Camera di commercio: «Perché l’astensione»

Il vice presidente, Giuseppe Malvetani, spiega le motivazioni della decisione sulla fusione con Perugia

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di Giuseppe Malvetani

Vice presidente della Camera di commercio di Terni

Quella di astenermi, nella votazione sulla delibera di accorpamento con la Camera di commercio di Perugia, non è stata una decisione presa a cuor leggero, anche per il ruolo di vice presidente che rivesto attualmente in Camera di commercio, oltre che di sostenitore della lista che ha portato Giuseppe Flamini alla presidenza.

Pur essendo infatti convinto che, nella situazione attuale, con la riduzione ex lege dei diritti camerali (del 35% già da quest’anno, per poi salire al 40% e quindi al 50%), sia impossibile ed inutile tentare di andar avanti da soli e quindi concordando sul fatto che si debba procedere a questa ‘autoriforma’ prima che lo faccia d’ufficio il governo e pur ritenendo che il primo interlocutore debba in ogni caso essere Perugia, ho deciso di astenermi in coerenza con quanto dichiarato nella giunta camerale del 25 febbraio scorso e ribadito oggi in consiglio, perché ritengo sia mancato, in questi due mesi, un adeguato lavoro di approfondimento sulle modalità con cui si dovrà poi effettivamente procedere a tale accorpamento e sugli obbiettivi che concretamente si potranno raggiungere.

Lavoro di approfondimento per il quale erano state individuate anche due commissioni composte da membri di giunta delle due Camere e che di fatto non hanno avuto modo e tempo di lavorare, determinando una carenza di informazioni al momento di dover prendere la decisione.

Deliberando oggi in senso positivo si sarebbe avviato, non appena il Consiglio camerale di Perugia avesse preso analoga decisione (per ora si è limitato a prendere una delibera di intenti), un processo irreversibile di accorpamento senza averne prima discusso gli aspetti più strettamente ‘politici’, relativi ad esempio, ma non solo, all’assetto della governance della futura Camera dell’Umbria e con qualche punto interrogativo anche su aspetti squisitamente ‘tecnici’, nonostante l’ottimo lavoro svolto in tal senso dalla struttura.

Un’astensione quindi legata non al merito, ma al metodo. Non ho ritenuto di poter sostenere un atto che, a fronte di un contributo da parte di Unioncamere di circa 190 mila euro dal fondo perequativo, qualora si fosse deliberato entro il 28 febbraio (che poi magari a poco servirebbe se pervenisse a Camera di Terni già accorpata con Perugia o nell’imminenza dell’accorpamento), avrebbe rischiato di risolversi in una ‘firma in bianco’ prima ancora di conoscere i contenuti dell’eventuale accordo.

Dal mio punto di vista, visto che fino ad oggi non c’è stato il tempo necessario per farlo, sarebbe auspicabile iniziare quanto prima a far lavorare le predette commissioni delle due Camere per poter portare ai rispettivi Consigli una proposta di accorpamento più articolata, dettagliata ed esaustiva al fine di arrivare, sì, alla fusione dei due enti prima che intervenga il governo, ma facendolo con molte più informazioni rispetto a quelle disponibili oggi.

Senza considerare poi che, per quanto riguarda il contributo economico sopra accennato (di fatto l’unico vero motivo che avrebbe potuto giustificare la delibera nella giornata di oggi), se si riuscirà a lavorare bene ed in tempi ragionevoli, non credo sia impossibile immaginare di poter chiedere ad Unioncamere l’erogazione di quanto comunque già accantonato ancorché la delibera di accorpamento venisse presa tra qualche tempo e quindi dopo il termine attualmente previsto e fermo, come già detto, al 28 febbraio.

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