Commercio, crollo aperture nel 2022: -27,3% per l’Umbria

L’elaborazione di Confesercenti sui dati delle fonti camerali: peggio solo Sardegna e Piemonte nel confronto con il 2021

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Un anno molto complesso per il mondo del commercio nel 2022. Un discorso che riguarda l’intera in Italia ed in particolar modo l’Umbria, come certificano i dati lanciati sabato mattina da Confesercenti sulla base delle fonti camerali: il territorio umbro è sul podio negativo per quel che concerne la percentuale di decremento.

IL SALDO NEGATIVO 2022 A TERNI PER LE IMPRESE COMMERCIALI

Foto archivio

Il crollo

Si parte dal dato nazionale, vale a dire 22.608 nuove attività nel 2022 con un decremento del 20,3% rispetto al 2021. Le saracinesche abbassate invece sono state oltre 43 mila. Confesercenti in tal senso spiega che «mentre il numero di chiusure è in linea con quello rilevato negli anni pre-pandemia, il dato delle aperture del 2022 è il più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9% non solo al valore del 2012 – quando, nonostante la crisi, avevano aperto oltre 43mila attività del commercio – ma anche rispetto al 2020, anno della Covid e del lockdown, che comunque aveva registrato l’arrivo sul mercato di oltre 25 mila imprese del commercio».

TREND NEGATIVO APERTURE/CHIUSURE

L’Umbria

Si arriva nel confronto tra regioni e il territorio regionale è molto in alto: «Il calo delle nuove aperture – sottolinea Confesercenti – è rilevante soprattutto in Sardegna (-33,2% rispetto al 2021), Piemonte (-29,3%) e Umbria (-27,3%). La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato». Patrizia De Luise è la presidente di Confesercenti: «La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile».

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