La procedura di accorpamento tra camere di commercio, in Umbria, «non è in discussione». Il fatto che la giunta di quella ternana abbia stoppato tutto è «irrilevante». La cosa «deve essere fatta e si farà». Parola di presidente.
L’audizione Giuseppe Flamini, presidente della Camera di commercio di Terni, si è presentato ai membri della commissione delegata dal consiglio comunale di ‘fare il punto’ sul percorso di accorpamento e, tra sorrisi e gentilezze, non gliele ha mandate a dire: l’atto di indirizzo che è stato rivolto al sindaco, gli ha spiegato, se lo potevano pure risparmiare. Perché tanto lascia il tempo che trova.
L’atto di indirizzo Nel documento, sottoscritto da 18 consiglieri, di maggioranza e opposizione, nero su bianco c’è la contrarietà relativa al fatto che «paradossalmente ed incredibilmente senza dibattito alcuno, e senza una documentata quanto pubblica consapevolezza, sia stato messo all’ordine e del giorno del Consiglio camerale di Terni l’auto scioglimento di questo ente».
La richiesta E si chiede al sindaco e alla giunta di «verificare se vi siano disposizioni legislative chiare e cogenti sulla soppressione della Camera di commercio di Terni, e di avviare subito un confronto informativo con la partecipazione dei gruppi consiliari, con il presidente della Camera di commercio di Terni e con la giunta camerale rappresentativa delle categorie, affinché la comunità locale possa esprimere una opinione compiuta con i tempi e le modalità consone per atti così importanti per imprese e cittadini, scoraggiando chi vuole operare senza consentire la doverosa riflessione».
Flamini Il presidente, prima ha spiegato che «il percorso di accorpamento non è in discussione, perché sono il governo ed Unioncamere ad aver stabilito che si deve fare» e poi ha illustrato i dettagli: il 23 luglio 2014 è stata varata l’operazione di riordino del sistema camerale italiano che, dice Unioncamere «attraverso piani di accorpamento definiti in ambito regionale, porterà a regime il numero totale delle Camere di commercio dalle attuali 105 a non più di 50-60. Gli accorpamenti tendono a creare realtà locali con un bacino pari ad almeno 80.000 imprese».
Il patrimonio E siccome la Camera di commercio di Terni ha poco meno di un terzo delle imprese iscritte necessarie, c’è poco da difendere. Certo, hanno fatto notare alcuni consiglieri, «a Terni possiamo vantare il ‘valore aggiunto’ del Pil, visto che quello ternano, grazie soprattutto a Tk-Ast, è parecchio importante», ma pare che, invece, conti poco. Una cosa nuova, ai consiglieri comunali, Flamini l’ha però rivelata: «Stiamo valutando la cessione di un palazzo, in piazza della Repubblica (sarebbe quello che al pianterreno ospita una farmacia; ndr), che è di proprietà della Camera di commercio – ha detto – e questo accrescerebbe il patrimonio». A Perugia saranno contenti, insomma.
«No ingerenze» Ma poi, il presidente Flamini ha cambiato tono: «Siamo certi che la politica possa recitare un ruolo da protagonista – ha detto ai consiglieri comunali – ma noi non accettiamo certo nessuna ingerenza nelle nostre decisioni. Il processo è avviato e sarà portato a termine». Insomma: fatevi gli affari vostri. E loro, che effettivamente non è che fossero poi così ‘al dentro’ della materia, hanno abbozzato. E al consiglio comunale diranno, presumibilmente, che la cosa può procedere. E amen, forse.