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Home » «Caro ministro, ti dico la mia sui cellulari». La parola a insegnanti, studenti ed esperti

«Caro ministro, ti dico la mia sui cellulari». La parola a insegnanti, studenti ed esperti

di Fabio Toni
29 Dicembre 2022
in Altre notizie, Attualità, Cultura
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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di Gabriele Ripandelli

La settimana che ha portato alle festività natalizie per le scuole italiane si è aperta con una circolare arrivata dal ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara. Limitare «l’utilizzo di dispositivi elettronici per finalità didattiche» ai più è apparsa come una ripetizione non necessaria di una norma già presente da oltre vent’anni e che sembra coprirsi gli occhi di fronte al periodo vissuto in pandemia con la didattica a distanza, prima, e quella integrata, poi. Indubbiamente la tecnologia fa sempre più parte della vita di tutti i giorni, degli adulti così come degli studenti.

Antonio Marini

Preoccupazione e un po’ di stupore

«Leggere degli effetti su concentrazione, memoria e spirito critico dei ragazzi mi ha preoccupato» racconta Antonio Marini, docente di fisica e matematica al liceo scientifico ‘Galeazzo Alessi’ di Perugia. La circolare ha evidenziato un aspetto che già conosceva ma, sottolineato dal ministero, ha dato ancora più rilievo. C’è invece chi l’ha accolta con stupore come Maria Marinangeli, dirigente scolastico del polo liceale ‘Mazzatinti’ di Gubbio: «Niente di nuovo. Ne parleremo in consiglio e analizzeremo eventuali provvedimenti da prendere considerando però che i dispositivi elettronici e di conseguenza anche i telefoni cellulari, se usati a scopo didattico, oggi sono imprescindibili». Tra gli studenti c’è chi l’ha letta con soddisfazione come Federico Poldi che frequenta il quinto liceo scientifico sportivo al ‘Mazzatinti’ di Gubbio: «Servivano dei controlli. È capitato che a volte riprendessero anche me e proporrei quindi proprio di non fare entrare in classe i cellulari, così da non avere neanche la tentazione di usarli». Dello stesso parere è anche Pietro Giacometti, che frequenta il quarto dello stesso indirizzo: «Non mi sento toccato perché se devo distrarmi, preferisco farlo parlando con i miei compagni piuttosto che prendendo il telefonino in mano. La reputo comunque una mancanza di rispetto nei confronti del docente ed è giusto regolamentare l’utilizzo». Il docente di lettere Fabio Stirati del campus ‘Da Vinci’ di Umbertide fa un monito a tutti gli studenti: «Ricordatevi che la cosa più difficile è governare sé stessi. Lo diceva Seneca e io ci credo molto. Per questo il nostro compito di genitori e docenti è quello di educarvi anche in questo utilizzo. Lo si può fare anche trattando di più l’argomento in educazione civica che sprona facendo media. Troppo spesso ho visto cellulari dietro astucci o sotto i banchi». La professoressa di italiano e latino del liceo scientifico ‘Galeazzo Alessi’ di Perugia, Annalisa Persichetti, ha voluto direttamente raccogliere in aula l’opinione dei suoi studenti: «Ho classi sia del triennio che si avviano verso l’università sia ragazzi del primo che vengono dalle scuole medie. Quello che mi arriva è che loro sono in grado da soli di regolare l’utilizzo di questi dispositivi. Non mi è mai capitato di doverli sequestrare dato che li utilizziamo esclusivamente per scopi didattici». Quanto alle parole del ministro, Persichetti risponde: «Nel caso di dipendenza, il sequestro del cellulare crea solo attacchi d’ansia e di panico. Per quanto riguarda la concentrazione si può agevolare sapendo che al cambio dell’ora si può monitare se qualcuno ci ha scritto piuttosto che chiudere per sei ore il telefono in un cassetto»

Maria Marinangeli

L’uso dei telefoni

«Parlo da genitore prima e da preside poi, se dico che dobbiamo stare accanto ai nostri ragazzi» commenta Marinangeli scendendo più nel dettaglio sull’oggetto della circolare. La dirigente scolastica di Gubbio non pare preoccupata: «Per fare questo lavoro devo essere ottimista di natura. Gli studenti hanno un potenziale incredibile, sono dotati di senso critico e civico. A questo si aggiunge che nella didattica oggi sono importantissimi gli strumenti elettronici. Io in primis li uso spesso in riunione o se sono a casa e devo per esempio firmare un documento. Detto questo, il nostro compito ogni tanto è anche quello di dire ‘no’ e spiegarne il motivo». Sul tasto del dialogo spinge molto anche Persichetti: «Se vogliamo ridurre l’utilizzo dei dispositivi elettronici dobbiamo parlarne con gli studenti, facendo capire loro il perché e non vietare e basta. Consideriamo che la differenza tra l’essere padroni e schiavi la fanno la conoscenza e la cultura». La docente in generale non è troppo contenta di quanto legge: «O lo Stato fa sì che la scuola possa fornire dei computer portatili a ogni studente, oppure non si può vietare l’utilizzo dei telefoni perché non tutte le famiglie possono permettersi un laptop. Inoltre si stanno facendo investimenti importanti da parte del Governo per quanto riguarda la modernizzazione degli istituti, per una didattica mista che preveda a sistema l’uso degli strumenti digitali. Ora non si può tornare indietro». Nella parole di Antonio Marini c’è un velo di critica: «Per la circolare sembra che gli anni della pandemia siano passati come se nulla fosse. Dobbiamo invece trarre insegnamenti importanti e uno di questi sicuramente è il potenziale della didattica attiva che permette ai ragazzi di interagire con la lavagna direttamente dal posto proprio grazie alla tecnologia introdotta dalla didattica a distanza». Fabio Stirati si sofferma nell’utilità della tecnologia per le materie letterarie: «Faccio usare i telefoni quando non conoscono un termine oppure quando non ricordano un mito. In quel caso si prendono del tempo per fare delle ricerche e poi ne discutiamo insieme. La didattica digitale integrata ci ha ricordato che ogni luogo e ogni spazio possono diventare occasione di apprendimento».

