Cassa al Corriere, c’è chi ‘insorge’

Cassa integrazione a zero ore per una parte della redazione. I sindacati non firmano l’accordo. Presa di posizione del centrosinistra perugino

Condividi questo articolo su

Ad appena 4 anni dalla chiusura del Giornale dell’Umbria, il mondo giornalistico perugino ed umbro si ritrova di fronte ad una situazione di difficoltà, che riguarda questa volta lo storico Corriere dell’Umbria, che da quasi quarant’anni è punto di riferimento per gran parte dei lettori umbri, in virtù della sua capillare copertura territoriale. Nei giorni scorsi, il gruppo editoriale Corriere, che dal 2013 fa capo alla famiglia Angelucci, ha annunciato un grave calo di copie vendute a causa dell’emergenza coronavirus, decidendo prima la sospensione delle pubblicazioni dell’edizione di Siena (che ripartirà nella giornata di martedì), poi la cassa integrazione a zero ore per il Corriere dell’Umbria. Ed è proprio su questo punto che sono divampate le polemiche, vista la modalità di applicazione della misura, rivolta a 25 giornalisti, scelti dalla direzione. Su questo punto si sono soffermati sia l’Asu, l’associazione stampa umbra, sia diversi esponenti politici del centrosinistra.

La nota Asu

Fnsi, Associazione Stampa Umbra, Associazione Stampa Toscana e Associazione Stampa Romana non hanno firmato l’accordo sindacale per l’attivazione della cassa integrazione in deroga, con la causale Covid-19, che il Gruppo Corriere ha richiesto in sede di esame congiunto al tavolo nazionale con la Fieg. L’accordo è stato siglato dall’azienda e dalla maggioranza del comitato di redazione, con l’astensione di uno dei tre componenti, che ha espresso timori per le prospettive occupazionali e per il pregiudizio economico e contributivo di quei colleghi ai quali verrà applicato l’ammortizzatore sociale.

In vigenza di un contratto di solidarietà con riduzione dell’orario di lavoro del 30 per cento, che scadrà il 15 marzo 2021, l’Asu ha ritenuto «inaccettabile che l’azienda abbia voluto far ricorso a un nuovo ammortizzatore sociale, rinunciando ad applicare la rotazione tra i giornalisti senza fornire adeguate motivazioni sui criteri di selezione dei colleghi e senza dare le necessarie informazioni sull’entità dei benefici economici derivanti dell’operazione. Una decisione che non fa onore a chi la propone e a chi la avalla perché comporta profonde disparità di trattamento, economico e professionale, fra colleghi appartenenti a un unico corpo redazionale».

L’applicazione della cassa integrazione in deroga per nove settimane a zero ore per 25 giornalisti, infatti, esclude più della metà dei colleghi dalla confezione delle edizioni del quotidiano diffuse in Umbria, Toscana e Lazio, venendo meno allo spirito solidaristico della misura messa in campo dal governo e stilando una lista di possibili esuberi, alla quale il sindacato non ha inteso dare alcuna sponda.

L’Asu «dà comunque atto all’azienda di aver parzialmente accolto le richieste della controparte sindacale, con la riapertura dell’edizione di Siena a partire dal 21 aprile, con l’aggiunta di quattro giornalisti ai 18 che saranno impiegati a pieno regime per nove settimane e con la riattivazione del contratto di solidarietà al termine della Cigd, previa verifica con le organizzazioni sindacali dell’andamento del mercato».

Di fronte alle gravi difficoltà esposte dal Gruppo Corriere, che ha denunciato il dimezzamento delle copie vendute in edicola e consistenti perdite pubblicitarie a causa degli effetti dell’emergenza da Covid-19, l’Asu esprime «forte preoccupazione per le prospettive future delle testate diffuse in Umbria, Toscana e Lazio e per la tenuta dei livelli occupazionali, invitando l’azienda e il Cdr a garantire tempestive e corrette relazioni sindacali che permettano di affrontare l’attuale situazione di crisi».

