Era stato l’unico a votare contro lo scioglimento della Camera di commercio di Terni, nella riunione del consiglio di venerdì scorso. Ora, Sandro Corsi – dopo Giuseppe Malvetani, che aveva spiegato le motivazioni che lo avevano portato ad estenersi, come altri cinque rappresentanti, di fatto contribuento a bloccare l’iter – mette le cose in chiaro.
di Sandro Corsi
Membro della giunta della Camera di commercio di Terni
Il non auto-scioglimento dell’ente camerale di Terni frutto dell’espressione di voto in consiglio dei rappresentanti di Confagricoltura, Confesercenti, Artigiani aderenti a Cna, Cooperazione, Sindacati, Ordini professionali e Consumatori consente, ed è bene, di aprire una vera discussione a Terni e provincia sul futuro vero di questo soggetto pubblico.
Sarebbe stato ben grave decretarne lo scioglimento dopo neanche un giorno di dibattito e nessuna interlocuzione reale e presa di posizione pubblica di istituzioni, forze sociali e politiche del territorio e soprattutto senza che il governo, prendendosi le sue responsabilità, proponga ed il parlamento legiferi un compiuto e serio disegno di riforma della pubblica amministrazione.
Il presidente e la giunta debbono essere i protagonisti di questo confronto e dibattito nel territorio segnando autonomia e responsabilità consentendo al consiglio camerale di scegliere con piena contezza e secondo la legge.
In ragione di ciò trovo non esaltanti dichiarazioni su forze più o meno rappresentative o del peso del voto in base all’appartenenza, tutto ciò non aiuta a consolidare profilo ed autorevolezza complessivo della rappresentanza camerale, prerequisito di ogni dialettica prossima, interna ed esterna.