Agroalimentare, ansia per il lavoro in Umbria

Le ‘parti sociali’ a confronto con la Regione, che cerca soluzioni condivise, ma le risposte vere arriveranno solo dopo che che gradi imprese avranno definito le strategie

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di M.T.

C’è un passaggio, nella nota con la quale la Regione racconta dell’incontro dedicato alle crisi del settore agroalimenare organizzato lunedì, che spiega – quasi – tutto. La frase è questa: «Le parti sociali hanno condiviso la prospettiva indicata dalla presidente Marini dichiarando la propria disponibilità a compiere un percorso comune, fermo restando che le vertenze aperte dovranno trovare la gestione delle procedure secondo le modalità individuate nei tavoli nazionali già esistenti». 

Vertenze si ‘chiudono’ altrove Perché se è chiaro, giusto e condivisibile l’impegno della Regione – «È necessaria una responsabilità condivisa delle istituzioni, delle associazioni imprenditoriali, delle organizzazioni sindacati per capire, al di là delle specifiche vicende che sono ognuna distinta e diversa, come quelle della Perugina, Colussi ed ex Novelli che hanno trattazioni in tavoli a sé stanti, se possiamo affrontare il tema della prospettiva industriale dell’agroalimentare umbro con una visione che guarda al futuro, che dia certezze al settore e risposte anche sul versante occupazionale», ha detto la presidente Marini – parlando alle organizzazioni sindacati, imprese e loro associazioni di rappresentanza, è altrettanto chiaro che le vertenze aperte non saranno risolte in sede locale. Come è già avvenuto in altri casi.

«Prospettiva di sistema» Tanto che la stessa presidente Marini ha spiegato che quella di martedì è stata «una riunione propedeutica per verificare la possibilità di individuare una rotta comune che ci consenta di affrontare le diverse problematiche del settore in una prospettiva di sistema, mettendo a leva strumenti e risorse che ne possano sostenere lo sviluppo. Si tratta di individuare una rotta che deve coinvolgere tutti gli attori del sistema, anche per affrontare il tema sociale, legato all’occupazione, che è rilevante per la Regione e che non può riguardare esclusivamente le istituzioni e le organizzazioni sindacali. L’obiettivo è quindi quello di usare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione cercando di individuarne di nuovi in una ottica regionale e non solo legate alle singole vertenze». Ma lo si potrà fare solo dopo che le imprese, soprattutto quelle che hanno già deciso cosa vogliono fare – tipo Nestlé e Colussi – avranno chiarito fino in fondo le proprie intenzioni ed avranno, come sempre, avuto il ‘via libera’ da governo sindacati nazionali.

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