamento assoluto ricavi/costi di 6,9 milioni di euro e uno scostamento percentuale pari al 3,51%».