«Sentirsi trattati così, dover leggere di aver posto una richiesta in modo del tutto generico e senza motivazioni chiare o plausibili, fa male. Trattandosi di servizio pubblico. A questo punto mi chiedo se l’ospedale di Perugia abbia quel dato e, comunque, ancora devo capire perché non mi venga fornito».
A parlare è una mamma umbra che in passato ha adottato una bimba, nata all’ospedale di Perugia. Concluso il percorso di affido, una sentenza ha sancito e formalizzato il passo dell’adozione. A quel punto la mamma umbra ha chiesto al ‘Santa Maria della Misericordia’, a fronte di una lettera di dimissioni assolutamente dettagliata, un dato, l’unico mancante e che per lei ha un significato particolare: l’orario di nascita della bimba.
«Credo, come madre adottiva, di avere diritto a questa informazione che ha un significato particolare per me e, un giorno, potrebbe averlo anche per mia figlia. Ma, da quando ho avanzato la richiesta, sono stata sempre e solo rimbalzata fra numeri di telefono, uffici, addetti che nella maggior parte dei casi non mi hanno saputo dire nulla, a volte anche una certa scortesia».
Una prima Pec, da parte della donna, parte lo scorso giugno, con la richiesta e tutti i documenti a corredo. «Successivamente mi ha contattata una persona dall’ospedale chiedendomi cosa volessi sapere, e gliel’ho spiegato di nuovo. Mi ha detto ‘ci sentiamo fra qualche giorno’, poi il nulla. Allora ho chiamato io, sono arrivata ad avere una decina di numeri, tante volte sono stata rimbalzata da un ufficio all’altro. A luglio ho inviato un’altra Pec chiedendo se, per ragioni di opportunità e sicurezza, era il caso che facessi avanzare la richiesta da un legale. Anche lì, nulla di nulla. Poi ho chiesto di poter interloquire con un responsabile, scoprendo, ma a voce e in modo del tutto informale, che il dato non mi era stato ancora fornito per una sorta di tutela della privacy. Ma ho ogni informazione, mi mancava solo quel dato, l’orario di nascita. Niente».
Alla fine, dalla direzione sanitaria dell’ospedale di Perugia, arriva la risposta ‘sgradita’ e che rimanda ogni eventuale richiesta all’anagrafe di Perugia. «Ho attivato l’avvocato perché un cittadino deve poter avere ciò che gli spetta, in particolare se parliamo di un’amministrazione pubblica che deve fornire, lei sì, motivazioni precise e non generiche e offensive. In quella risposta c’è scritto che ‘…trattandosi di richiesta del tutto generica e non supportata da motivazione contenente l’interesse sotteso, non è possibile dare seguito alla richiesta…’. Ora vedremo, ma credo che questo atteggiamento che impone a un genitore di giustificare e giustificarsi, sia da censurare».