Ast, il piano delude: «Governo agisca»

Dopo l’incontro di Roma sul piano industriale le preoccupazioni non si placano. Sindacati e politica sollecitano un nuovo intervento dell’esecutivo nazionale

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Che l’incontro fosse stato deludente era stato chiaro sin da subito, a partire dalla nota sindacale unitaria inviata giovedì pomeriggio. Una delusione, in merito alle linee guida del piano industriale di Ast illustrate dall’ad Massimiliano Burelli, ribadita e approfondita a 24 ore di distanza dalle varie organizzazioni sindacali presenti al tavolo, che alzano la voce e, in vista del prossimo incontro del 30 novembre, chiedono un’inversione di rotta, ma anche che la questione torni centrale per il Governo italiano. Sollecitazione condivisa anche da alcuni esponenti politici.

La Fim

Di linee guida troppo «generiche» parlano il segretario Fim Cisl Terni, Simone Liti, e del coordinatore nazionale Fim Cisl gruppo ThyssenKrupp, Raffaele Apetino, che stigmatizzano «l’assenza di un preciso piano industriale, ma con un calo dei volumi produttivi e degli investimenti e dell’occupazione». «Questo atteggiamento e la mancanza di chiarezza – dicono i due in una nota – non fa altro che alimentare un clima di incertezza per i lavoratori e il futuro del sito che si aspettano risposte certe e soprattutto chiarezza rispetto all’occupazione. Riteniamo che a fronte di una ritrovata strategicità all’interno della Tk, Ast debba essere chiara rispetto alle intenzioni e presentarsi a questi appuntamenti con un progetto che sia seguito ad investimenti sugli impianti e sul personale in modo da poter reggere la sfida globale in un settore sempre più competitivo. Anche il Governo deve fare la sua parte, serve un sostegno nel versante energetico fondamentale per mantenere concorrenziale il sito ternano». Pertanto la Fim Cisl ritiene indispensabile che nell’incontro del 30 novembre «si facciano significativi passi in avanti nella definizione dei contenuti e che possa collocare Ast in un percorso di consolidamento e sviluppo visto anche gli utili prodotti in questi anni. Come riteniamo assolutamente importante avere risposte concrete nell’avvio della discussione sulla piattaforma integrativa».

La Fiom

Non diversi i toni della Fiom Cgil, in particolare del segretario nazionale Rosario Rappa e di quello generale di Terni, Claudio Cipolla. Secondo i due rappresentanti sindacali «il piano evidenzia una profonda incoerenza tra quanto si dichiara e quanto si mette in campo». «Emerge con forza – continuano – una situazione che sembra di ‘galleggiamento’ anche a fronte dell’assenza di progetti commerciali e iniziative industriali che provano ad andare nella direzione opposta di quanto determinato fino ad oggi. Segnali preoccupanti che rappresentano, a nostro avviso, una scelta precisa di ThyssenKrupp. Scelta non condivisibile che rischia di indebolire ulteriormente il sito di Terni invece di potenziarlo e rilanciarlo. È evidente – concludono Rappa e Cipolla – che rimane fondamentale, dopo gli incontri programmati, il passaggio decisivo al ministero perché il futuro di Ast non può essere deciso in qualche stanza di un albergo romano ma con impegni precisi che ThyssenKrupp dovrà assumersi di fronte al Governo italiano».

Fismic

Ad intervenire per conto della Fismic è invece il coordinatore delle rsu, Marco Bruni, che esprime «perplessità rispetto all’improvviso cambiamento di rotta nelle dichiarazioni dell’azienda, che solo due mesi, nell’incontro al Mise, esprimeva ottimismo sull’andamento complessivo dell’acciaieria», così come dubbi vengano avanzati dal sindacalista sul fatto che «le cause della situazione attuale siano da ricercare esclusivamente nelle problematiche di mercato». Bruni si diche anche preoccupato in merito all’organizzazione del lavoro, soprattutto a fronte della prevista riduzione del personale (da 2.384 a 2.300 lavoratori entro il 2020) e della richiesta di flessibilità totale ai dipendenti. «Sono loro – commenta – ad aver pagato di più l’accordo del dicembre 2014 con perdite occupazionali e salariali, ora sempre a loro si chiedono ancora maggiori sacrifici».

