«Brt a Perugia: 92mln per il progetto possono non bastare»

Intervento di Giampiero Tasso sul progetto finanziato nel capoluogo. «Eppure c’erano alternative locali…»

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di Giampiero Tasso
Giornalista
(per gentile concessione)

87 milioni di euro. Questa è la cifra che il Comune di Perugia ha ottenuto tramite i finanziamenti del PNRR (Piano Nazione di Ripresa e Resilienza) per la realizzazione del BRT Bus Rapid Transit, a cui si aggiungeranno 5 milioni di euro cofinanziati tra Comune e Regione, per un’opera dal costo complessivo di 92 milioni di euro. Quella di Perugia è stata ritenuta una delle proposte più rilevanti e prioritarie fra quelle presentate, e quindi meritevole di questa dotazione straordinaria.

Il progetto è partito da lontano: infatti, già nel PUMS (Piano Urbano Della Mobilità Sostenibile), approvato nella scorsa consiliatura, si è previsto il rafforzamento della rete delle rapporti pubblico anche mediante la realizzazione di un nuovo Sistema Rapido di Massa di tipo BRT.

La tecnologia BRT, molto diffusa in tante città europee, si basa su un concetto avanzato di trasporto su gomma con standard di particolare qualità, caratterizzato da un basso livello di emissione ed elevata capacità di trasporto. La linea che verrà realizzata servirà uno dei principali corridoi di mobilità urbana e suburbana, la Pievaiola – Settevalli (linea Castel del Piano – Fontivegge), attraversando i quartieri di Strozzacapponi, Sant’Andrea delle Fratte, San Sisto, Case Nuove di Ponte della Pietra. La lunghezza è di 12,5 km e toccherà importanti poli della città (zona industriale, ospedale, sedi universitarie, stazione ferroviaria, terminal bus, minimetrò).

Intanto iniziamo con il dire che di sedi universitarie, a parte medicina, non ne vedo lungo il tragitto. Elce ancora una volta è tagliata fuori, come accadde per il Minimetro, lo stesso accade con il BRT, tutta la zona universitaria delle facoltà umanistiche resta fuori, così come resta fuori l’altra fetta di Università, quella di Ingegneria.

Considerata la grande rilevanza del progetto, per il suo sviluppo è stato siglato un protocollo d’intesa con la Regione, l’Università e l’Azienda ospedaliera, a cui si aggiunge anche la collaborazione con RFI per la riqualificazione dell’altro fronte della stazione, dove sarà realizzato il capolinea di Perugia-Fontivegge.

Il BRT prevederà l’uso di veicoli elettrici snodati di design moderno a elevata capacità di trasporto (120 passeggeri). Si prevedono 21 fermate di rilevante qualità architettonica atte a garantire l’accessibilità universale, 24 intersezioni semaforiche, parcheggi di interscambio e un sistema avanzato di infomobilità.

Veniamo al progetto: tutto è affidato all’elettrico con le ricariche rapide ogni tot stazioni che permettono al “lumacone” (oh il nome brucomela lo avevo inventato per il tramvetto a corda, non si può replicare) e a conti fatti con un paio di amici esperti ci siamo resi conti che da aggiungere ci vorranno, viste le infrastrutture presentate, almeno altre 30/40 milioni di euro.

O tagliano sulle cose pensate e progettate o sarà di nuovo un bagno di sangue come accadde tanti anni fa. Costano le stazioni, costano i posteggi, i nodi di scambio, le sistemazioni delle sedi stradali, i mezzi, i pozzi di alimentazione o, a seconda delle scelte le teleferiche da cui succhiare energia elettrica. Costi, che devono essere fatti non bene, di più.

L’elettrico come progetto green, accettato dalla comunità Europea che ha finanziato, con un piccolo allegato e nota a margine. Occorre la puntuale rendicontazione, l’avanzamento e i completamento dei lavori, entro la data stabilita. Quei 87 milioni se non rientriamo nei tempi si corre il rischio di restituirli. La DEPFA Bank è già stata allertata, visto che nel 2023 finiremo di pagare i 230 milioni di euro che alla fine ci è costato il minimetro, tanto per ricordarlo ai perugini che se ne sono dimenticati.

Tutti gli spazi contigui come i percorsi ciclabili, le sedi stradali e i marciapiedi, saranno riqualificati. Buona parte del percorso si svolgerà in corsia preferenziale, mentre la frequenza dei bus sarà crescente, fino ad arrivare a 7 minuti da Ponte della Pietra a Fontivegge. Quest’ultima è destinata a diventare uno snodo d’interscambio strategico nel quadro dei trasporti della città, che chiude un cerchio ideale collegando alcune delle zone più importanti di Perugia. Ampia quindi la possibilità di spostamento dalla combinazione dei vari vettori (treno – minimetrò –bus – bici).

Un’ultima nota è per il green.

Spiace che ancora una volta non abbiamo sfruttato la tecnologia all’avanguardia presente in Umbria. Perchè noi abbiamo una tecnologia all’avanguardia? Sì e si chiama Rampini, costruisce bus ibridi elettrici e a idrogeno. L’idrogeno serve per mandare i piccoli motori che durante la marcia ricaricano le batterie necessarie all’elettrico. Rampini vende in tutto il mondo e per lunghi anni non è riuscito a vendere un Solo bus in Italia, adesso ci si accorge del valore dei suoi mezzi e arrivano commesse da Genova, Abruzzo, Civitavecchia Porto.

Noi in Umbria continuiamo a comperare quei bei bus lunghissimi che marciano per il 70% vuoti, ma così va il mondo. Quel progetto green poteva avere il colpo di genio sfruttando la potenzialità umbra di un’eccellenza, si è preferito ricaricare nelle stazioni con i sistemi flash charging per mezzi di trasporto capaci di sopportare il flash charging. In 15 secondi, mentre il bus carica i passeggeri, dei pattini predisposti si sollevano dal bus e scaricano a tutta potenza l’energia sulle batterie… e via. Peccato, avremmo potuto dire è un progetto con roba umbra, invece di poter raccontare che il tutto lo hanno fatto svizzeri, svedesi e tedeschi.

Le ricariche dei bus elettrici (video)

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