Oltre un anno e mezzo di misura cautelare – il divieto di avvicinamento e comunicazione -, una richiesta di condanna pari ad un anno e, certamente, una vicenda pesante per tutti, incentrata sulle tensioni nel rapporto fra una donna di 59 anni che vive a Roma e la figlia poco più che ventenne, di Calvi dell’Umbria. Vicenda che, sul piano giudiziario, mercoledì ha visto l’assoluzione della donna – accusata di atti persecutori e difesa dagli avvocati Daniele Cecchetti di Terni e Fabio Federico di Roma – da parte del tribunale di Terni (giudice Biancamaria Bertan). Contestualmente alla sentenza – emessa perché ‘il fatto non costituisce reato’ (giorni 90 per le motivazioni) – la donna si è vista revocare il divieto di avvicinamento alla figlia, scattato nell’ottobre del 2022 a seguito della denuncia sporta da quest’ultima a maggio dello stesso anno, seguita dalle indagini dei carabinieri di Amelia. La 59enne era accusata di aver reso ‘maledetta’ la vita alla giovane, fra messaggi, chiamate, ‘incursioni’ nella sua vita privata. Culminate nell’episodio di maggio 2022 quando la giovane era stata raggiunta e strattonata dalla donna: solo l’intervento di un familiare aveva congiurato altre tensioni in un clima già pesante. Alla luce delle ricostruzioni, il tribunale ha inteso assolvere la 59enne, diversamente da quanto osservato dalla procura e dal legale di parte civile, Federica Grimani. Se ne riparlerà , forse, in appello.