Nuovo rinvio per la firma dell’Accordo di programma per Acciai Speciali Terni: per ora gli impegni rimangono ‘sulla fiducia’ e non c’è ancora la parola fine per il percorso che dovrà concretizzare gli investimenti da oltre 800 milioni per il sito siderurgico ternano. L’incontro di mercoledì pomeriggio al MiMIT, convocato dal ministro Adolfo Urso, non è stato ancora risolutivo e così la preoccupazione torna a serpeggiare tra i sindacati, invitati al tavolo a cui hanno preso parte anche Regione, Comune di Terni e azienda (presente l’ad Dimitri Menecali).
Bandecchi
Da rimarcare l’intervento del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che nel suo stile, non ha lesinato bordate all’azienda, parlando senza giri di parole di «ricatti» verso il Comune di Terni sulla questione degli alti costi dell’energia, oltre ad averla accusata di inquinare la città. «È una cosa che mi fa incazzare» avrebbe detto in merito alla questione energetica, «perché se dobbiamo fare sconti li dobbiamo fare a tutti. Il Comune, se vuole, se la compra l’acciaieria insieme allo Stato».
Il costo dell’energia
Show a parte, proprio sul fronte dell’energia il ministro Adolfo Urso ha fatto sapere che il ministero ha «avviato un dialogo» con la presidenza del Consiglio, la Regione, i ministeri competenti e il gruppo Arvedi «volto a valutare la possibilità di ottenere tariffe energetiche più competitive» per Acciai speciali Terni, per garantire allo stabilimento «un approvvigionamento sostenibile a lungo termine, consentendo gli investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali».
L’orizzonte temporale per una soluzione strutturale però è quello del 2029, quando verranno rinnovate le concessioni energetiche. Nel frattempo il ministero sta valutando una ‘soluzione ponte’, ma anche su questo fronte non sono emersi particolari dettagli. Intanto le lancette scorrono e le imminenti elezioni regionali non consentono di svolgere ulteriori incontri a breve termine. Per il 30 ottobre l’azienda ha dato disponibilità ad un incontro con le rappresentanze sindacali a Terni.
Il punto del ministro Urso
Nella sua nota ufficiale il ministro Urso ha spiegato che, in merito all’avanzamento dell’Accordo di programma, «le risorse destinate dal ministero per finanziare il contratto di sviluppo sono già disponibili e potranno essere attivate non appena l’azienda presenterà domanda di accesso a seguito della conclusione del piano industriale». «Stiamo lavorando in sinergia – ha aggiunto il ministro – con tutti gli attori coinvolti: l’azienda ha confermato l’investimento sul piano industriale con il mantenimento dei livelli occupazionali, grazie al sostegno del ministero che ha già destinato le risorse, con la piena condivisione di Regione e Comune con cui sono stati già definiti aspetti importanti dell’Accordo di programma». «Ora c’è anche l’impegno comune a individuare una soluzione strutturale per il problema dei costi energetici, in linea con il quadro normativo europeo» ha concluso Urso.
I sindacati dicono la loro. E c’è preoccupazione
Ma non è così ottimistico, anche se con sfumature diverse, il parere dei sindacati. Il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò, e il segretario generale della Fim Umbria, Simone Liti, pur accogliendo «con estremo favore» le parole del ministro, vedono «ancora alcune nubi sulla concretizzazione dell’Accordo di programma». Secondo D’Alò e Liti, Bandecchi, presente all’incontro, «definisce lontana la firma accusando il gruppo Arvedi di ricattare il territorio sulla stipula dello stesso», mentre «l’azienda da parte sua conferma la volontà di portare a termine gli investimenti così come programmati con 240 milioni impegnati su efficientamento degli impianti, 140 milioni su interventi impiantistici, 27 milioni su elettrolizzatori, 109 su salute e sicurezza, 411 milioni su acciaio magnetico». «Come Fim – scrivono D’Alò e Liti – abbiamo lanciato un allarme al Governo. Queste continue contraddizioni tra le istituzioni locali e le aziende coinvolte non aiutano il confronto e la realizzazione degli investimenti, anzi, possono solo danneggiare e rallentare i tempi di rilancio e dell’occupazione». La Fim ha quindi chiesto «di definire un percorso che ci porti alla discussione di dettaglio del piano industriale, anche alla luce delle sue modifiche emerse e che il Governo eserciti la sua influenza perché le parti coinvolte possano addivenire a un Accordo di programma».
