Una cinquantina di episodi di spaccio documentati fra gennaio e maggio 2023, oltre a una decina di forniture di droga – soprattutto cocaina – proveniente dall’area romana e destinata a Terni. Sequestri preventivi per circa 60 mila euro – orologi, denaro e altri beni – ai danni degli indagati. E quindi sei arresti, con due persone finite in carcere, altre quattro ai domiciliari con braccialetto elettronico e una settima indagata in stato di libertà.
Sono alcuni numeri dell’indagine antidroga ‘Rovi’ emersa mercoledì con l’esecuzione delle misure disposte dal gip di Terni Barbara Di Giovannantonio, chieste dal pm Giorgio Panucci anche alla luce degli interrogatori preventivi svolti nei giorni scorsi dallo stesso gip, e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Terni.

Alla conferenza stampa erano presenti il procuratore della Repubblica di Terni Andrea Claudiani, il sostituto Panucci, il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Antonio De Rosa, il comandante del Reparto operativo, tenente colonnello Giancarlo Caporaso, ed il comandante del Nucleo investigativo, maggiore Marco Ruffini.
In carcere ci sono finiti il 35enne M.V. di Roma e la 38enne L.N.V., originaria della provincia di Milano e residente a Terni. I domiciliari con braccialetto elettronico sono stati invece stati disposti per il 38enne S.S. (nato a Napoli e residente a Terni), il 38enne L.E. (originario di Biella e residente a Terni), il 44enne L.C. (originario della provincia di Caserta e residente a Terni, attualmente ristretto per altre vicende nel carcere di vocabolo Sabbione) e il 37enne ternano M.R.. Indagata in stato di libertà una settima persona, si tratta di una donna di 44 anni.
Il nome dell’indagine ‘Rovi’ è legato al fatto che la droga veniva spesso nascosta in aree boschive, come quella di Palmetta, all’interno di barattoli di vetro, ma anche perché tutto è partito dal ritrovamento di un sacco contenente 3,3 chilogrammi di marijuana, sempre in una zona ‘verde’ di Terni. Da lì i militari dell’Arma sono riusciti ad individuare colui che aveva nascosto la droga e a risalire all’organizzazione, capace di far giungere a Terni e quindi ‘smerciare’, in poco tempo, fiumi di cocaina (un chilo quella sequestrata nel corso delle operazioni).
Tanti i clienti, soliti raggiungere gli spacciatori presso le loro abitazioni per evitare ‘occhi indiscreti’. Oltre ai sistemi ormai classici di indagine, fra servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni ambientali e telefoniche, videoriprese a distanza, gli inquirenti si sono avvalsi dei cosiddetti ‘trojan’. Software in grado di captare le comunicazioni telematiche – dati e chat via Whatsapp, Instagram e Telegram – ma anche di effettuare intercettazioni ambientali attraverso i microfoni dei telefoni in cui viene ‘inoculato’.
Per gli inquirenti, il gruppo ruotava attorno alla figura di S.S., che poteva contare su due intermediari – per la fornitura dalla cocaina dalla zona romana tramite M.V., residente a Tor Bella Monaca – individuati in L.E. ed L.C.. Una donna, L.N.V., sarebbe stata impegnata nella gestione dei ‘pusher’ a Terni, uno dei quali era M.R.. Gli arrestati sono difesi, fra gli altri, dagli avvocati Francesco Mattiangeli, Marco Francescangeli, Leonardo Capri e Luigi Fiocchi.