Ast, stop ‘obbligato’ ma il futuro è incerto

La decisione di fermarsi è legata alle decisioni governative e alla volontà di non creare ulteriori tensioni. Ma non tutte le filiere sono in crisi

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Dopo lunghe giornate di confronto e un’ultima, intera, notte di trattative con le organizzazioni sindacali, la direzione aziendale ha deciso di fermare le attività di Ast fino al prossimo 3 aprile. Il provvedimento è stato preso alla luce del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, dopo che a palazzo Chigi era stata cancellata la categoria merceologica che riguarda la metallurgia. È da stabilire se il sito di Terni possa rientrare nella definizione di ‘aziende di rilevanza strategica nazionale’, ma questo è un tema che si potrà affrontare solo più in là e non a caso – forse – il premier Conte ha parlato anche martedì di ‘possibili correttivi’. Allo stato c’è una disposizione chiara e precisa da parte del Governo, alla quale è impossibile sottrarsi.

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Le misure e la responsabilità

Sin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, Acciai Speciali Terni – monitorata dai commissari della Usl – ha messo in atto nei diversi siti le misure necessarie per garantire la sicurezza dei lavoratori riguardo ai rischi di contagio. Come ultima iniziativa, anche sulla scorta delle prescrizioni dell’azienda sanitaria, richieste dalla stessa azienda, in viale Brin da martedì sono in funzione dei termoscanner per rilevare la temperatura di chiunque faccia ingresso nello stabilimento. La decisione di fermarsi, oltre che fondata sull’orientamento del governo nazionale, consente anche di non acuire lo scontro con le organizzazioni sindacali in un momento così delicato per il paese: un’emergenza che richiede la collaborazione di tutti verso la stessa direzione, nonostante le difficoltà economiche che si prospettano.

Mercato complesso, non sempre in crisi

Certamente il fermo quasi totale della filiera rifornita dal sito di Terni avrà avuto il suo peso in questa decisione: basti pensare all’industria automobilistica che sta vivendo la peggiore crisi mai registrata, con 14 milioni di posti di lavoro a rischio solamente in Europa. Allo stesso tempo la convinzione iniziale del management di andare avanti, non rispondeva solo a ragioni di fatturato, ma ad altri elementi. Pochi sanno che Ast riveste un ruolo anche all’interno filiera sanitaria: l’acciaio prodotto a Terni è utilizzato, tra gli altri, da alcune aziende che operano nella costruzione di letti per la degenza ospedaliera, nella produzione di bombole per l’ossigeno come di altri dispositivi medici. La speranza dunque è che questa decisione, comprensibile e motivata, non si riveli alla fine un boomerang troppo pesante per tutti.

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