Annalisa Persichetti

I messaggi agli studenti e al ministero

«Si legge di mancanza di rispetto nei nostri confronti quando gli studenti utilizzano i cellulari. Io chiederei invece piuttosto maggior rispetto del ministro verso noi docenti» attacca Persichetti. Poi l’esortazione agli studenti a vivere la vita vera: «Occhio al lato negativo della tecnologia. Evitate di condividere tutto. Non devono essere i commenti, i mi piace e i follower a dire quanto valiamo. Se vogliamo passare il Natale in pigiama, chissenefrega». Stirati sottolinea con la matita rossa alcuni termini: «Decerebrati e drogati sono parole brutte e offensive nei confronti dei ragazzi così come lo è la parola ‘merito’ affiancata al ministro dell’Istruzione. Ovviamente dobbiamo cercare e premiare le eccellenze, ma chi rimane indietro lo lasciamo dove sta? Mi auguro che per Natale al ministero possa essere arrivato un dizionario d’italiano». Marini tocca un terzo punto: «Forse il ministro dovrebbe farsi un giro tra i banchi. Quando pubblicano determinate comunicazioni, dovrebbero avere maggiore pragmatismo e senso della realtà. Piuttosto penserei a fare arrivare qualche informazione sull’esame di Stato dato che siamo già a metà anno». Il consiglio ai suoi allievi è quello di un papà ai suoi figli: «Oggi la tecnologia ci agevola in tantissime cose ma non facciamola diventare un unicum. Diamo ancora spazio al contatto fisico, a condividere gli spazi e i tempi, al piacere di stare insieme. Spesso dietro la tecnologia c’è chi ha interesse a farcela usare più del dovuto. Impariamo a controllarla noi». A questo fa in un certo modo eco Marinangeli: «Siamo noi ad accendere il computer e sbloccare gli smartphone. Dipende da noi l’utilizzo che ne facciamo, in qualità e quantità». Stando alle opinioni degli studenti Poldi e Giacometti, a vincere può essere ancora lo stare insieme al proprio gruppo di amici.

Letizia Vibi

Il parere della psicologa

«Non credo che vietare l’utilizzo dei cellulari sia la via migliore da prendere. – commenta la psicologa Letizia Vibi – Si dovrebbe parlare con loro e spiegare quando e come utilizzarlo. Gli studenti del liceo si trovano in quella fase a metà tra la famiglia e il gruppo dei pari. Sono abbastanza grandi da fare le prime cose da soli ma non così tanto da essere completamenti autonomi. Sono anche gli anni dei primi strappi alle regole e dei primi comportamenti disfunzionali. Per questo è importante trovare una guida empatica da ascoltare e non un censore». La psicoterapeuta analizza anche l’uso della tecnologia: «Oggi per molti è un’estensione del proprio corpo e non averla può dare anche stati d’ansia, come quando ci viene tolto qualcosa di importante. Se da una parte è utilissima per tante funzionalità, ha anche dei contro. Tra questi c’è per esempio una sorta di dissinonanza tra lo stato emotivo reale e quello che mostro nel virtuale, come quando si mandano le emoticon che ridono ma in realtà siamo seri. Questo porta a fare sì che io non esprima in maniera efficace ciò che sento e l’altro non lo può riconoscere, non potendosi quindi sintonizzare con me. Ci disabituiamo a riconoscere le nostre emozioni e quelle degli altri. Questo porta a cercare un posto dove ripararsi di fronte a quelle negative e il cellulare, in questo senso, diventa sicuramente un luogo sicuro». Chiusura su alcune espressioni usate dal ministero: «Decerebrati e drogati sono denigratorie. Davanti a queste ci sono due possibili risposte. La prima vede alcuni ragazzi affossarsi ancora di più sentendosi sfiduciati e privi di valore. La seconda vede un rifiuto dell’autorità e quindi anche dell’imposizione che si vuole mandare. Impariamo tutti a parlare sia ‘l’accogliese’ che il ‘critichese’. Cerchiamo di capire quello che vivono i ragazzi, l’uso utile del cellulare e perché è così difficile staccarsi da questi strumenti».

Pietro Giacometti
Federico Poldi
Fabio Stirati
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