di Walter Patalocco
Licenziamenti? Ma quali licenziamenti. Eppure par di ricordare che Lucia Morselli, da tutti definita allora come “tagliatrice di teste” ne avesse chiesti un po’ più di cinquecento, ma pare che nessuno se ne ricordasse al “faccia a faccia” tra lei e Susanna Camusso all’auditorium di Palazzo Gazzoli, gremito in ogni ordine di posti.
Insomma c’è stato un accordo che è stato positivo a chiudere la vertenza dell’anno scorso, quella vertenza dura, che registrò uno sciopero durato un mese e più e i lavoratori manganellati dalla polizia. Ma ora le acciaierie di Terni sono lanciate verso nuovi successi.
Già: ora va tutto bene, quel risparmio dei costi che la direzione aziendale chiedeva c’è stato, gli ordini che si temeva restassero bassi per chissà quanto tempo sono invece ripresi “perché – ha detto Lucia Morselli – l’acciaio di Terni è il migliore del mondo ed il mondo lo sa”.
Adesso avanti, l’Ast – come Roma – risorgerà più forte che pria (addirittura). D’altra parte – parola di Susanna Camusso – quando uno deve avere a che fare con uno come Marchionne per il quale o bevi o affoghi, vale a dire o firmi il contratto o sei fuori dalla fabbrica, è sempre meglio trattare con la Morselli e raggiungerci un accordo.
L’ha detto lei stessa: “Sarebbe d’accordo pure Catalano”. Ci sono cose che non vanno? Le relazioni industriali potrebbero essere migliori, si potrebbe fare qualcosa. Produrre l’acciaio serve? Certo che serve, mica penseremo che l’industria sia un danno come nell’idea generale che sta passando. I problemi ambientali? Sì, bisogna fare delle cose, l’industria deve farle.
Per il resto l’incontro al Gazzoli è servito a sapere che: la Morselli è emiliana ed è nata a dieci chilometri da dove è nato Landini; che la Camusso è di origini mitteleuropee ma comunque è lombarda; che Landini è simpatico e che se vanno a cena loro tre sarà una faccenda molto divertente e Landini dovrà pagare il conto; che la Morselli è un’ammiratrice di Napoleone, mentre Susanna Camusso ha ammirato ed ha imparato molto da Bruno Trentin. Che la Morselli ha prodotto la prima edizione del Grande Fratello e che ha scoperto che c’è un film sulla “Terni” con sceneggiatura di Pirandello e forse lo restaurerà (un’altra volta?), anche se lì per lì non si è ricordata il titolo che, d’altra parte, è “Acciaio”. Che Susanna Camusso ha vissuto serena anche se non ha visto mai una puntata del Grande Fratello. Che anche senza la mediazione del Governo la stessa Morselli avrebbe chiuso comunque l’accordo; che il jobs act è tutto da buttare, per la Camusso. Che a casa Morselli chi cucina è lei, non solo perché emiliana ma perché il marito è proprio negato.
Poi ci sarebbe anche il fatto che, nonostante le cose all’Ast vadano bene, la città di Terni ha perso qualche centinaio di posti di lavoro; alcuni di coloro che sono usciti volontariamente dall’azienda sono emigrati all’estero; alcune aziende dell’indotto sono in ristrettezze mentre quelle dei servizi hanno ridotto in qualche modo il personale; le società derivate non esistono più; la ThyssenKrupp continua ad affermare che appena le cose andranno meglio l’Ast tornerà sul mercato, sarà messa in vendita (a pezzi o tutta insieme?). Che i rapporti tra la fabbrica e la città non sono più di completa apertura, di simbiosi, come una volta.
Ma di questi fatti si parlerà alla prossima occasione.
Per la cronaca l’incontro è stato preceduto da due interventi: uno di Renato Covino, storico con grande competenza sulle cose della Terni; l’altro di Claudio Carnieri che, presidente della Regione Umbria quando si cominciò a parlare di privatizzazione, ha raccontato alcuni particolari dopo aver ricostruito da par suo il rapporto vero, storico, quasi “naturale”, tra la Terni fabbrica e la Terni città. E meno male.