Per Cgil e Fiom si registra «un nuovo nulla di fatto». «Occorre al più presto risolvere le incertezze che da troppi anni colpiscono le condizioni dei lavoratori e impediscono un reale sviluppo del futuro industriale dell’azienda, dell’intero territorio ternano e della siderurgia italiana», affermano in una nota il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo, il responsabile nazionale della Siderurgia per la Fiom-Cgil Loris Scarpa e i segretari generali della Cgil di Terni e della Fiom-Cgil di Terni, Claudio Cipolla e Alessandro Rampiconi. «Azienda, Governo e istituzioni locali – spiegano – non hanno ancora fissato una data per la conclusione del percorso e sulla criticità dell’energia, azienda e Governo hanno preso tempo fino al 2029. Prendiamo atto, inoltre, di un rallentamento degli investimenti annunciati nelle linee guida del piano industriale del 1° aprile 2022». Cgil e Fiom ritengono dunque «necessario e urgente che venga aperto finalmente il confronto sul piano industriale per garantire i livelli occupazionali e il salario dei lavoratori e delle lavoratrici diretti e dell’indotto».
«L’incontro «non ha dissipato completamente i dubbi e le incertezze sulle prospettive industriali di Ast, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministero su una fase avanzata della stesura dell’atto» sostengono anche Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Simone Lucchetti, segretario Uilm Terni. Secondo i due sindacalisti, «a fronte di questa condizione di indeterminatezza» si è però registrata «la piena esposizione del ministro Urso che in prima persona ha confermato il suo impegno nel portare a conclusione positiva la vertenza». «Gli elementi acquisiti, dalle dichiarazioni dai rappresentanti del dicastero rese nella riunione – spiegano Gambardella e Liti – sono stati quelli della conferma dei 240 milioni di euro di finanziamento da parte del MiMIT e del Mase; l’accordo con il Comune di Terni per la discarica e la messa in sicurezza dei suoli; la possibilità di strumenti finanziari per calmierare il prezzo dell’energia fino alla scadenza nel 2029 delle concessioni della centrale idroelettrica, scadenza nella quale si potranno individuare strumenti strutturali per la riduzione dei costi energetici». L’azienda ha inoltre «dichiarato di voler confermare il piano industriale, il volume degli investimenti ed il mantenimento dei livelli occupazionali, pur ribadendo la necessità di avere quanto prima una soluzione strutturale del prezzo dell’energia». I rappresentanti della Uilm spiegano di «aver richiamato ancora una volta le istituzioni al senso di responsabilità per una rapida soluzione della vertenza da cui dipende il futuro dell’intera città ed il destino di migliaia di famiglie».
«Forte preoccupazione» viene espressa da parte della Fismic Confsal, perché «il ministero ha confermato che si sta lavorando per affrontare l’emergenza, ma non sono stati forniti chiarimenti specifici sui passi da compiere» commentano il segretario nazionale Giovacchino Olimpieri, il coordinatore Ast Marco Bruni e la rsu Ast Roberto Rocci. «Secondo quanto dichiarato dal ministro – dicono i rappresentanti sindacali -, la soluzione strutturale per la stabilità dell’azienda non potrà essere implementata prima del 2029, data in cui c’è la scadenza delle concessioni energetiche. Nel frattempo il ministero sta valutando una ‘soluzione ponte’, ma anche su questo fronte non sono emersi dettagli significativi. La nostra sensazione è che tra le parti ci siano importanti distanze». Secondo Olimpieri, Bruni e Rocci «la mancanza di risposte dettagliate da parte del ministero non fa che alimentare l’incertezza e la sensazione è che le risposte non siano vicine. I lavoratori di Ast e dell’intero indotto e loro famiglie non possono attendere fino al 2029 per una soluzione strutturale, e restano nel frattempo i più colpiti da questa situazione». La Fismic Confsal spiega che «continuerà a monitorare attentamente l’evoluzione della vicenda» e che «è pronta a intraprendere tutte le azioni necessarie a tutela dei lavoratori».
Per l’Ugl, rappresentata dal segretario provinciale Daniele Francescangeli e dal coordinatore Arvedi-Ast Antonello Martoni, «dopo un lungo dibattito, tardano ad arrivare soluzioni concrete per sciogliere il difficile nodo del caro energia. Come Ugl abbiamo rappresentato la necessità del miliardo di investimento per la transizione ecologica, l’installazione di nuovi impianti che porteranno al rilancio del sito e al mantenimento e incremento dei posti di lavoro. Infine, se necessario,non esiteremo ad intraprendere azioni volte al mantenimento dello stabilimento e dei lavoratori tutti, diretti e indiretti».