Ast, morte Menichino: «Prassi non sicure»

Il consuente incaricato dal tribunale di accertare la dinamica e le reponsabilità della morte dell’operaio, ha depositato la perizia

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di F.T.

Il consulente tecnico incaricato, l’ingegner Gian Luca Mannaioli, incaricato dal gip Simona Tordelli nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dal pm Tullio Cicoria in merito alla morte dell’operaio Ast Gianluca Menichino, ha depositato la propria perizia. Nel documento il professionista analizza la dinamica del grave fatto accaduto il 10 luglio scorso presso il reparto Lac2-Pix1 dello stabilimento di viale Brin e le possibili responsabilità. Materiale che andrà a costituire un passaggio fondamentale dell’indagine aperta dalla procura sulla morte dell’operaio 35enne ternano, sopraggiunta a sei mesi di distanza dall’incidente.

COMMOSSO ADDIO A GIANLUCA MENICHINO

Gianluca Menichino

Le conclusioni Partendo dalle conclusioni, il consulente osserva che «la causa dell’incidente (fattore determinante) è stata sicuramente il movimento anomalo del coil; la concausa (fattore modulante) che lo ha trasformato in un infortunio, è stata sicuramente il posizionamento dell’operatore sulla scala; gli apparati meccanici hanno funzionato regolarmente e non sono la causa dell’incidente». Secondo l’ingegnere «non è possibile sapere con certezza cosa abbia innescato il movimento anomalo del coil, se una manovra errata, un inciampo/scivolamento o un malore dell’operatore». E poi: «Dall’analisi dei documenti a disposizione emerge l’obbligo per gli operatori di controllare la chiusura della pinza sul coil. Data la difficile visuale offerta dall’area di manovra, è consuetudine accettata che alcuni operatori usino la scala per fare questo controllo». Infine, conclude, «il ‘Documento valutazione rischi’ non contiene un’analisi dei rischi dedicata a questa specifica zona di lavoro dove interferiscono una linea di produzione, uno spazio di manovra per operazioni di sollevamento, una scala di servizio/sicurezza».

«Prassi non sicura» All’interno della propria relazione, il consulente incaricato dal tribunale illustra nel dettaglio gli aspetti citati: «Dai rilievi peritali è emerso che le strutture circostanti le zone di manovra risultano impattate in vari punti ed alcuni di questi sono stati anche riparati con saldatura dopo una evidente rottura. Questo dato messo in correlazione alle modalità del controllo visivo sopra descritto, porta a concludere che nel reparto si fosse instaurata una prassi consolidata che consentiva agli operatori di utilizzare la scaletta come punto preferenziale di visione, qualcuno di questi poteva anche cominciare la manovra in tale zona e, in caso di inevitabili urti accidentali, si è proceduto comunque alla riparazione delle strutture. Inoltre nessun operatore ha segnalato, durante le riunioni di squadra, che quella posizione fosse troppo sotto il carico per essere normalmente utilizzata, come sicuramente insegnato nei corsi di formazione per carropontisti. Infine nessun preposto ha individuato questo punto come critico, nemmeno dopo gli urti che hanno anche necessitato di apposita riparazione. Questo comportamento passivo sia degli operatori che dei preposti ha portato all’instaurazione di una consuetudine di comportamento non sicuro unanimemente accettato».

Il pm Tullio Cicoria

«Dvr incompleto» «Si rileva – osserva il perito – una inerzia nella dinamica di applicazione delle norme sulla sicurezza in quanto, a seguito dei precedenti urti avvenuti nella zona del sinistro, si è proceduto alla riparazione delle strutture senza analizzare le modalità delle rotture e senza proporre delle modifiche alle zone di lavoro o alle procedure operative affinchè il fenomeno non si ripetesse. Tale mancanza è dovuta sia al personale operativo che durante le riunioni di squadra non ha sollevato il problema (almeno nei verbali a nostra disposizione) sia al personale preposto che ha proceduto alla riparazione senza generare una Rca (root cause analysis, ricerca delle cause della non conformità) e le relative azioni correttive. Alla luce di quanto sopra il Dvr (Documento di valutazione dei rischi) risulta incompleto in quanto mancante di una analisi dei rischi di quella zona, con particolare attenzione alla interferenza in un spazio ristretto di una linea di lavorazione lamiera, di uno spazio di manovra per organi di sollevamento ed una scala di servizio/sicurezza».

L’udienza In aula, per analizzare le conclusioni del consulente, ci si tornerà il prossimo 21 febbraio. Dopodichè gli atti verrannno restituiti al pm per le successive determinazioni. Attualmente sono nove le persone indagate per omicidio colposo. I familiari di Gianluca Menichino sono assistiti dall’avvocato Marco Tudisco mentre la perizia di parte, destinata a finire nel fascicolo d’indagine, è stata svolta dal dottor Vincenzo Cancellara.

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