Ast, morte Menichino: «Processo per nove»

Terni, è la richiesta del pm Cicoria. Udienza preliminare ad ottobre. Il magistrato: «Incidente caudato da consuetudine consolidata e accettata»

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La procura di Terni ha chiesto il processo per nove persone – quelle inizialmente indagate per lesioni e, successivamente, per omicidio colposo – in relazione alla morte dell’operaio ternano Gianluca Menichino, avvenuta il 9 gennaio del 2018 dopo sei mesi di agonia, in seguito alle gravissime lesioni riportate nell’incidente sul lavoro di cui era rimasto vittima il 10 luglio del 2017 presso il reparto Lac2-Pix1 dell’acciaieria di Terni. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 9 ottobre di fronte al tribunale di Terni che dovrà deciderà sugli eventuali rinvii a giudizio: con tutta probabilità – in attesa dell’ufficialità – per quella data saranno già cambiati sia il giudice che il pubblico ministero, visto che i magistrati Federico Bona Galvagno (gup) e Tullio Cicoria (pm) potrebbero lasciare Terni entro la prossima estate.

MORTE MENICHINO, TENSIONE IN TRIBUNALE

Gianluca Menichino

Rischiano in nove

Il processo – a tutti è stato contestato il reato di omicidio colposo in relazione alla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro – è stato chiesto per coloro che al tempo dei fatti ricoprivano i ruoli di direttore di stabilimento di Ast, direttore di produzione, il responsabile della produzione a freddo inox, i preposti alla produzione, alla manutenzione, alla gestione e manutenzione dei carriponte, al trattamento, il capo turno al trattamento, il capo turno alla manutenzione del reparto Pix1 di Ast.

La ricostruzione

Così il pm Cicoria ricostruire il drammatico incidente: «Sulla linea Lac2 dell’area trattamenti del reparto Pix1 di Ast, il 10 luglio 2017 alle ore 14.30 circa, Gianluca Menichino, operatore di fine linea, apriva il cancelletto interbloccato per apporre due targhette identificative su un coil, richiudeva il cancelletto, si posizionava sulla scaletta di accesso al pulpito, posizionava la pinza sopra il coil, inseriva i perni della stessa sul diametro interno del coil, stringeva la pinza e sollevava il coil, che invece di dirigersi verso il centro del capannone si spostava in senso trasversale verso la scaletta, urtava quest’ultima distruggendone il parapetto, schiacciava Gianluca Menichino contro il battipiede del pianerottolo superiore e deformava anche il corrimano di quest’ultimo. Il coil – scrive il pubblico ministero – terminava la corsa appoggiandosi sulla scala e sul corpo di Gianluca Menichino che riportava lesioni gravissime: politrauma, fracasso facciale, fratture multiple della base cranica, frattura bilaterale della rocca petrosa, frattura infossata temporo-frontale destra e lineare sinistra, estesa emorragia subaracnoidea bilaterale, lacerazioni parenchimali cerebrali, pneumoencefalo, trauma toracico chiuso con area consolidativa parenchimale polmonare basale bilaterale, frattura scomposta esposta avambraccio sinistro, a causa delle quali perdeva la vita il 9 gennaio del 2018 all’ospedale di Branca in Gubbio, dove era stato ricoverato per insufficienza cardio-respiratoria acuta dovuta a shock settico secondario a broncopolmonite in paziente in stato di coma vegetativo secondario a gravissimo politrauma. Cause dell’incidente erano movimento anomalo del coil e posizionamento di Gianluca Menichino sulla scala, da cui manovrava il coil secondo consuetudine consolidata ed accettata, in base alla quale gli operai utilizzavano la scaletta come punto preferenziale di visione, avendo necessità di accertare l’avvenuta chiusura della pinza sul diametro interno del coil. Qualcuno iniziava la manovra in tale zona e, in caso di inevitabili urti, si provvedeva alla riparazione; non è stato possibile stabilire con certezza la causa del movimento anomalo del coil, se manovra errata, inciampo, scivolamento, malore di Gianluca Menichino; l’azionamento accidentale del joystick del radiocomando per scivolamento è verosimile per breve distanza del coil dal punto dell’impatto con l’infortunato (metri 2,30) ed il tempo di traslazione (2-3 secondi); gli operatori non segnalavano, durante le riunioni di squadra, che quella posizione era molto pericolosa, essendo sotto il pesante carico sospeso; i preposti suddetti non individuavano questo pericolo, nemmeno dopo gli urti, che richiedevano riparazioni; non si analizzavano le modalità delle rotture e non si proponevano modifiche alla zona di lavoro suddetta o alle procedure operative affinché tali eventi non si ripetessero; non informavano il datore di lavoro per eventuali azioni correttive».

I legali

I familiari di Gianluca Menichino – il padre, la madre e la sorella – si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Marco Tudisco del foro di Terni. Fra i legali difensori dei nove per i quali è stato chiesto il processo, figurano gli avvocati Luciano De Luca, Pierguido Soprani e Andrea Garaventa. Fra le persone offese individuate nel contesto delle indagini preliminari, figurano anche il ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps e l’Inail.

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