Il tema è delicato – la Camera di commercio di Terni rischia di abbassare la saracinesca e confluire in quella di Perugia – e già in passato aveva provocato prese di posizione anche forti, distinguo importanti ed era stata oggetto di attenzione anche in consiglio comunale.
Il presidente La posizione del presidente, Giuseppe Flamini, è sempre stata chiara e l’ha ribadita in una nota, che la segreteria dell’ente camerale ha curiosamente diffuso ‘ad orologeria’: «Lavoreremo per giungere alla Camera di commercio unica, salvaguardando i servizi alle imprese e la specificità dei territori, ma – ha semplificato Flamini – l’accorpamento sarà obbligatorio per le Camere di commercio con meno di 75 mila imprese. Da questo punto di vista la Camera di commercio di Perugia, con oltre 80 mila unità locali di impresa, potrebbe non fondersi con altre Camere. Tuttavia, la Camera di commercio di Terni, con circa 26 mila unità locali, non potrà continuare a rimanere autonoma sul territorio provinciale così come è oggi costituito. La direzione dell’accorpamento con la circoscrizione territoriale di Perugia a formare la Camera di commercio dell’Umbria assume quindi concretezza».
Il decreto Flamini prende spunto «dallo schema di Decreto di riforma della Camere di commercio approvato lo scorso 25 agosto dal consiglio dei ministri», che, ricorda il presidente ternano, ha confermato «le misure di forte razionalizzazione, con la riduzione delle Camere di commercio italiane da 105 a 60, la diminuzione del 50% del diritto versato dalle imprese, l’introduzione della gratuità degli incarichi per i componenti degli organi collegiali. Si tratta però di un processo – spiega Flamini – ed è comprensibile la forte preoccupazione di personale e sindacati sul fatto che questa riforma sia concretamente realizzabile senza compromettere organici che negli ultimi anni hanno visto solo fuoriuscite di personale e nessuna nuova assunzione».