L’Ugl

Si sofferma sulla situazione del mercato il segretario provinciale dell’Ugl Metalmeccanici, Daniele Francescangeli, che si chiede «Ast che cosa stia facendo per fronteggiare il problema della concorrenza asiatica». La Ugl di Terni ritiene che «se sul nuovo piano industriale ci sarà il rafforzamento della rete commerciale con il giusto mix di acciai freddi e caldi, occorre ritornare con il posizionamento sui mercati esteri che a nostro giudizio – scrive il segretario – non deve essere inferiore a un 10% della produzione, questo rappresenterebbe un ottimo risultato in grado di resistere alle bordate dei concorrenti asiatici. Gli investimenti devono essere in linea con il piano del 3 dicembre 2014, ossia non meno di 40 milioni, determinando un incremento della capacità produttiva sui freddi e si deve ripartire dai standard occupazionali attuali, 2.400 unità dirette. Al governo nazionale e locale Ast richiama un mancato rispetto del vecchi accordo in particolare sulle infrastrutture e fondi promessi su ambiente e sulle nuove start up. Attenderemo gli sviluppi dei vari incontri già calenderizzati per rimuovere le posizioni aziendali, altrimenti chiederemo l’immediato coinvolgimento del Governo».

Nevi (Forza Italia)

Lo stesso chiede anche il deputato di Forza Italia Raffaele Nevi, secondo il quale «è ora che il Governo la smetta di occuparsi solo di crisi industriali, che tra l’altro non riesce a risolvere, e cominci a prestare attenzione a ciò che fanno le multinazionali straniere che gestiscono produzioni strategiche per il Paese». «Le notizie che sono arrivate dai vertici della multinazionale sono allarmanti – spiega – e sollecitano un intervento deciso del Governo prima che sia troppo tardi. Forza Italia ha sollecitato più volte la necessità di ridefinire un nuovo patto con la multinazionale affinché ci sia un programma di sviluppo, e non di declino, a fronte del quale lo Stato dovrebbe assicurare attenzione ai cosiddetti vantaggi competitivi riconoscendo la strategicita’ della produzione di inox per il nostro Paese. In sostanza si tratta di fare quello che nel 2004 fu fatto dal Governo Berlusconi con l’aiuto di Antonio Tajani dall’Europa, e poi farlo rispettare come successe all’epoca. Certamente per fare questo occorre un governo serio e autorevole».

Fratelli d’Italia

Sulla questione interviene anche il gruppo consiliare a palazzo Spada di Fratelli d’Italia, secondo il quale «seppure ancora in presenza di un bilancio in utile – spiega una nota -, non possono essere sottovalutati i rischi di un calo di produzione rispetto agli annunci del piano industriale con una drastica riduzione degli investimenti nei prossimi due anni e un annunciato ricorso al taglio di 70-80 posti di lavoro a fronte di un utilizzo spinto della turnazione e degli straordinari. Se sono ineluttabili le responsabilità dei precedenti Governi nel non aver ancora dopo anni risolto le questioni infrastrutturali (Terni- Porto di Civitavecchia, Bretella Terni Est, costi energetici) che fanno avere al prodotto italiano un costo di produzione superiore a quello di vendita degli acciai orientali, la necessità delle istituzioni locali è quella di rilanciare la spinta verso il Governo e verso la Regione Umbria dileguatasi nell’utilizzo di quei fondi per la riconversione industriale ed il ricollocamento verbalmente promessi dopo il ‘piano Morselli’».

Liberati (M5s)

Si sofferma invece ancora sulla questione ambientale il consigliere regionale di M5s Andrea Liberati. «Il sito produttivo – scrive – continua inevitabilmente a perdere occupati: se nel 1981 erano 6.780, nel 1998 assommavano già a 3.424. Dal 2014 siamo scesi a 2.376, ma si annunciano nuovi tagli. Cosa resta a noi? Una velenosa terra dei fuochi a un passo dalla Cascata delle Marmore, grazie pure a pericolosissime discariche – le più importanti del centro Italia – fatte crescere a dismisura, mentre dovevano essere sequestrate anni fa. E invece continuano tuttora ad accogliere centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti industriali ogni anno: annuncio che, su questo tema, stiamo per operare sul piano politico più ampio, scrivendo anche alle procure di tutta Italia, nell’attesa che da quella locale qualcuno muova doverose obiezioni, a fronte di denunce, esposti, palesi violazioni di legge che, da decenni, procedono dritti dritti verso il buco nero delle archiviazioni e delle prescrizioni».

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