La consigliera Porzi: «Preoccupata»

«Fermo restando il ruolo dell’informazione, fondamento di ogni società democratica, e indispensabile in questo periodo di crisi sociosanitaria dovuta al Coronavirus, non posso che esprimere preoccupazione per le conseguenze che questo periodo potrebbe avere sulla stampa, soggetta a perdite di copie e di contratti pubblicitari». Lo ha affermato il consigliere regionale umbro Pd Donatella Porzi, che ha sollecitato la giunta ad attuare «la legge regionale sull’informazione e l’editoria, potenziandola qualora se ne ravvisi la necessità».

«L’informazione nelle sue varie forme ha svolto e sta svolgendo un servizio di primaria importanza in questa contingenza. Per questo assumono un contorno preoccupante le notizie relative alle difficoltà del Gruppo Corriere, con la richiesta di cassa integrazione in deroga Covid. È in questo quadro che risulta opportuna una verifica della giunta sull’applicazione della legge regionale sull’editoria e l’informazione, come strumento di supporto al settore, da applicare concretamente e, nel caso, anche da irrobustire».

Centrosinistra Perugia: «Vicenda preoccupante»

«È davvero molto preoccupante quello che sta avvenendo al Corriere dell’Umbria», scrivono Partito democratico, Idee persone Perugia, Rete civica Giubilei, gruppi di minoranza in consiglio comunale a Perugia. «Da parte nostra la massima solidarietà ai giornalisti e agli impiegati che si trovano ad affrontare una situazione di grande difficoltà, ma per fronteggiare la crisi l’editore e la direzione, invece di ricorrere agli strumenti previsti e già ampiamente adottati da altri gruppi editoriali, e cioè il contratto di solidarietà con riduzione del lavoro a rotazione per tutti i giornalisti, hanno voluto far ricorso alla cassa integrazione a zero ore. Questo, però, solo per un certo numero di giornalisti, che, in cassa integrazione a zero ore, hanno visto peraltro una pesante decurtazione dello stipendio, mentre gli altri continuano a lavorare normalmente».

«Gli organi che rappresentano i giornalisti a livello nazionale e locale si sono dissociati da questo accordo perché hanno ritenuto non trasparenti i criteri con cui sono stati scelti i giornalisti che avrebbero continuato a lavorare e quelli penalizzati con la cassa a zero ore. Dal canto nostro – conclude la nota – riteniamo che sarebbe più giusto adottare il sistema del lavoro a rotazione per tutti. In ogni caso, per noi non è accettabile una scelta fatta senza chiari criteri: nessuno, tantomeno la stampa, per la sua funzione intrinsecamente democratica, può dare l’idea che il mondo si divida in sommersi e salvati».

Il Corriere e il centrosinistra

Opportuno anche ricordare come i rapporti fra il quotidiano perugino, ora diretto da Davide Vecchi, dopo il breve ma intenso interregno di Franco Bechis, che subentrò ad Anna Mossuto alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, rimanendo in carica poco meno di undici mesi. Proprio tale cambio della guardia provocò nervosismo nell’aria di centrosinistra, che vedeva il cambio di direzione come una sorta di ‘discesa in campo’ del gruppo nella contesa politica. Ed in effetti non sono mancati momenti di attrito, sia in quelle elezioni sia soprattutto in quelle regionali. Basti pensare allo scoop sui contributi sisma percepiti dal candidato Vincenzo Bianconi, che provocò una dura reazione, con tanto di conferenza stampa (nel link anche la replica del giornalista che scrisse l’articolo). Più di recente il goliardico sfottò a Giuliano Giubilei, protagonista di una gaffe sulle palme nelle marche. Nel mezzo tante punzecchiature sulla presunta linea editoriale ‘filo centrodestra’ del giornale, in particolare per perorare la causa dell’editore, che gestisce cliniche private. Di contro, dalla direzione del giornale la difesa secondo cui le inchieste e le critiche rientrassero nell’esercizio della professione giornalistica, del tutto libera da condizionamenti.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli