Ast, le nuove indagini sarebbero ‘benvenute’

Le ulteriori perquisizioni della Forestale potrebbero fare il gioco di Lucia Morselli

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di M.T.

La faccenda è seria. Parecchio. Molto più di quanto si vorrebbe cercare di far credere. E la nuova visita della Forestale negli uffici di Ast – nella giornata di mercoledì – potrebbe avere delle ricadute ben diverse da quanto si potrebbe pensare.

Porte aperte Perché l’impressione che si ha è che, in casa Ast, si stia facendo il tifo proprio per la Forestale e per chi – la procura della Repubblica – coordina le operazioni. Strano? Forse, ma a pensarci bene nemmeno tanto. L’operazione ‘Acciaio d’oro’ – di una prosecuzione delle indagini si tratterebbe – a ben vedere ha permesso a Lucia Morselli, grazie anche all’altra operazione ‘Do ut des’, di spazzare via, di fatto, quasi tutta la vecchia catena di comando ereditata dalla vecchia gestione e dalla quale, senza nemmeno farne più troppo mistero, la ‘lady d’acciaio’ ha decisamente preso le distanze.

Segnali Perchè, è una delle interpretazioni, dal momento che le notizie che arrivano in Germania potrebbero disorientare gli investitori – preoccupati per la ‘piega giudiziaria’ presa da eventi che rimetterebbero in discussione una situazione che era stata presentata come ‘pacificata’ dopo la vertenza sindacale – è bene che emerga con chiarezza che chi oggi è al timone intende invertire la rotta e chiudere i conti con un passato considerato imbarazzante.

Le ricadute Evidente, però, che questo atteggiamento potrebbe – forse sta già portando – l’Ast a rivedere alcuni atteggiamenti storicamente tenuti anche, e soprattutto, nei confronti della classe dirigente, a tutti i livelli, locale. E la decisione di mettere in discussione il progetto relativo all’impianto di recupero e riciclaggio delle scorie non sarebbe per niente estranea al contesto. Quel progetto, infatti, viene considerato, a viale Brin, figlio legittimo di quel passato. Con tutto quello che ne consegue.

Possibili forzature Altra e, ovviamente diversa, è un’altra interpretazione: c’è chi, infatti, vede nell’atteggiamento di Ast il tentativo di sfruttare la situazione – il periodo preelettorale non va mai trascurato – per accumulare vantaggio e, approfittando dell’inevitabile circospezione con la quale sono costretti a muoversi tutti, sia chi governa che chi vorrebbe farlo in futuro e pure chi pur non avendo grandi chances non vuole buttar via nemmeno un possibile voto, guadagnare spazi di manovra nuovi e per certi aspetti, nemmeno troppo prevebili fino a poco tempo fa.

Chiarezza cercasi Spazi di manovra che, in soldoni, si potrebbero concretizzare in rapporti di forza nuovamente sbilanciati a favore dell’azienda, con la quale – ammesso che la resa dei conti si possa rimandare a giugno – si dovrà tornare a discutere su basi diverse. Perché le indiscrezioni fanno riferimento ad una serie di faldoni, in aumento di volume, che confermerebbero un intreccio perverso – spesso inconfessabile, ma che adesso sarebbe ricostruibile – venutosi a determinare negli anni tra la palazzina dirigenziale di viale Brin e altri, molti altri, uffici locali.

Gli appalti Un intreccio che avrebbe determinato anche la concessione – mai illegale, ma spesso discutibile – di appalti e di contratti per la fornitura di servizi e materiali, ma che avrebbe anche ‘drogato’ i rapporti tra l’azienda e molti interlocutori, creando quella che i bene informati definiscono come un sistema perfettamente funzionante, ma che si reggeva sul tacito accordo del silenzio. Che ora, anche e soprattutto per le indagini – peraltro, si dice, opportunamente incoraggiate dall’interno – si potrebbe essere rotto. Non resta che aspettare che, ai primi sussurri, facciano seguito parole chiare.

 

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